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Sponsor, i Cinesi salvano i Mondiali di Russia e Fifa

(Di Nicola Sellitti) – E meno male che la Cina c’è. La torta della Coppa del Mondo è grossa, anche saporita. Ma sarebbe potuta risultare indigesta ai due pesi massimi, Russia e Fifa. Il rischio che piovessero perdite era ampio. Anzi, non è ancora scongiurato. I Mondiali sono uno degli eventi sportivi che richiamano più soldi, assieme al Superbowl (la finale del campionato americano di football) e ovviamente alle Olimpiadi, con gli investitori pronti a tirare fuori il libretto degli assegni. Ma per l’edizione russa qualcosa è andato storto, fino all’arrivo dei cinesi. Sono stati pubblicati numeri, cifre da 4,2 – 4,5 miliardi di euro come giro d’affari in un mese. Mentre l’impatto economico per il Paese ospitante, secondo il report diffuso dal comitato organizzatore, sarà compreso tra 22 e 26 miliardi di euro, con spese, soprattutto per la costruzione delle infrastrutture nelle 11 città con stadi che ospitano le gare e gli impianti costruiti o ristrutturati, da 11 miliardi di euro.

Insomma, cifre che impressionano a prima vista e che dovrebbero portare benefici a vari settori, in particolar modo ai turisti, tra strutture ricettive (alberghi, ristoranti, locali), con costi di biglietti e soggiorni alle stelle. Senza dimenticare il montepremi complessivo messo in piedi dalla Fifa, 342 milioni di euro, addirittura i club proprietari del cartellino dei calciatori in Russia dovrebbero incassare circa 100 milioni di euro complessivi. E quindi, dividendi per tutti? Non è così, almeno per l’indagine dell’istituto di ricerca Nielsen, citato dalla Cnn, secondo cui il pacchetto complessivo della raccolta pubblicitaria nei quattro anni che hanno preceduto i Mondiali, 1,42 miliardi di euro, è meno ricco rispetto ai risultati della competizione brasiliana dell’11%. Fanno circa 200 milioni di euro. Questa picchiata è dovuta a una serie di fattori. Innanzitutto, c’è stata la fuga dei main sponsor dal cappello della Fifa, dopo lo scandalo corruzione che si è aperto tre anni fa, con la fine del regno di Joseph Blatter e l’addio di marchi come Sony, Johnson & Johnson, Castrol. E poi, virando sulla Russia, la questione doping di Stato, le posizioni di Putin sulla Siria, il coinvolgimento nella presunta manipolazione del voto americano che ha portato Trump alla Casa Bianca, le sanzioni imposte ai russi per l’annessione della Crimea, quattro anni fa.

Da considerare anche lo scarso rispetto mostrato dagli ambienti governativi verso la comunità lgbt, con minacce nei giorni precedenti al via del torneo di tifosi russi verso i colleghi inglesi gay e transgender, invitati con poca gentilezza a restare nel Regno Unito. Le tensioni russe con i britannici sono esacerbate in seguito al tentativo di avvelenamento dell’ex spia russa Sergej Skripal (e della figlia) a Salinsbury. Quindi, molti sponsor mondiali sono scappati. E meno male, appunto, per Putin, per Infantino – il numero uno della Fifa e vice Blatter, al momento dell’assegnazione della competizione a Mosca – che un grosso aiuto ai conti dei Mondiali è arrivato dalle multinazionali cinesi, che hanno coperto circa il 33% dell’intera spesa pubblicitaria.

Da Wanda, colosso del cinema ed entertainment, con un assegno da quasi 150 milioni di euro, sedutasi al fianco di Adidas, Coca Cola, Gazprom e Qatar Airways sino ad altri marchi cinesi – tre su cinque – tra quelli di seconda fascia per entità d’investimenti: Mengniu (mandarino di latte dalla Mongolia), Vivo (smartphone low cost) e Hisense (elettrodomestici), assieme a Budweiser e McDonald’s. Ecco dunque che l’asse Putin – Xi Jimping, sancito, tra diffidenze e differenze, quasi un anno fa al Cremlino tra i due leader, “insieme per le sfide del mondo” per ora ha portato una scialuppa di salvataggio alla Coppa del Mondo.

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