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Privacy e Gdpr, Cook: Ue esempio virtuoso, dati potenziali armi

La Legge sulla privacy implementata in Ue è un esempio virtuoso da seguire per gli Usa. Ne è convinto il patron di Apple, Tim Cook, che invita gli Stati Uniti a muoversi nella stessa direzione. Una direzione fondamentale per la “democrazia” che “mai prima d’ora è stata così dipendente dall’uso nel rispetto della legge dei dati personali“, afferma il garante per la privacy europeo Giovanni Buttarelli.

“È giunto il momento per il resto del mondo incluso il mio Paese”, gli Usa, “di seguire la guida” dell’Ue sulla privacy del regolamento Gdpr, “noi alla Apple sosteniamo pienamente una legge onnicomprensiva sulla privacy negli Stati Uniti”, afferma Tim Cook alla conferenza internazionale Ue sulla privacy.

La tecnologia può fare progredire la società “ma allo stesso tempo può fare danni anziché aiutare”, e oggi si vede come “può in verità ingrandire le peggiori tendenze umane” o “rendere più profonde le divisioni” sino a “minare il discernimento tra quello che è vero e quello che non lo è”. Oggi l’uso dei dati personali degli utenti internet è stato “reso un’arma con efficienza militare” dove tutto, “dalle nostre speranze alle nostre paure” è stato assemblato in “profili digitali” dove “le società digitali ci conoscono meglio di noi stessi”, arrivando a mostrarci solo le cose che ci interessano sino a “punti di vista ormai limitati anche nelle notizie. Questa è sorveglianza”, afferma Tim Cook, sottolineando che invece la ‘Mela’ “ha sempre avuto la privacy nel suo sangue”.

A preoccupare Cook, tra le altre cose, è che la mancanza di fiducia da parte degli utenti possa mettere i bastoni tra le ruote all’innovazione: “non possiamo sviluppare la tecnologia al suo massimo se gli utenti non hanno fiducia in essa”, ha avvertito, chiedendo di garantire una raccolta minima di dati personali per default, conoscenza dei propri dati raccolti, diritto all’accesso e alla sicurezza.

E i timori per la propria privacy tra la popolazione, in effetti, sono più che tangibili anche laddove è già presente il Gdpr: senza andare troppo lontano, entro i confini nazionali, oltre 6 lavoratori italiani su 10 (60,4%) è preoccupato per l’uso che i social network in generale possono fare dei dati personali degli utenti. Per il 41,5% la protezione della privacy è il problema più grave dell’era digitale, più della possibile manipolazione delle informazioni con le fake news (41,2%) o della eventuale perdita di posti di lavoro legata alla diffusione delle nuove tecnologie (10,2%), come dimostra una recente ricerca del Censis.

Ma per Buttarelli, il rispetto delle regole a tutela della privacy come il Gdpr europeo, è qualcosa che va anche oltre la protezione stessa dei dati, è un qualcosa che ha a che fare con la democrazia, e che “ha un impatto sull’interesse collettivo”, sottolinea. “Come il presidente della Bce Mario Draghi, non sono da solo nel mio compito di ‘essere preoccupato e di far preoccupare gli altri’”, ha chiosato Buttarelli le parole pronunciate qualche tempo fa dallo stesso Draghi. “L’etica”, ha ancora sottolineato il garante Ue, “viene prima della legge”, ed “è tra le sfide più strategiche di noi regolatori negli anni a venire”.

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