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Stadio e legalità

Ci sono le leggi da rispettare e le Autorità preposte a farle rispettare. E così come deve valere la presunzione di innocenza fino a prova contraria, quando le ipotesi di reato sono concrete è giusto che scattino le manette. Sono principi generali su cui si fonda uno Stato di diritto e devono valere sempre. Possibilmente, senza scatenare il tifo pro e contro di chi puntualmente commenta con cori da stadio le sentenze, le condanne, gli arresti.

Certo, quando il tema è il nuovo stadio della Roma, è più difficile tenere la cronaca separata dalla bagarre delle opposte fazioni. L’arresto dell’imprenditore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova che sta realizzando il progetto dello Stadio, e di Luca Lanzalone, attuale presidente Acea (di cui il Comune detiene il 51%) che ha seguito in veste di consulente per la giunta cinquestelle il dossier, è comunque una pessima notizia per una città che ha bisogno di nuovi progetti e di prospettive di sviluppo.

La struttura che dovrebbe (o doveva) sorgere nella zona di Tor di Valle sarebbe un segnale positivo, una speranza di rilancio. Invece, rischia di trasformarsi nell’ennesimo passo falso. Il primo commento del sindaco Virginia Raggi è banalmente lineare, ma non potrebbe essere altrimenti: “Se è tutto regolare, spero che il progetto andrà avanti. Chi ha sbagliato pagherà, noi stiamo dalla parte della legalità“.

E’ l’unica parte da cui potersi schierare, ovviamente. E non è una contraddizione aggiungere che andrebbe trovato il modo per evitare che ogni grande opera finisca inevitabilmente oggetto di processi nelle aule giudiziarie. Serve una feroce lotta alla corruzione ma serve anche una semplificazione normativa che consenta di fare, di costruire, nel rispetto della legalità.

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