Ema aumenta tariffa nuovi farmaci. Chi paga?

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Dal primo aprile l’immissione in commercio di nuovi farmaci sul mercato Europeo costa di più: l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha aumentato dell’1,7% le relative tariffe, sulla base del tasso di inflazione elaborato da Eurostat. Come sempre quando si parla di costi più alti, la prima cosa che tutti si chiedono è chi, di fatto, ne farà le spese? Utente finale e/o lo Stato, oppure le aziende?

Per rassicurare il consumatore non ha tardato a intervenire il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, secondo il quale questo 1,7% “non inciderà sul prezzo finale dei prodotti, quindi non sarà a carico dei cittadini ma delle imprese”. Convinzione non sposata appieno dagli esperti di settore: “La visione di Scaccabarozzi mi pare un po’ parziale – afferma Fabrizio Gianfrate, docente di economia del farmaco presso l’Università degli studi di Ferrara, interpellato da Fortune Italia – E’ vero che l’inflazione dei costi di tali tariffe non incide sull’aumento dei prezzi dei farmaci già in commercio poiché già “prezzati” – sottolinea l’esperto – ma si tratta comunque di un costo in più che in ogni caso si riversa in modo più o meno diretto su quello che poi è il conto economico delle aziende, e quindi anche il costo del farmaco”.

L’Ema,con una nota pubblicata sul suo sito, ha comunque specificato che la novità per ora riguarda solo le richieste di pareri autorizzativi per nuovi farmaci o nuove indicazioni terapeutiche. Ma “questo è un discorso che vale per qualsiasi bene di consumo – prosegue l’esperto – alla fine qualsiasi costo di produzione in più si scarica sul prezzo finale per il consumatore, che poi ciò avvenga totalmente o solo in parte, e che poi il consumatore sia il Servizio sanitario nazionale o il portafoglio privato, poco importa”.

ll compito principale dell’Ema è quello di autorizzare e monitorare i medicinali nell’Ue. Le imprese che vogliono commercializzare un nuovo farmaco si rivolgono all’agenzia regolatoria per ottenere un parere, sulla base del quale viene rilasciata l’autorizzazione all’immissione in commercio da parte della Commissione Europea. L’Ema però, per svolgere questo e simili servizi, richiede alle aziende di pagare delle ‘fee’, che ogni anno vengono messe a punto sulla base dei tassi Eurostat sull’inflazione.

Il fine di queste fee è sempre il buon funzionamento del sistema – afferma Gianfrate – In questo caso si parla del corretto funzionamento del meccanismo di controllo dell’assistenza farmaceutica, dell’accesso al mercato dei farmaci e così via. Se questa fee serve a raggiungere tale obiettivo, è giusto che ci sia”. Rimane il fatto che, secondo l’esperto, andrebbe comunque discussa la liceità di questi tributi dovuti dai produttori per ottemperare ad obblighi normativi: “Non solo mi obblighi, ma mi fai pure pagare per ottemperare a quanto mi chiedi”, conclude.

L’aggiornamento delle tariffe, lo si ricorda, è stato stabilito dalla Commissione Europea in data 21 marzo 2018 sulla base di quanto disposto della legge 658/2014 del Parlamento Europeo e in emendamento a quanto indicato dal Consiglio Europeo n. 275/95.

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