Cerca
Close this search box.

Crisi Turchia, Cottarelli: ecco perché l’Italia è a rischio

Non si fermano gli effetti della crisi economica in Turchia, che continua ad influenzare negativamente anche l’Italia, dove secondo l’economista Carlo Cottarelli è forte il rischio di ‘effetto contagio’. Lo scorso venerdì la lira turca è arrivata a perdere il 20% del suo valore rispetto al dollaro dopo l’aumento dei dazi da parte del Presidente Usa Donald Trump. E nonostante gli annunci turchi (“Prenderemo le misure necessarie”, ha detto il Ministro dell’economia locale), i titoli di banche e imprese italiane particolarmente esposte in Turchia continuano a soffrire.

Tutte le Borse europee sono sotto pressione, con l’Italia capofila: Milano continua a scendere ed è la peggiore fra le Piazze del Vecchio continente, con il Ftse Mib in calo dello 0,9% e 20900 punti, ma non sono da meno Francoforte, seguita da Londra e Parigi. Un andamento, quello della borsa, che sembra confermare le parole dell’economista Carlo Cottarelli, in un intervento su La Stampa: “la crisi turca avrà effetti diretti e indiretti sull’Italia. Gli effetti diretti riguardano i creditori italiani della Turchia”, ovvero le banche, “ma sono gli effetti indiretti i più preoccupanti”.

Infatti secondo Cottarelli il pericolo maggiore per l’Italia è l’effetto ‘contagio’: “crisi come quella turca possono cambiare l’attitudine dei mercati finanziati verso tutti i paesi considerati a rischio. E l’Italia è considerato un Paese a rischio, come evidenziato dal secondo spread più elevato nell’area euro, dopo quello greco”. “Ora, voglio sperare che oggi alla riapertura dei mercati la crisi turca abbia limitati effetti sul nostro spread, sulla nostra economia. Che non diventi la causa scatenante di un attacco speculativo. Ma, se anche così non fosse, la realtà è che restiamo esposti al rischio di tali attacchi”.

Per Cottarelli il pericolo ci sarà “finché non risolviamo la fragilità della nostra economia. Primo, il debito pubblico più elevato d’Europa. E secondo una competitività esterna appesantita da burocrazia, spesa pubblica inefficiente, elevata tassazione e scarsa crescita della produttività”. La politica non sembra offrire soluzioni, in questo momento: “purtroppo non sembra che le iniziative del nuovo governo siano adeguate a risolvere questi problemi, anzi. Restiamo a rischio”.

Tra le banche in sofferenza c’è ovviamente Unicredit, principale azionista di Yapi Krediche, che è stata sospesa al ribasso: il titolo è poi tornato agli scambi in perdita del 4,9% a 13,1 euro. Un report di JpMorgan dato il brusco deprezzamento della lira turca e il deterioramento dell’ambiente macro ha ridotto la stima dell’Eps circa del 2% nel 2019-20, per tenere conto di una crescita più debole, maggiori perdite sui crediti e ulteriori deprezzamento della lira turca sull’euro da 7,3 a 9,6 a fine 2019 e 11,6 a fine 2020. Per un’analisi di Mediobanca, alla situazione attuale l’impatto negativo sul Cet1 ratio di Unicredit è limitato a 3-4 punti base. Lo scenario peggiore potrebbe essere quello di portare a zero il valore della partecipazione in Yapi (ovvero, il default del paese): l’impatto per gli analisti, sarebbe di 30-50 pb di erosione del capitale, ritenuto “gestibile” per la banca, e “molto spiacevole”. Il report di JpMorgan ricorda poi quali sono le maggior banche turche per asset. Se Unicredit è al sesto posto, al 24esimo c’è Intesa, il cui titolo ha perso l’1,3%.

L’analisi di Mediobanca ricorda invece anche l’esposizione di alcuni grossi gruppi manifatturieri, come Astaldi (il titolo è sceso del 5%), Recordati (-0,69%) e Cementir (-2,1%). La prima ha due concessioni turche (autostrada e ponte del Bosforo, e autostrada e ponte del Goi) che devono essere vendute, secondo il piano aziendale della compagnia. Per Cementir, la Turchia rappresenta circa l’8% dell’Ebitda 2018. Recordati ha un impianto di produzione nel paese (Cerkerzkoy) e la Turchia rappresenta circa il 7% delle vendite. Infine, tra i gruppi esposti sul mercato mediorientale ci sono anche ovviamente Fca, Pirelli, Leonardo e Salini Impregilo.

In piena notte da Ankara sono arrivati annunci di provvedimenti, nel tentativo di calmare i mercati: i dettagli, ha detto il ministro delle finanze del Paese al quotidiano turco Hurriyet, saranno svelati a breve. “Da lunedì mattina in poi le nostre istituzioni prenderanno le misure necessarie e condivideranno gli annunci con il mercato”, ha detto Berat Albayrak, secondo quanto riferisce la Bbc, che ha definito il tonfo della lira turca come un “attacco”, come già dichiarato dal suocero, il presidente Erdogan. Le misure dovrebbero riguardare banche ed economia reale. La Banca centrale della Turchia, intanto ha adottato alcune misure per “supportare la stabilità finanziaria e sostenere l’effettivo funzionamento dei mercato”. In particolare, per la gestione della liquidità della Lira, la banca fa sapere che “fornirà tutta la liquidità di cui le banche hanno bisogno”. La Banca centrale assicura infine che “monitorerà da vicino il mercato e la formazione dei prezzi e assumerà tutte le misure necessarie per mantenere la stabilità finanziaria, se lo riterrà necessario”.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.