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Dazi, Trump insiste sul taglio dei tassi: l’analisi di un economista

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Il presidente Donald Trump ha invitato il presidente della Federal Reserve Jerome Powell a ridurre i tassi di interesse per evitare un rallentamento dell’economia. Tuttavia, “resta da vedere quanto i tagli dei tassi possano effettivamente arginare l’emorragia” nel caso di beni di consumo e case, che sono particolarmente vulnerabili alle tariffe, ha detto un ricercatore.

Inoltre, se Trump dovesse licenziare il capo della banca centrale, la decisione potrebbe ritorcersi contro di lui in modo “spettacolare” (poche ore fa Trump ha assicurato di “non averne alcuna intenzione”, dopo che le sue critiche avevano mandato in tilt i mercati finanziari. “Vorrei vederlo un po’ più attivo” nell’abbassare i tassi, ha però ripetuto il presidente, ndt).

Secondo Neil Dutta, responsabile Ricerca economica di Renaissance Macro, la banca centrale non può risolvere tutto quando si tratta di tariffe e guerre commerciali.

Tenete presente che la Fed non ha davvero gli strumenti per compensare una guerra commerciale”, ha detto Dutta lunedì alla CNBC. “Pensate alle aree dell’economia che la guerra commerciale colpisce di più, come i beni di consumo durevoli o l’edilizia abitativa. Si tratta di settori che sono effettivamente molto colpiti dalle tariffe… quindi resta da vedere quanto i tagli dei tassi possano effettivamente arginare l’emorragia in questi settori”.

L’inflazione è un rischio delle tariffe, ma resta da vedere se siamo di fronte a uno shock una tantum sui prezzi o a qualcosa di duraturo. I dazi possono anche causare un rallentamento, se la spesa dei consumatori e delle imprese diminuisce perché i prodotti diventano più costosi. A causa di questi fattori, la Fed è attualmente in modalità “wait-and-see”. Non può tagliare i tassi di interesse per paura che l’inflazione torni a essere un problema, ma se dovesse diventarlo la disoccupazione, la banca centrale potrebbe non avere scelta.

In ogni caso, secondo Dutta, i tagli ai tassi d’interesse potrebbero non proteggere i beni di consumo o le abitazioni dall’effetto delle tariffe: un rallentamento sarebbe imminente, se non è già iniziato.

Penso che stiamo entrando in recessione”, ha detto. “Ci siamo dentro. Ci siamo dentro”, ha continuato Dutta.

Secondo lui, l’edilizia abitativa sta rallentando ulteriormente, la spesa per gli investimenti sta calando e l’occupazione si sta moderando. L’unica cosa che può impedire all’economia di precipitare in una recessione è un cambiamento politico, ha sostenuto, aggiungendo che “una volta che il genio della fiducia è uscito dalla bottiglia, è davvero difficile rimetterlo dentro”.

“Con il Presidente non si tratta mai di un interruttore acceso e spento, ma di una manopola”, ha proseguito Dutta. “Quindi se spegne il riscaldamento una settimana, può riaccenderlo un’altra. Questa situazione di incertezza continuerà a turbare i mercati, credo, per il prossimo futuro”.

Le acque si sono un po’ calmate dopo la decisione di Trump di mettere in pausa il suo regime tariffario annunciato durante il Liberation Day, che aveva alimentato un crollo dei mercati azionari e obbligazionari. Ma a quasi due settimane da allora, i mercati stanno ancora oscillando, soprattutto per via degli attacchi verbali di Trump contro Powell. Di recente il tycoon ha detto che il licenziamento del presidente della Fed non sarebbe potuto arrivare abbastanza in fretta, e questo ha portato a delle domande sul fatto che Trump possa o voglia effettivamente licenziare il capo della banca centrale.

“Siamo già nello scenario peggiore per l’economia”, ha detto Dutta. Se Trump licenziasse Powell e lo sostituisse con qualcuno di più politicamente flessibile, “questo potrebbe ritorcersi contro Trump in modo spettacolare e mantenere i tassi di interesse a lungo termine ancora più alti di quanto non siano”.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Fortune.com

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