Dopo aver dedicato 250 mln di euro al capitale di rischio nello scorso piano industriale (tra 2021 e 2024), Generali sta per puntare di nuovo sulle startup e l’ecosistema del venture capital. Ne parla Danilo Raponi, Head of Innovation del gigante delle assicurazioni, che è stato tra i protagonisti di due delle iniziative principali del Gruppo sull’innovazione: Generali Ventures, appunto, e il Fondo di innovazione del Leone di Trieste.
Negli scorsi anni Generali Ventures, sostanzialmente un fondo di fondi, ha investito in sei realtà di venture capital, più un investimento diretto in una società di assicurazione, Bolttech. “In futuro continueremo a lavorare nella stessa logica, con un’ipotesi di aumentare l’esposizione sul diretto”, dice Raponi, che sulle tempistiche non si sbilancia. La filosofia finora è stata quella di pochi ticket, ma sostanziosi, e sulle cifre Generali “lavorerà in continuità con l’impegno precedente”.
Il primo fondo da 250 mln
Nel piano industriale 22-24 Generali aveva presentato un fondo da 250 mln per “cogliere opportunità ad alto potenziale nell’insurtech”, mentre venivano investiti 1,1 miliardi nella trasformazione digitale e tecnologica. “Il motore di innovazione”, diceva il Gruppo, univa i progetti interni con “iniziative guidate da partnership”.
Nel nuovo piano industriale al 2027 menzione del venture capital non c’è, perché non è una novità. Nella strategia precedente “era la prima volta che ci aprivamo al venture capital in maniera strutturata”, dice Raponi. “Poter lavorare con fondi specializzati nell’insurtech ci ha permesso non solo di beneficiare dei ritorni di questi investimenti a lungo termine, ma anche di poter avere una vetrina privilegiata sull’insurtech e sul mondo imprenditoriale. Una sorta di scouting”.
Gli investimenti di Generali
I fondi sono Mundi Ventures, specializzata nell’insurtech, ma anche Speedinvest, Dawn, Headline e StepStone. L’ultimo investimento è arrivato a fine 2024: si tratta di Pruven, e Raponi racconta con orgoglio che Generali è il primo player europeo a investire nel fondo di venture del gigante americano Prudential.
Le soluzioni in cui investe il colosso assicurativo potrebbero diventare quelle che adotterà per i suoi milioni di clienti o per le sue migliaia di dipendenti. L’altra iniziativa più importante di Generali è l’Innovation fund, che “opera come fondo interno ma con le logiche del venture capital. Lo usiamo per finanziare progetti di innovazione che arrivano da dentro l’azienda. Quasi sempre sono progetti fatti in collaborazione con startup, e ne abbiamo finanziati più di 200. Il fondo si divide in due: un ‘early stage engine’ finanzia le fasi iniziali e un ‘acceleration engine’ quelle successive”.
Generali, i progetti finanziati
I progetti spaziano un po’ su tutto quello che fa Generali: assicurazioni, asset management, real estate, investimenti, banca. Si va dalla computer vision per l’analisi veloce dei sinistri senza l’intervento umano alle immagini aerospaziali per la determinazione del rischio per le imprese. Ci sono soluzioni di pianificazione finanziaria basate su behavioral finance per incentivare al risparmio e, in Francia, un progetto chiamato ‘rescuing zone’ pensato per i salvataggi in mare di barche in difficoltà che utilizzano strumenti all’avanguardia per il monitoraggio a distanza.
“Proprio in questi giorni c’è stato un salvataggio. È stato anche usato alle Olimpiadi per le gare di vela”, dice Raponi. “Abbiamo collaborazioni con altre due startup per una piattaforma che ci permette di monitorare i rischi di tantissime aziende in Europa, troppo piccole e distanti per essere visitate di persona, normalmente un po’ scoperte. Abbiamo risparmiato decine di milioni di euro in sinistri che altrimenti sarebbero avvenuti”.
L’applicazione preferita da Raponi “è stata lanciata in Germania: una piattaforma finanziaria per i rifugiati per il conflitto in Ucraina. È la prima volta che riusciamo ad offrire dei servizi finanziari su misura per questa popolazione. Siamo riusciti a ridurre i costi delle tecnologie e a diffonderle tramite partnership pubblico-private”.
L’apporto della Gen AI
L’Innovation fund aveva una dotazione di partenza, nel 2020, di circa 30 mln, chè è stata confermata nel nuovo piano, dice il manager. Intanto il Gruppo ha lanciato un’iniziativa con il Mit “che ci permetterà di entrare in contatto con esperti di livello mondiale e accelerare di parecchio l’adozione dell’AI. Con la Gen AI si apre un mondo di applicazioni e facciamo tanti esperimenti che non sono ancora terminati”.
Qualche chatbot è stato già lanciato, ma “quali saranno le cose che faranno veramente la differenza è difficile dirlo”. Generali ha un centro d’innovazione a Zurigo e uno a Parigi, quest’ultimo dedicato al mondo della salute: “Ci sono più di 35 startup con cui cerchiamo attivamente di costruire soluzioni per i clienti – dice il manager – In un paio abbiamo anche investito”.
Costruire Generali Ventures non è stato facile, considerato che quello delle assicurazioni è un settore attento al rischio. “Ma il venture capital fatto bene è un settore redditizio sia direttamente che indirettamente, grazie alle partnership con aziende con cui non riusciresti altrimenti ad entrare in contatto – dice Raponi – In Italia c’è una scarsa conoscenza del settore e una bassa propensione al rischio. Incoraggiare gli investimenti come si sta cercando di fare con gli incentivi è la strada giusta, ma va creato un sottostrato imprenditoriale: se non ci sono startup in cosa investi?”.
I numeri dell’insurtech – Gli ultimi dati italiani mostrano come il mondo ‘corporate’ sia fondamentale per il settore
Gli scorsi anni non sono stati facili per l’insurtech mondiale ed europeo. In Germania il fallimento di una insurtech, Element, ha fatto molto rumore, ed è arrivato in un momento di flessione per tutte le aziende che innovano il mondo assicurativo.
Il finanziamento globale di insurtech è sceso al minimo degli ultimi sette anni nel 2024, in calo del 5,6% su base annua da 4,51 mld di dollari nel 2023 a 4,25 nel 2024, secondo un report di Gallagher Re. Per Raponi è lecito parlare di ridimensionamento, più che di crisi: “Ci sono stati anni in cui i fondi venivano elargiti con valutazioni sproporzionate. Ora è un momento migliore: ci si può focalizzare su opportunità concrete con valutazioni realistiche”.
Intanto in Italia è da notare come a investire sull’insurtech sia proprio il mondo ‘corporate’. Nel 2024, secondo l’Insurtech Investment Index 2024, ideato da IIA ed elaborato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, il 38% delle compagnie analizzate ha effettuato almeno un investimento in startup, segnando un aumento rispetto al 31% del 2023.
Ancora più significativo è stato l’incremento del capitale investito, che ha raggiunto i 38 milioni di euro, un valore dieci volte superiore rispetto ai 3,9 milioni di euro dell’anno precedente. Enorme l’aumento degli investimenti in progetti innovativi interni da parte delle compagnie, che hanno totalizzato 375 milioni di euro nel 2024, registrando una notevole crescita rispetto ai 44,8 milioni di euro del 2023.
Aumenta anche il numero complessivo di operazioni, che passa a 145 iniziative nel 2024, contro le 108 del 2023. Il numero di compagnie che ha avviato almeno un progetto interno rimane stabile, passando dall’82% del 2023 all’85% nel 2024.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia dell’aprile 2025 (numero 3, anno 8)