Il suo mancato aggiornamento era stato la piatra dello scandalo negli anni della pandemia, ora il Piano pandemico diventa terreno di scontro tra Stato e Regioni. L’ultimo in ordine di tempo, c’è da dire. Dopo il caso liste d’attesa – e il nodo dei poteri sostitutivi che permetterebbero allo Stato di intervenire in caso di gravi inadempienze regionali – è arrivata infatti dalle Regioni la richiesta di revisione del nuovo Piano, giudicato “eccessivamente discorsivo, ridondante e di difficile consultazione”. La sanità sembra essere diventata un campo minato.
Ma cosa sta succedendo?
Liste d’attesa: strappo fra Regioni e Governo, cosa succederà
Le critiche delle Regioni
La Commissione Salute della Conferenza delle Regioni ha chiesto al ministero guidato da Orazio Schillaci “la revisione e la ristrutturazione del ‘Piano strategico-operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico 2025-2029′”.
Questo perchè il documento, che dovrebbe guidare la risposta del Paese a un’emergenza analoga a quella di Covid-19, sarebbe in definitiva ridondante e, fra le altre cose, privo di “una catena di comando chiara e definita”, “come già ribadito in più occasioni in sede tecnica”, si segnala in una lettera che – a quanto apprende l’Adnkronos Salute – sarebbe ancora in fase istruttoria, in attesa della risposta del ministero. La comunicazione è del 18 aprile scorso e annuncia la convocazione di una riunione tecnica per il 21 maggio.
Le richieste della Commissione per la sanità regionale
La Commissione Salute ha convenuto sulla necessità di “stralciare ‘l’allegato 2 relativo alle azioni regionali'”. Valutando che dovrebbe essere oggetto di un “documento attuativo successivo, concordato con le Regioni ed approvato con Accordo Stato-Regioni”, congiuntamente all’approvazione di “tre documenti attuativi necessari per la programmazione regionale: definizione degli scenari di possibile impatto (es. tasso di ricovero ospedaliero, tasso di ricovero in terapia intensiva adulto e pediatrica, in malattie infettive e nei reparti critici); definizione delle attività sanitarie differibili ed essenziali; definizione degli standard delle dotazioni organiche dei diprtimenti di prevenzione e altre strutture coinvolte”.
La Commissione chiede anche di “stralciare l’allegato 3 che contiene una elencazione di azioni e disposizioni regionali generiche che devono essere piuttosto sviluppate nel documento attuativo sopra indicato”.
E di “specificare meglio l’utilizzo del finanziamento soprattutto per l’assunzione di personale, al fine di rafforzare le strutture regionali che si occupano della preparedness pandemica”. Insomma, non sono poche le criticità per i responsabili della sanità delle Regioni.
La replica del capo della Prevenzione
“Chiederò subito un confronto con la Commissione Salute sulle ultime osservazioni rappresentate” in merito al nuovo Piano pandemico”, ha detto all’Adnkronos Salute Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento Prevenzione del ministero, ricordando che il documento “è frutto di lungo percorso di condivisione anche con le Regioni” e che “le loro richieste sono state in gran parte recepite”.
Campitiello, ricorda anche che “la legge di Bilancio stanzia i fondi necessari per l’attuazione del nuovo Piano”. Ma per l’aggiornamento non resta che attendere.
Virus emergenti e vaccini, i rischi per la sanità
Nell’attesa di un accordo sul Piano (e del varo del documento) forse giova ricordare che i vaccini in 50 anni hanno salvato oltre 150 milioni di vite nel mondo, anche se i progressi sono a rischio.
Il monito arriva da Organizzazione mondiale della sanità, Unicef e Gavi in occasione della Settimana mondiale delle vaccinazioni. Disinformazione, crisi umanitarie e tagli ai finanziamenti stanno mettendo a repentaglio i progressi, esponendo al rischio di malattie prevenibili milioni di bambini, adolescenti e adulti. A testimoniarlo è, ad esempio, il caso del morbillo negli Stati Uniti. Ma anche meningite e febbre gialla sono in aumento.
“I tagli ai finanziamenti per la salute globale – ha detto il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus – hanno messo in pericolo questi risultati faticosamente raggiunti. Le epidemie di malattie prevenibili con un vaccino sono in aumento in tutto il mondo, mettendo a rischio vite umane ed esponendo i Paesi a costi maggiori per il trattamento delle malattie e la risposta ai focolai. I Paesi con risorse limitate devono investire negli interventi a più alto impatto, tra cui i vaccini”. Perchè prevenire in sanità – quando si può – è decisamente meno caro che curare.