Per Stellantis “il 2024 non è stato un buon anno. I motivi sono stati in parte di nostra competenza, il che ha reso il risultato ancora più deludente”. Il presidente di Stellantis, John Elkann, ha aperto l’assemblea degli azionisti di Amsterdam con una parziale ammissione di colpa.
Parziale, perché il periodo difficile del Gruppo secondo Elkann è dovuto a un mix di fattori. Dalle scelte politiche di Ue e Usa all’aggressività dei player dell’automotive cinesi, fino ai target irrealistici sulle emissioni. Intanto l’assemblea ha dato via libera al bilancio 2024, con ricavi netti per 159,9 mld e un utile netto pari a 5,5 mld. Dai soci via libera anche al dividendo di 0,68 euro per azione ordinaria.
Il nuovo Ceo
Come fatto negli scorsi mesi, Elkann continua a identificare la nomina di un nuovo Ceo (ha confermato che “è prevista entro la prima metà del 2025”) come una tappa decisiva del futuro di un Gruppo i cui dati di vendita continuano a calare. Nel frattempo, dice, “sono state intraprese azioni importanti e decisive per garantire che Stellantis sia nella posizione più forte possibile quando verrà nominato il nostro nuovo Ceo”.
Il totonomi degli scorsi mesi intanto continua: l’ultimo manager ad essere associato con il futuro di Stellantis da alcune testate specializzate è Wayne Griffiths, l’uomo che ha creato Cupra e che inaspettatamente a fine marzo ha lasciato la poltrona di Seat, gruppo Volkswagen, per seguire “nuove avventure professionali”. Quali, anche secondo il post su Linkedin del manager, non è ancora dato sapere, ma la notizia dell’addio è stata presa come l’ennesima prova del subbuglio vissuto dal settore automobilistico europeo. “Volevo solo farvi sapere che sono felice e più in forma che mai e non vedo l’ora di vedere dove mi porterà il mio destino”, aveva scritto il manager britannico sui social dopo l’annuncio dell’addio.
Due candidati principali in lizza
Tra i vari leader dell’automotive del continente, Griffiths è stato uno dei pochi manager a riportare risultati positivi. Sia le vendite di Seat che quelle di Cupra sono cresciute del 7,5% lo scorso anno.
La testata spagnola ‘La tribuna de Automocion’, citata da diversi siti di settore, ha riportato che Elkann ha incontrato l’ex Ceo di Seat ma che il candidato principale è un altro, quello che ha resistito meglio al totonomi degli scorsi mesi: Antonio Filosa, il responsabile delle operazioni di Stellantis in America.
L’addio a Tavares da Stellantis: ancora polemiche sulla buonuscita
Per quanto riguarda l’addio del vecchio Ceo, Elkann ha detto che “il disallineamento tra il Consiglio di amministrazione e il nostro ceo Carlos Tavares ha portato quest’ultimo a lasciare l’azienda all’inizio di dicembre del 2024. Da allora, il Comitato esecutivo ad interim, che il Consiglio mi ha chiesto di presiedere, ha lavorato con tutti i nostri team nella gestione quotidiana dell’azienda”.
Il crollo dei conti di Stellantis nel 2024: dividendi dimezzati
Sull’addio di Tavares intanto non si fermano le polemiche relative all’assegno staccato da Stellantis: 35 mln di euro tra stipendio (23 mln di euro) bonus e buonuscita, ha calcolato Milano Finanza. E Bloomberg riporta che quei 23 milioni, incassati in un anno di conti deludenti, hanno provocato la rabbia di alcuni investitori, con Allianz Global Investors e Proxinvest che hanno chiesto agli azionisti di votare contro il remuneration report dell’assemblea e la paga troppo “generosa” percepita da Tavares.
Il report è stato comunque approvato dall’assemblea, con oltre il 66% di voti favorevoli.
Stellantis, il pericolo dazi e l’effetto Trump
“Con l’attuale percorso di tariffe dolorose e regolamenti troppo rigidi, l’industria automobilistica americana ed europea è a rischio. Sarebbe una tragedia, perché l’industria automobilistica è fonte di posti di lavoro, innovazione e comunità forti. Ma non è troppo tardi se gli Stati Uniti e l’Europa intraprendono le azioni urgenti necessarie per promuovere una transizione ordinata. Siamo incoraggiati da quanto indicato ieri dal presidente Trump sulle tariffe per l’industria automobilistica”, ha detto il presidente del Gruppo Stellantis.
L’effetto delle parole di Trump si è effettivamente fatto sentire sul titolo, che ora guadagna più del 6% a Piazza Affari.
Le colpe degli altri: l’Ue e le emissioni
In Europa, spiega Elkann, le normative sulle emissioni di CO2 “hanno imposto un percorso irrealistico di elettrificazione, scollegato dalla realtà del mercato. In effetti, i governi europei hanno ritirato, a volte bruscamente, gli incentivi all’acquisto e l’infrastruttura di ricarica rimane inadeguata. Di conseguenza, i consumatori tardano a passare ai veicoli elettrici”.
Intanto “negli Stati Uniti, l’industria automobilistica è gravemente colpita dai dazi”. “Oltre al dazio del 25% imposto sui veicoli – spiega – siamo colpiti da una serie di dazi aggiuntivi, tra cui quelli su alluminio, acciaio e componenti”.
Tra le altre iniziative per reagire al contesto difficile dei suoi due mercati principali, Stellantis ha “ridotto le scorte, responsabilizzato le nostre Regioni e lavorato a stretto contatto con i nostri concessionari, i nostri fornitori e i nostri sindacati”.
L’ombra cinese
Se in Europa e negli Stati Uniti “le scelte politiche e normative hanno messo il nostro settore sotto estrema pressione”, dice il presidente di Stellantis, la Cina “è su un’altra traiettoria. Quest’anno, per la prima volta, il mercato automobilistico cinese sarà più grande di quello americano ed europeo messi insieme”.