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L’Italia di Moro

Protagonista indiscusso della storia d’Italia dal dopoguerra agli anni ’70. Aldo Moro era nato a Maglie il 23 settembre del 1916 e, come tutti gli italiani ricordano, morì a Roma il 9 maggio del 1978.

Politico, accademico e giurista, fu due volte Presidente del Consiglio dei ministri (dal ’63 al ’68 e dal ’74 al ’76), segretario politico e presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, partito del quale fu uno dei fondatori.

Meglio di chiunque altro seppe condurre la propria attività politica all’insegna della moderazione e dell’attento dialogo. Un atteggiamento che, in vita, attirò su di lui le accuse di essere un fumoso ideologo democristiano, contorto nel suo modo di esprimersi e molto sensibile agli equilibri di corrente del suo partito.

Solo dopo il suo martirio divenne un personaggio popolare ed emblematico. In realtà Moro era una figura ampia e completa, che sapeva unire una solida formazione intellettuale a una lunga pratica nella gestione delle grandi organizzazioni. Queste due vaste sfere d’esperienza della sua vita lo rendevano capace di cogliere le dinamiche di un’epoca ricca di evoluzioni.

Gli anni sessanta, quelli del “miracolo economico italiano”, il periodo dove Aldo Moro è stato Presidente del Consiglio dal 1963 al 1968, sono stati davvero un’epoca di fervore e di grandi evoluzioni del nostro paese. Il nord si industrializzava e riusciva ad assorbire una corrente migratoria di circa 9 150 000 persone del sud contadino. Grazie al “miracolo economico” in Italia la classe media formata da impiegati e tecnici crebbe ed iniziarono a nascere le figure dei manager dell’industria. L’alimentazione delle famiglie migliorò e la televisione entrò nella vita degli italiani. E fu proprio Aldo Moro a volere la messa in onda del programma televisivo Non è mai troppo tardi, celebre corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta condotto dal maestro Alberto Manzi, trasmesso dalla Rai dal lunedì al venerdì negli anni ’60 e organizzato con il sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione.

A spingere lo sviluppo del nostro paese durante i governi Moro furono il compimento della nazionalizzazione dell’energia elettrica cominciata nel 1962 da Fanfani, l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 14 anni, l’introduzione della materia “Educazione Civica” nelle scuole e l’approvazione di provvedimenti per i finanziamenti straordinari alle aziende in crisi, con l’introduzione delle cooperative, delle società e dei gruppi immobiliari.

La forte passione di Aldo Moro per il grande schermo, (appena ne aveva la possibilità andava nelle sale intorno alla Camera dei Deputati a vedere un film), portò il varo della nuova normativa sul Cinema e la conseguente produzione delle pellicole italiane arrivò a livelli da record. Sempre in quel periodo gli italiani iniziarono a viaggiare in auto sull’autostrada A1.

Aldo Moro fu protagonista di un’epoca che oggi sembra tanto, troppo lontana dalla nostra, sia per motivi legati allo sviluppo, al lavoro e alle opportunità, che per la qualità di quelle scelte politiche che portarono l’Italia a diventare una potenza industriale.

Raffaele Marino è autore del libro ‘Aldo Moro è vivo’, Ponte Sisto Edizioni.

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