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La birra re degli sponsor ‘alcolici’, in testa Bud Light e Heineken

Una partita di football o di calcio, dal divano, o sugli spalti, in compagnia di una birra. Il legame con l’alcol per lo sport mondiale è sempre stato parecchio fruttuoso ma ora è un affare che cresce a dismisura. Soprattutto in Europa. Lo spiega con cifre uno studio di Sportcal, società che analizza il mercato sportivo, secondo cui il giro d’affari che coinvolge aziende che producono bevande alcoliche con le varie leghe internazionali si arrampica quasi fino a quota 750 milioni di euro annui (665,5 milioni). Le multinazionali del settore che hanno puntato sullo sport sono 30, con 281 contratti al momento in corso, il 59,1% con club europei, di diverse discipline, nonostante paesi come la Francia (ma l’ipotesi è stata presa in esame anche nel Regno Unito) osservi delle restrizioni legali sulla pubblicità di alcolici, mentre il binomio procede a ritmi meno serrati in Nordamerica (20%).

E non ci sono grossi segnali di marce indietro: solo nella scorsa Premier League, con la fine del rapporto tra la thailandese Chang ed Everton, non c’era un main sponsor di birra, prima volta nel torneo inglese dal 1992, con maggiore attenzione alle agenzie di betting. Secondo Sportcal, l’89% degli accordi è stretto tra aziende che producono birra e club. E i dieci maggiori brand di bibite alcoliche rappresentano l’87,6% dei 665 milioni di euro stimati nella spesa annuale per le sponsorizzazioni sportive. L’analisi mostra al primo posto il marchio Bud Light, che ha accordi commerciali con la National Football League e anche con la federcalcio inglese, in particolar modo con la Nfl c’è un’intesa fino al 2022, in cambio di 1,2 miliardi di euro. Per Bud Light, investimento annuale da 217,5 milioni di euro annui, ovvero il 35,2% delle sponsorship collettive. E a seguire c’è Heineken, 103 milioni di euro pagati dall’azienda danese – 11% dei contratti attivi, 16,7% del pacchetto totale di sponsorizzazioni – che vanta accordi con Uefa Champions League e con la Formula 1.

Certo, c’è anche l’altro lato della Luna, ovvero la tendenza, specie per gli adolescenti, a consumare più alcol, con l’incremento della pubblicità di prodotti come birra, liquori. Un dato confermato da uno studio, pubblicato un paio di anni fa, dell’European Centre for Monitoring Alcohol Marketing, con i ragazzi (circa novemila presi in esame) parecchio influenzati dal flusso di immagini in tv o sul web. Ma il business è business, negli Stati Uniti come in Europa.

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