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Tap, lavori fermi a Melendugno fino al 5 dicembre

Resterà fermo almeno fino al prossimo 5 dicembre il cantiere Tap di San Basilio – la località del comune di Melendugno dove è previsto l’approdo del microtunnel che si collegherà con il gasdotto – bloccato la scorsa estate da un provvedimento di Marco Potì, sindaco del comune salentino, che ha vietato lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa nell’area in attesa di verifiche sulla presunta contaminazione delle falde acquifere circostanti. Il provvedimento era stato impugnato dalla società Trans Adriatic Pipeline (Tap) al Tar del Lazio che oggi si sarebbe dovuto pronunciare sulla sua sospensione. I giudici hanno tuttavia rinviato la decisione al 5 dicembre, ordinando ad Arpa Puglia di depositare entro dieci giorni “circostanziata e documentata relazione riferita agli accertamenti eseguiti e portati a conclusione, secondo quanto riferito in camera di consiglio dai legali del comune di Melendugno, inerenti alle concentrazioni della soglia di contaminazione (CSC) nell’area di cantiere in argomento”. Lo stop ai lavori da parte del comune di Melendugno era stato deciso il 24 luglio e poi prorogato fino al prossimo 28 novembre in attesa dei risultati delle verifiche tecniche sulla possibile presenza di sostanze inquinanti e sulla loro origine. “L’ordinanza del Tar di oggi implica che deve restare tutto fermo fino al prossimo 5 dicembre”, spiegano gli avvocati del comune Oronzo Marco Calsolaro e Valentina Mele.

“All’origine della decisione di fermare i lavori a luglio”, spiega l’avvocato Mele, “c’era stata una segnalazione da parte della stessa Tap circa la presenza nelle falde di cadmio, nichel e, soprattutto, di cromo esavalente con valori di 14 rispetto al massimo di 5 consentito dalla legge. In seguito la società ha comunicato che secondo le ultime rilevazioni i dati, compresi quelli sul cromo esavalente, erano rientrati, ma è anche vero che nel frattempo i lavori sono stati fermi. Siamo in attesa di conoscere gli esiti delle verifiche di Arpa sui materiali usati nel cantiere”. A luglio, Tap aveva fatto sapere che molte delle sostanze erano già presenti prima dell’inizio dei lavori.
Nel frattempo sulla vicenda si è mossa anche la procura di Lecce, che già indagava per verificare se sul gasdotto Tap sia stata aggirata o meno la normativa sulla valutazione d’impatto ambientale e sull’applicazione della direttiva Seveso sul rischio di incidenti rilevanti. La procura ha aperto un nuovo filone d’indagine teso a verificare la presenza si sostanze inquinanti nelle falde acquifere adiacenti il cantiere e, nell’eventualità, stabilire se la dispersione di queste sostanze sia riconducibile ai lavori in corso o ai materiali utilizzati nel cantiere di San Basilio. Secondo fonti legali la procura avrebbe già acquisito i risultati delle verifiche dell’Arpa e altro materiale.
In attesa che si pronunci il Tar, al consorzio che sta realizzando il gasdotto non è rimasto che avviare i lavori di costruzione del Prt, il terminale di ricezione in località Masseria del Capitano, l’altra area interessata dall’opera a Melendugno, mentre vanno avanti i lavori di posizionamento del palancolato in mare. Tap è un progetto da 40 miliardi di dollari realizzato da un consorzio internazionale di cui Snam ha il 20%, che porterà in Italia dal 2020 il gas dall’Azerbaigian, nell’Asia Centrale.

Dopo la pausa estiva e il via libera, lo scorso mese, da parte del governo gialloverde, Tap punta a imprimere un’accelerazione alla realizzazione del tratto italiano del gasdotto, la cui entrata in funzione è prevista per il 2020. Ma si annuncia una corsa ad ostacoli per via dell’inchiesta della procura di Lecce e dei numerosi ricorsi ancora pendenti al Tar. L’insidia maggiore viene dal filone principale dell’inchiesta dei pm salentini, quella per verificare se sia stata aggirata o meno la normativa sulla valutazione d’impatto ambientale e sull’applicazione della direttiva Seveso sul rischio di incidenti rilevanti. Entro il 18 novembre dovrebbe essere depositata la perizia, chiesta dal gip Cinzia Vergine, che dovrà stabilire se il gasdotto Tap e la condotta Snam che dovrà collegarlo alla dorsale nazionale di Brindisi vadano considerati o meno come un’unica opera. In caso di risposta affermativa servirà una nuova valutazione di impatto ambientale e dovrà essere applicata la normativa Seveso, finora esclusa, e questo potrebbe comportare pesanti ritardi nella realizzazione dell’opera.

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