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Libro dei sogni

Il Governo Conte potrebbe passare alla storia. Se riuscisse a realizzare anche solo buona parte del programma, sarebbe ricordato dai posteri come il migliore Governo della storia repubblicana. Giù il debito, ma solo grazie alla crescita. Il salario minimo orario, il reddito di cittadinanza e il reinserimento al lavoro dei disoccupati. Il rispetto dei diritti dei lavoratori e più spazio alle donne. Via i tagli alla sanità. Ovviamente, tasse eque. Con la rivoluzione fiscale che porta fino alla flat tax. I titoli ci sono tutti e sono ben scanditi. Per ora, però, è l’indice del libro dei sogni.

La sintesi del premier Giuseppe Conte è ambiziosa. “L’eliminazione del divario di crescita tra l’Italia e l’Unione Europea è un nostro obiettivo, che dovrà essere perseguito in un quadro di stabilità finanziaria e di fiducia dei mercati”. Se riuscisse veramente a tenere insieme questi tre elementi (crescita, stabilità e fiducia), avrebbe fatto centro. Ma la strada che separa le dichiarazioni programmatiche dalla realtà, sempre lunga e accidentata, in questo caso è anche in salita.

La somma delle promesse elencate fa un conto importante, che Conte non spiega come intende pagare. Servono risorse, tante, e finché non si spiega come e dove si trovano non si può parlare di un programma di Governo ma di una lista di buoni propositi. Un’indicazione, in questo senso, arriva: via le pensioni d’oro. “Interverremo sugli assegni superiori ai 5.000 euro netti mensili nella parte non coperta dai contributi versati”, promette il premier. Giusto, senza dubbio. Il problema sarà verificare quanta parte di questo intervento sarà possibile attuare rispettando le norme costituzionali e aggirando i puntuali stop che arriverebbero dalla Consulta. Altro cavallo di battaglia, il taglio dei costi della politica. “Occorre operare un taglio alle pensioni e ai vitalizi dei parlamentari, dei consiglieri regionali e dei dipendenti degli organi costituzionali, introducendo anche per essi il sistema previdenziale dei normali pensionati”. Applausi. Ma, anche in questo caso, servono passi concreti.

“Se anche realizzassimo solo le innovazioni che ho appena enunciato, i cittadini percepirebbero immediatamente che il vento nuovo non ha soffiato invano. Percepirebbero che il vento del cambiamento sta soffiando dappertutto: nelle grandi città e nei piccoli comuni. Percepirebbero che la loro qualità della vita è migliorata e si sentirebbero anche più uniti e orgogliosi di vivere in questo nostro bellissimo Paese. Questo è in definitiva il nostro obiettivo”, dice Conte. Come per ogni Governo che nasce, l’apertura di credito è dovuta. Saranno i fatti a decidere se e quanto rapidamente vada archiviata. Oppure, se quello guidato “dall’avvocato degli italiani” possa essere celebrato come “il Governo del cambiamento“.

 

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