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Manovra, Dombrovskis: non rispetta regole. Tria: debito scenderà

Domani la ‘manovra del cambiamento’ sarà discussa a Bruxelles. Se ne occuperà la riunione settimanale dei Commissari. Ma, avverte il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis entrando all’Eurogruppo: mentre “aspettiamo la bozza di legge di stabilità”, “a una prima vista” i piani di bilancio italiani “non sembrano compatibili con le regole del Patto”. Per il momento, aggiunge il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, “quello che so è che il deficit del 2,4%, non solo per l’anno prossimo ma per tre anni, rappresenta una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi”. A far cambiare loro idea proverà il ministro dell’Economia Giovanni Tria. “Adesso cercherò di spiegare quello che sta accadendo e come è formulata la manovra”, risponde ai giornalisti, invitando i partner europei a stare “tranquilli”, e rassicurando sul fatto che “il debito/pil scenderà” nel 2019.

Intanto, secondo fonti Mef, il Ministro lascerà l’Eurogruppo e rientrerà già questa sera a Roma, per ultimare i dettagli della nota di aggiornamento al Def prima della trasmissione al parlamento. Al suo posto, al vertice di domani tra i ministri dell’economia europei, parteciperà Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro.

Il rientro di Tria non preoccupa Di Maio: “credo fosse già programmato. Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli del Def, non c’è nessuna ragione di emergenza per cui debba rientrare”. E, secondo, il Vicepremier “nei prossimi giorni ci saranno altri incontri” proprio per definire il Def con, tra gli altri, Salvini, Conte e Tria.

Se da una parte il governo giallo-verde continua a promuovere la Legge di Bilancio faticosamente partorita come una proposta “seria e coraggiosa, che guarda alla crescita nella stabilità dei conti pubblici”, scrive su Facebook il premier Giuseppe Conte, dall’altra i timori dell’industria e dell’Europa nei confronti di un’Italia che continua a chiedere ‘prestiti’ senza avere un piano definito di crescita, con il rischio che i mercati possano continuare a punirla.

“Il punto non è sforare in termini di deficit, il punto è spiegare lo sfioramento se lo sforamento comporta più crescita e più occupazione per il Paese, cosa che renderebbe sostenibile la manovra per ridurre il debito e per incrementare crescita e occupazione”, dice il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia a Radio Capital. Una posizione pienamente condivisa dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che alla Stampa dice: “Se fosse una manovra ambiziosa, capace di rimettere in moto la crescita, di sostenere l’economia reale, con un piano di investimenti per le grandi infrastrutture, il giudizio europeo certo non sarebbe lo stesso”.

Ma il governo ha le idee chiare: la crescita ci sarà mettendo in circolazione soldi che già ci sono. Si tratta, dunque, di una manovra “che inizia ad abbassare le tasse e che scommette sul più grande piano di investimenti della storia repubblicana. Una manovra che segna la svolta per il rilancio del Paese e lo sviluppo sociale”, scrive Conte sui social. D’altra parte, secondo il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini “i soldi ci sono basta farli girare – afferma- Se la gente lavora, investe, spende la gente compra e paga le tasse; lo Stato incassa di più e il debito diminuisce. Puntiamo sulla crescita, sulla speranza e sul futuro, penso che nessuno debba aver paura di un’Italia che torna a correre”, aggiunge.

Tuttavia, Tajani ricorda che, dall’insediamento del nuovo governo “tutti gli indicatori sono peggiorati. La crescita è scesa dall’1,5 all’1,1 per cento. L’export è diminuito del 2,6. La produzione industriale è crollata all’1,8. Grazie al decreto dignità, stiamo perdendo mille posti di lavoro al giorno. Hanno bisogno di crearsi un nemico”, afferma. Per Tajani “il problema non sono Jean-Claude Juncker o Pierre Moscovici. E l’ostacolo, per dirla tutta, non sarebbe nemmeno il deficit che il governo vuole portare al 2,4 per cento”. Ma il modo in cui si intende usare questo ‘prestito’: “Così la crescita è un miraggio, di sostegni all’economia reale non ce n’è traccia e i grandi investimenti sono tutti bloccati – afferma – Non si fa la Tav, non si fa la Tap, non si fa il Terzo valico, non si fa la Gronda. Come si pretende che reagisca l’Ue? E soprattutto: come potrebbero accettarlo i mercati? Sono misure contro il Nord, che non porteranno nemmeno beneficio al Sud. Servono soltanto ai grillini per acchiappare un po’ di voti. Sbaglia chi non ascolta il richiamo di Mattarella. Io spero che Salvini lo capisca e non si mostri succube”, conclude.

L’appello a Salvini non trova conferma nel vicepremier della Lega che rimarca: “E’ una manovra che senza far miracoli aiuta il lavoro e aiuta gli italiani che vogliono andare in pensione per lasciare liberi i posti di lavoro, aiuta chi ha partita Iva e gli artigiani a pagare meno tasse e chi ha perso il lavoro”.

In conclusione, il governo è confident sulle proposte nel Def, l’Europa e gli industriali tollererebbero l’aumento del deficit solo se questo fosse giustificato da investimenti che mirino alla crescita – come intendono loro – e poi c’è chi, super partes, ricorda che a prescindere da tutto “un deficit così alto è molto rischioso per l’Italia”, commenta il premio Nobel per l’Economia, Michael Spence, interpellato sulla decisione del governo di fissare al 2,4% il rapporto deficit/Pil.

Un deficit pubblico “di questa portata è molto probabile che generi una reazione significativa dei mercati finanziari e delle agenzie di rating”, spiega Spence, a margine dell’Elite Day, in Borsa Italiana, aggiungendo che questa “è una sfida all’Unione Europea“. Ad ogni modo, “io non voto in Italia e sono un outsider”, sorride il Premio Nobel, facendo notare che “questo governo lo hanno scelto gli italiani. La direzione che ha preso spero funzioni, però il rischio è molto alto”.

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