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Bce: Qe dimezzato, stop a Gennaio. Draghi: non sparisce

Arriva la fine del Qe. La Banca Centrale Europea ridurrà gli acquisti di titoli a 15 miliardi al mese da ottobre a dicembre, per poi portarli a zero da gennaio. Mentre restano invariati, in linea con le attese dei mercati, i tassi d’interesse: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. La Banca centrale europea ha indicato oggi la tabella di marcia verso la fine del Qe dopo “un’attenta valutazione dei progressi fatti” la cui conclusione è che l’aggiustamento dell’inflazione verso l’obiettivo è “sostanziale”, spiega il presidente Mario Draghi. La Bce “è pronta a rivedere i propri strumenti di politica monetaria” se fosse necessario per assicurare il necessario livello di stimolo monetario. Comunque, gli acquisti di titoli del Qe “non stanno sparendo, restano parte degli strumenti di politica monetaria” che “potranno essere usati in particolari frangenti”. Per una ripresa sostenuta dell’inflazione serve ancora “un significativo stimolo monetario” e la decisione presa oggi sulla riduzione del Qe mantiene “un ampio grado” di accomodamento nella politica monetaria.

Le decisioni di oggi si inseriscono in un quadro in cui le incertezze per l’economia dell’Eurozona sono aumentate “senza dubbio” e in alcuni paesi la fase di debolezza mostrata dagli ultimi dati “potrebbe protrarsi nel secondo trimestre”. Tuttavia “la forza sottostante dell’economia” non appare minacciata. Questo, nonostante la Banca centrale europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona al 2,1% dal 2,4% per il 2018, mantenendo l’1,9% atteso per il 2019 e l’1,7% per il 2020.

Draghi non si sottare alle domande sulla tenuta dell’Euro e sull’Italia. A partire dalla premessa che è importante “non drammatizzare” gli eventi politici e le scelte politiche dei singoli paesi. La crisi politica italiana e la crisi dei mercati comunque “non hanno comportato alcun contagio”. Draghi sottolinea l’importanza che il dibattito politico rimanga nei limiti dei trattati e che i progressi fatti dai Paesi non vengano messi rischio. Poi, il passaggio fermo sulla moneta unica. “L’euro è irreversibile, perché è forte, perché le persone lo vogliono e perché non giova a nessuno mettere in discussione” la sua esistenza. Un concetto che ribadisce anche quando le domande tornano sull’argomento. “Non porta nessun beneficio mettere l’euro in discussione, perché è irreversibile”. Il presidente della Bce puntualizza che la sua osservazione “vale in entrambi i sensi”, e cioè sia nei confronti di movimenti euroscettici in Italia che del dibattito aperto in Germania dall’economista Clement Fuest.

Altra precisazione sui dubbi sollevati dal Financial Times. “Non c’e’ stata nessuna cospirazione su questo”, dice, sorridendo ironico a chi gli chiede conto di minori acquisti di Btp italiani attraverso il quantitative easing nelle ultime settimane.

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