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Tumore alla prostata: l’uomo oltre la malattia

tumore alla prostata
Adyen Articolo
Velasco25

Qualità di vita, oltre la radicalità oncologica. Ovvero avere a cuore il paziente e non solo la sua malattia. Due obiettivi semplici, almeno in teoria. Ma non sempre semplici da raggiungere quando si parla di tumore della prostata.

Ogni anno questa malattia viene diagnosticata a oltre 40.000 uomini italiani. Più o meno la metà, secondo i dati, necessita dell’intervento di asportazione della ghiandola prostatica e può andare incontro alle complicanze funzionali che ne possono derivare. Ed è su questi aspetti che occorre lavorare per offrire percorsi di trattamento che offrano un sostegno adeguato ai pazienti anche in ottica di qualità di vita. La morale emerge dal convegno promosso dal gruppo biomedicale DBI e ospitato nei giorni scorso presso l’Institute for Advancing Science (IAS) di Boston Scientific a Milano. 

Gli esperti presenti all’incontro mettono in luce come i progressi nella diagnosi precoce e nei trattamenti consentano di ottenere importanti vantaggi nella gestione della patologia: circa l’80% dei pazienti con un tumore alla prostata guarisce o riesce a convivere con la patologia per lungo tempo (fonte Aiom). Ma la cura, come è stato ricordato più volte durante il convegno, può comportare l’insorgenza di patologie quali la disfunzione erettile e l’incontinenza urinaria.

Ed è un prezzo che urologi e andrologi fronteggiano con terapie farmacologiche, riabilitazione e impianto di dispositivi medici innovativi quali protesi peniene o sfinteri urinari. Ma il ricorso a queste ultime soluzioni, anche se riconosciute come efficaci e risolutive, è complesso in quanto la normativa sanitaria non ne garantisce l’adeguato rimborso e l’inserimento all’interno dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza). A segnalarlo, ricordando come sia importante un più stretto ed efficace rapporto medico-paziente, sono stati alcuni tra i massimi esperti sul tema, come Roberto Carone, già direttore del CTO di Torino e Carlo Bettocchi, direttore Unità Dipartimentale di Andrologia e Chirurgia Ricostruttiva Policlinico e Università di Foggia.

Soprattutto, in questo dialogo che deve andare oltre il controllo della neoplasia ma tenere presente la qualità di vita, occorre che lo specialista “apra” alle prospettive in grado di migliorare il benessere del malato. Dall’indagine Elma Research presentata emerge infatti come esista ancora un livello di soddisfazione limitato per i pazienti in termini di informazioni ricevute sul tema, a fronte di di un 32% dei soggetti che dichiarano di soffrire di incontinenza urinaria dopo l’intervento e più della metà che lamentano problemi di disfunzione erettile.

Disegnare un futuro possibile è stato l’impegno degli esperti. Nell’occasione è stato anche presentato il Position Paper “Recupero funzionale dell’incontinenza urinaria e della disfunzione erettile nel paziente in terapia per tumore alla prostata”, redatto da diversi specialisti del settore.

Sostanzialmente occorre puntare su informazione ed accesso ai centri che possono offrire le risposte per i pazienti, implementando trattamenti uniformi sul territorio ed affiancando ai percorsi oncologici quelli funzionali. Il tutto, in una presa di coscienza ancor maggiore sui Lea, ovvero i Livelli Essenziali di Assistenza, legati alle complicanze funzionali. Le sfide per il futuro, insomma, non mancano. E vanno affrontate. Con risposte su misura per ogni singolo caso e conoscenza, come ha segnalato il presidente di Europa Uomo Claudio Talmelli, analizzando le criticità del sistema e la carenza di strategie che consentano ai malati e alle famiglie di pazienti di puntare sempre di più su una visione davvero olistica del benessere, che vada oltre la radicalità oncologica, primo fattore chiave da non sottovalutare mai. 

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