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Manovra, Padoan: rischio bocciatura dalla Ue

All’indomani dell’approvazione in Cdm della nota di aggiornamento al Def, la resa di Giovanni Tria a M5s e Lega sul deficit ha provocato una pioggia di reazioni, allarmate dai futuri comportamenti di Europa e mercati, che per la verità hanno già emesso le prime sentenze. Tra le critiche alla mossa del Governo e al Ministro dell’economia c’è quella del suo predecessore, Pier Carlo Padoan: il rischio di una “procedura d’infrazione” da parte dell’Europa è quasi automatico (“è come passare col rosso”). A fronte del deficit “insostenibile” al 2,4% concesso da Tria, che non ha più “una posizione chiara”, secondo Padoan ora si rischia “per la prima volta nella storia” che il bilancio “venga rimandato a casa”.

E se l’opinione dell’Europa “non interessa” al Governo, “non dimentichiamo che a seguito del giudizio dell’Ue i mercati prenderanno le loro misure”, ha aggiunto l’ex titolare del Tesoro. La “violazione volgare” dei vincoli di bilancio, inoltre, ha già avuto effetti sui risparmiatori, con un “aumento dei tassi di interesse e quindi in una riduzione del valore della ricchezza nelle loro mani”; ci sono poi “gravissimi danni nei bilanci delle banche, i titoli stanno perdendo significativamente”, mentre già si starebbe verificando un “aumento dei costi dei mutui”.

Critico anche il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani: con questa “manovra contro il popolo”, che “impoverisce il Nord senza aiutare il Sud”, “finiremo per pagare più per interessi sul debito che per sanità, scuola e strade. Dall’insediamento di questo governo abbiamo già pagato interesse aggiuntivi sul debito per quasi 2 miliardi, che si aggiungono ai 70 che già paghiamo ogni anno. Stiamo caricando sulle spalle dei nostri figli un debito che ruberà il loro futuro”. Questa manovra, osserva ancora il presidente del Pe e vicepresidente di Fi, “ci renderà meno sovrani, più dipendenti dai mercati finanziari. Così si abolisce il buon senso, non la povertà”. Aver dato “il via libera ad un governo gialloverde è stato un gesto di responsabilità per il Paese. Fermarlo è un atto d’ amore per l’Italia e per gli Italiani. Noi non molliamo”, ha aggiunto in un tweet.

Con il deficit al 2,4% il debito non può scendere a meno di non ricorre a qualche “trucco”, secondo l’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, oggi a capo dell’Osservatorio sui conti pubblici, ricordando che al deficit “va aggiunto l’aggiustamento stock flussi, indicato nel Def di aprile allo 0,5%, considerando però lo 0,3% di proventi da privatizzazioni”. Per fissare un debito ancora in discesa rispetto al Pil, spiega Cottarelli “possono quindi ricorrere a un po’ di trucchi, come indicare comunque lo 0,3% da privatizzazioni, anche se non sembra che il governo vada in questa direzione, o rivedere l’aggiustamento stock-flussi, sul quale, come abbiamo spesso lamentato, non c’è mai stata trasparenza”. In questo modo il debito potrebbe anche risultare in discesa, anche si di poco. Ma “un debito che non scende o scende poco è preoccupante” per il potenziale impatto sull’andamento dei mercati, che già oggi “hanno reagito piuttosto negativamente”.

“Visto come sta andando adesso l’economia” immaginare il Pil all’1,5% il prossimo anno sarebbe una previsione “molto ottimistica, in un contesto in cui l’economia europea e mondiale sta rallentando”. Cottarelli ha poi ricordato che attualmente “il tasso di crescita è allo 0,2%” e “servirebbe un raddoppio della velocità di crescita, allo 0,4% tutti e 4 i trimestri, per raggiungere quel risultato”. In più, l’eventuale effetto espansivo della manovra “non c’è se lo spread va su, perché vuol dire che è più costoso prendere denaro in prestito, non solo per lo Stato ma per l’intera economia”.

Il rischio scontro con l’Europa non preoccupa solo la politica: i gestori intervenuti a una conferenza di JpMorgan mostrano una certa sorpresa all’indomani del Cdm, anche se “il 2,4% non preoccupa nessuno – spiega uno di loro – bisogna però capire come si spendono questi soldi, se tutti in spesa corrente diventa preoccupante, se fossero investimenti avrebbero invece un effetto moltiplicatore”. Secondo un altro investitore “non conta tanto il numero in sé quanto il fatto che comporta un incremento su misure” che porteranno a “uno scontro con l’Europa”. Il motivo per cui lo spread Btp/Bund a 10 anni è salito al livello più alto nell’ultimo mese è proprio dovuto alle previsioni degli investitori che “si aspettano che la manovra finanziaria metta l’Italia in rotta di collisione con l’Ue”, ha affermato Aneeka Gupta, associate director of research di WisdomTree.

L’euro continua a “scivolare – aggiunge – mentre le azioni delle banche italiane si arrestano in risposta al deficit di bilancio dell’Italia nel 2019. Il ministro delle finanze Giovanni Tria sta giocando un ruolo passivo, reso evidente dal deficit di bilancio previsto per il 2019 che è di 3 volte superiore rispetto al target dell’1,6% formalmente concordato con l’Ue, oltre che superiore alle nostre aspettative. Riteniamo che Tria abbia ceduto alle pressioni dei partiti della coalizione orientati ad una politica fiscale più flessibile, volta a stimolare la crescita”.

Moody’s, intanto, non commenta in merito all’eventuale impatto della legge di bilancio sul rating dell’Italia. “Se Moody’s dovesse annunciare un’azione sul rating, lo faremo in accordo con i vincoli legali”, dice una portavoce alla Bloomberg. L’agenzia di rating dovrebbe rivedere il merito di credit sull’Italia a fine ottobre, dopo la pubblicazione della nota di aggiornamento al Def. Il 26 ottobre toccherà invece a Standard & Poor’s.

La Cna ha definito le mosse del Cdm “una scommessa impegnativa e difficile. Una manovra che appare espansiva ma che dovrà necessariamente trovare, accanto alla spinta sulla domanda interna, un bilanciamento di risorse altrettanto vigoroso sul versante della produttività e degli investimenti mirati alla ripresa e alla crescita, in primis quelle destinate agli artigiani e alle piccole imprese”. Le tensioni sullo spread e in Borsa, aggiunge la Cna, “vanno attentamente monitorate. Non si possono usare le risorse aggiuntive per pagare gli interessi sul debito”. E secondo la Cgil è “necessario e urgente un confronto con le organizzazioni di rappresentanza del lavoro”. Il sindacato vorrebbe “evitare di misurare a posteriori la distanza tra le parole e i fatti, come ci sembra di poter affermare in relazione alle misure previste per Genova, dove lavoro e prospettive per la città sono scomparse o sono state fortemente ridimensionate”.

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