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Anomalie su concessionarie, Anac scrive a Governo-Camere

autostrade atlantia

Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha portato al centro dell’attenzione l’operato dei concessionari pubblici, in particolare di Autostrade per l’Italia, da agosto coinvolta in una guerra mediatica con il Governo sulle responsabilità del crollo. Proprio alla luce di quanto successo a Genova, il nuovo rapporto sui concessionari pubblici assume “nuovo valore”, secondo l’Anac, che ha verificato come si siano registrati “fenomeni potenzialmente sintomatici di singolari criticità e anomalie”.

Analizzando la quota di lavori da affidare all’esterno e i vincoli stabiliti dal Codice appalti, dall’incrocio dei dati economici forniti da Stato e concessionarie – che tendono a “sottostimare gli adempimenti a loro carico” – l’Anac ha rilevato uno scollamento dei dati che raggiunge il suo massimo proprio nel caso di Aspi. L’Autorità ha inviato un atto di segnalazione al Governo e al Parlamento. L’atto, on line sul sito, è firmato dal presidente Raffaele Cantone e affronta vari settori, anche il gas.

“Nonostante l’attività di censimento sia stata svolta prima dei gravissimi eventi occorsi a Genova – si legge inoltre nel documento – le risultanze acquisite sembrano assumere un nuovo valore alla luce del dibattito in corso in materia di concessioni e di eventuali patologie ad esse connesse”. Il report inviato a Camere e governo si concentra poi su alcuni settori specifici, da quello del gas, alle autostrade, degli aeroporti. Nel corso dell’attività di censimento sono pervenuti all’Anac 6.700 moduli. L’atto di segnalazione – che Anac ha messo a punto in quanto soggetto deputato a svolgere funzioni di monitoraggio e vigilanza – indica quindi “la necessità di un intervento per sollecitare l’affidamento tramite procedure ad evidenza pubblica delle concessioni scadute”; chiede di richiamare “l’attenzione dei Concedenti quali soggetti naturalmente preposti alle verifiche sui concessionari”; e sollecita i concedenti “a rivisitare le convenzioni di concessioni in essere”.

Come viene sintetizzato nell’atto di segnalazione stesso, i titolari di concessioni sono obbligati a esternalizzare l’80% dei nuovi contratti e possono eseguire direttamente tramite imprese controllate solo il 20% dei lavori. Una diversa ripartizione di queste quote è prevista solo per le concessionarie autostradali, che possono eseguire in house il 40% dei lavori, mentre devono mettere a gara il restante 60%. E’ in particolare su questi aspetti – riporta l’Anac – che “i dati economici dichiarati nei moduli rispettivamente del concedente e del concessionario” sui valori e le percentuali dei contratti da affidare con procedure di evidenza pubblica sono “molto divergenti”. Una “divergenza “sintomatica della tendenza del Concessionario a sottostimare gli adempimenti a suo carico”. Se questo è il quadro generale, “tra i soggetti che hanno dato luogo alle incongruenze più vistose spiccano i concessionari autostradali (nel complesso 28). Infatti, il massimo scollamento nei dati esaminati si è verificato con riferimento a quelli dichiarati dal Concessionario Aspi e dal concedente Mit”. Per Anac “non si può escludere una diversa interpretazione delle voci degli investimenti”, ma neppure “la volontà del concessionario di non fornire questi dati”.

Nella distribuzione gas poi, si riscontra “un numero relativamente contenuto” di gestori che “realizza il servizio per un numero elevato di enti locali”. Questo “sembra determinare una sorta di dumping”, ossia un “rovesciamento delle norme sulla concorrenza”, perché pochi grandi gruppi, “determinando alcuni monopoli di fatto”, rischiano “di incidere indirettamente sulle tariffe”.

Anac osserva che molti concessionari-gestori mostrano una “singolare dislocazione fisica tra la sede legale del concessionario che svolge il servizio e quella degli enti locali titolari delle concessioni che fruiscono del servizio stesso”: una “migrazione” che non appare “riconducibile solo a un aspetto di politica aziendale”. Il quadro generale, che risente di un assetto normativo antecedente al 2000, pone una serie di questioni che l’Authority sottopone al legislatore. Un primo tema “riguarda le tariffe applicate agli utenti finali e gli svantaggi per il mercato derivanti dalla presenza di alcuni possibili monopoli”. “Considerato infatti – rileva l’Anac – che i valori delle tariffe agli utenti sono determinati anche attraverso i costi di gestione comunicati e documentati dagli stessi concessionari, oltre che dai parametri dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas, la situazione attuale rischia di consentire a una limitata platea di concessionari di incidere indirettamente sulle tariffe”. Quanto all’alto numero di concessioni scadute, “le gare dovevano essere avviate almeno un anno prima della scadenza” e invece “allo stato attuale sopravvivono con proroghe sistematiche. ancorché limitate all’esercizio ordinario”. Nel settore gas le norme hanno prorogato le concessioni scadute fino al 2007 e “ormai da diversi anni non vengono pubblicate gare pubbliche per individuare i concessionari”. Dall’atto, infatti, risulta che su 5.142 concessioni in corso di validità, 3.728 (72%) sono scadute.

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