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Blockchain e privacy, il Garante Ue fa chiarezza

Ancora avvolta da una nube di punti interrogativi, troppo spesso viene confusa con un qualcosa che ha necessariamente a che fare con il bitcoin. Ma così non è. La blockchain è una sorta di database virtuale condiviso ma ‘impenetrabile’ agli hacker. Un Internet più sicuro e ‘democratico’. “Uno strumento in grado di ‘tracciare’ il Dna digitale di una procedura”, commenta il Garante europeo della Privacy Giovanni Buttarelli, parlando con Fortune Italia dell’approdo del sistema in Europa.

Ieri l’Italia ha siglato la partnership con l’Ue per l’innovativo sistema di crittografia, ora mancano solo due Stati per rendere l’impegno ufficialmente diramato a tutti e 28 i Paesi dell’Unione, più la Norvegia. “La Commissione europea aveva inizialmente investito 80 mln di euro (per lo studio e implementazione del sistema). Entro il 2020 sono previsti altri 300 mln di investimento. E’ stato creato un osservatorio, e seguiamo con curiosità lo sviluppo di una serie di piattaforme”, afferma Buttarelli.

Il potenziale è elevatissimo, ma i campi d’applicazione di questa nuova tecnologia sono ancora da definire: “L’obiettivo è capire come possa avere una sua utilità, in particolare per quanto riguarda i servizi pubblici o situazioni nelle quali c’è un’esigenza di trasparenza. Ad esempio le operazioni finanziarie: attraverso il blockchain i flussi di dati economici sono oggetto di una tracciabilità più marcata, c’è maggiore affidabilità rispetto a flussi monetari che altrimenti potrebbero essere alterati”, afferma il Garante.

Da un punto di vista pratico, “supponiamo che si facciano dei contratti online – spiega Buttarelli – un domani si potranno vendere abitazioni con un notaio in rete, si potranno scambiare transazioni economiche in rete, si potrà partecipare a una consultazione pubblica per un piano regolatore in rete, si potranno offrire esercizi pubblici, e così via: la blockchain assicurerà che tutto ciò che viene fatto sia registrato fedelmente, in modo non alterabile, e soggetto a verifiche successive da parte di un ventaglio ampio di persone”.

In un futuro che sarà sempre più caratterizzato dal cosiddetto ‘internet delle cose‘, ovvero una crescente interazione tra l’uomo e le cose, piuttosto che face to face, la protezione dei dati giocherà un ruolo sempre più fondamentale. “In realtà il problema c’è già adesso – commenta il Garante della privacy – basti pensare al modo in cui i nostri telefoni e orologi da polso interagiscono e interagiranno sempre più con le cose. Le cose si allocheranno tra loro e noi magari neanche lo sapremo. Saremo legittimati a entrare in un’aeroporto, in una banca, sulla base dell’internet delle cose. Occorre che ci siano certezze del corretto utilizzo dei dati, che nessuno li alteri senza che si possa in qualche modo difendersi. L’alterazione sembra non essere possibile nel caso della blockchain, almeno per i prossimi anni”.

Ben venga, dunque, la tracciabilità integrale di un percorso che permette di risalire a chi ha compiuto un’azione, e dove e quando è stata compiuta, “senza possibilità che venga alterato questo percorso in una seconda fase”, afferma Buttarelli.

Ma chi potrà accedere a questi dati? Oltre che inalterabili, saranno anche al sicuro da occhi indiscreti? “Bisognerà capire quali accortezze ci servono per far sì che il sistema venga usato nel modo giusto. Dal punto di vista della privacy, della protezione dei dati, non c’è una incompatibilità con la tutela della riservatezza. Al momento siamo nell’infanzia anche dal punto di vista regolatorio”. Sicuramente “scoraggeremo un approccio indiscriminato che non consideri il punto di vista dei del beneficio dei cittadini e delle imprese”, conclude l’esperto.

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