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Economia circolare, il riciclo vale l’1% del Pil

L’Italia è un punto di riferimento dell’economia circolare, ma non lo sa. Con un’industria del riciclo che produce 12,6 miliardi di valore aggiunto (circa l’1% del Pil) lo stivale è al primo posto in Europa per la circolazione di materiali recuperati all’interno dei processi produttivi. Nonostante questo, solo il 40% degli italiani ha una buona conoscenza dell’argomento. Secondo i numeri del rapporto Agi-Censis presentato alla Maker Faire di Roma, dei mille italiani (con cultura elevata e ruoli professionali avanzati) intervistati, tre su quattro pensano che il vantaggio principale dell’economia circolare vada all’ambiente; pochissimi sono consapevoli dei benefici sull’economia in generale.

Eppure la Penisola è tra le nazioni con il più basso consumo di materiali grezzi in Europa. Con 8,5 tonnellate pro-capite contro 13,5 tonnellate della media Ue, l’Italia ha il più basso consumo domestico di materiali grezzi, ed è tra i più bravi a estrarre valore dalle risorse utilizzate: 3,34 euro di Pil per ogni kg di risorse, a fronte dei 2,2 euro della media europea. Nel 2017, si legge ancora nel rapporto “Perché all’Italia conviene l’economia circolare”, il 48% degli italiani ha acquistato o venduto beni usati (+11% sul 2016), con 2 compravendite su 5 avvenute online. Si tratta di un mercato che vale 21 miliardi, l’1,2% del Pil. L’anno scorso, inoltre, gli iscritti al car sharing hanno raggiunto gli 1,31 milioni di persone, il doppio rispetto alle 630mila del 2015.

Si è soffermato sul tema dell’economia circolare nel settore dell’energia, e di come richieda di “investire molto”, anche l’Ad dell’Eni, Claudio Descalzi, presente alla Maker Faire, dove ha ricordato i “più 5 miliardi” investiti “negli ultimi 5 anni e mezzo sulla parte della raffinazione, sulla parte della chimica, e sulla parte anche delle bonifiche per poi fare terreni per immettere le rinnovabili”. Tra i progetti da sviluppare, Descalzi ha spiegato anche le prospettive legate allo sviluppo del progetto per “la trasformazione di rifiuti organici urbani in olio, per esempio, per le navi”.

“È una cosa assolutamente importante, una grossa città da un milione e mezzo di persone, tanto per dare una idea, produce centocinquantamila tonnellate l’anno di rifiuti organici che possono essere, fra poco, la nuova risorsa, la nuova energia, per creare olio combustibile bio. È una cosa rivoluzionaria, ne parliamo adesso perchè non solo abbiamo le patenti certificate ma anche prototipi funzionanti”. L’Ad dell’Eni indica di aver “parlato di questi argomenti durante la riunione con il premier. E ne avevo parlato anche con il ministro Di Maio”, perchè serve “tutto uno sviluppo industriale. Noi non possiamo prendere i rifiuti. Deve nascere una azienda intermedia che possa certificare, raccogliere, trasformarli in prelavorati” per le raffinerie. “Gli impianti per trattare la parte organica verranno messi vicino a tutte le grandi città”.

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