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I congressmen del Partito Repubblicano contro i dazi di Donald Trump

Partito Repubblicano, il senatore del Kentucky Rand Paul.
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Velasco25 Articolo

I congressmen repubblicani, in privato, esprimono riserve sulla politica tariffaria del presidente Donald Trump.

Rand Paul (R-Ky.)

Il senatore Rand Paul (R-Ky.), che è emerso come voce solitaria a sostegno dell’abrogazione dei dazi, ha detto di aver sentito opinioni simili dai suoi colleghi. Ha definito i mormorii di dissenso come “sussurri silenziosi”.

“Mi sussurrano all’orecchio che il libero scambio è buono”, ha detto martedì alla Cnbc. “Continuate così. Continuate così. Ma non vogliono dirlo pubblicamente per ragioni politiche.”

Da quando Trump ha annunciato tariffe diffuse su quasi tutti i partner commerciali degli Stati Uniti la scorsa settimana, Paul si è detto risolutamente contrario a questa nuova politica commerciale. Il senatore del Kentucky, che è un accanito sostenitore del libero scambio, ha detto di vedere le tariffe come barriere inutili al flusso di merci tra i paesi.

“L’intero dibattito è fondamentalmente arretrato e confuso”, ha dichiarato Rand Paul alla Cnbc. “Si basa su un errore e l’errore è pensare che in qualche modo nel commercio qualcuno deve perdere, che in qualche modo, quando si commercia con qualcuno ci sia necessariamente un perdente e che qualcuno si approfitti di te, pensare che la Cina o il Giappone ti stiano fregando”.

Ted Cruz (R-Texas)

Anche il senatore Ted Cruz (R-Texas) si è espresso contro le nuove politiche tariffarie, dicendo che alcuni consiglieri alla Casa Bianca volevano che le tariffe rimanessero alte come politica standard degli Stati Uniti, cosa che sperava non sarebbe accaduta.

“Se tra 30, 60 o 90 giorni dovessimo trovarci in uno scenario con tariffe americane massicce e tariffe massicce sui beni americani e su ogni altro paese della Terra, questo sarebbe un risultato terribile”, ha detto Cruz, la scorsa settimana, in un episodio del suo podcast Verdict with Ted Cruz.

Quando è stato contattato per un commento sulle osservazioni di Paul, il portavoce della Casa Bianca Kush Desai ha indicato il disegno di legge sul finanziamento del Governo e il Laken Riley Act come esempi della stretta collaborazione dell’amministrazione Trump con il Congresso. L’ufficio stampa di Rand Paul non ha risposto alle richieste di commento su questa affermazione.

I timori del Partito Repubblicano e del movimento conservatore

Sia Ted Cruz che Rand Paul hanno sottolineato che il mantenimento di una politica tariffaria di questo tipo, ha causato uno dei periodi peggiori per il mercato azionario a memoria d’uomo. I due senatori hanno affermato che i repubblicani rischiano una sconfitta alle elezioni di medio termine e oltre se le politiche del Presidente dovessero danneggiare i risparmi degli americani.

Qualunque malcontento privato possa essersi creato tra i membri del Congresso repubblicani è già esploso altrove nella politica del Gop. I think tank conservatori e i principali donatori del Partito hanno apertamente denunciato questa politica tariffaria a partire dal suo annuncio.

L’American Enterprise Institute (Aei), un think tank con sede a Washington che sostiene il libero mercato, ha criticato la politica e il metodo con cui l’amministrazione Trump ha determinato i dazi. Dopo aver letto un promemoria pubblicato dall’ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti, due economisti dell’Aei hanno notato un errore matematico che ha gonfiato le tariffe di circa quattro volte rispetto a quanto avrebbero dovuto essere.

Le critiche dei finanziatori del Gop

Allo stesso tempo, i principali donatori repubblicani hanno criticato la politica tariffaria per il caos che ha causato nei mercati globali.

Il fondatore di Home Depot e mega donatore repubblicano Ken Langone, nel corso di un’intervista al Financial Times, ha definito le tariffe come “una str****ta”. Langone ha anche contestato quella che ha definito un’applicazione arbitraria di aliquote tariffarie specifiche. “Il 46% sul Vietnam? Ma dai. Tanto vale dire loro di non disturbarsi nemmeno a chiamare.”

Altri titani della finanza come Stanley Druckenmiller, fondatore di Duquesne Capital, e Ken Griffin, Ceo di Citadel, si sono espressi contro le tariffe.

Druckenmiller ha dichiarato di non supportare l’introduzione di tariffe superiori al 10%, la soglia minima imposta dalla Casa Bianca. Mentre Griffin, che l’anno scorso ha fatto decine di milioni di donazioni al Gop, ha definito i dazi un “enorme errore politico”. Griffin ha dichiarato anche l’anno scorso il suo scetticismo su questa politica. Poco dopo l’elezione di Trump, a novembre, Griffin ha detto che le politiche tariffarie da lui proposte avrebbero potuto portare a un “capitalismo clientelare” in cui le aziende che si guadagnano il favore del presidente avrebbero ricevuto un trattamento preferenziale.

Lo scontro tra Elon Musk e Peter Navarro sui dazi

Tra le dimostrazioni più notevoli della divisione all’interno dei sostenitori del Presidente c’è lo scontro pubblico tra Elon Musk, che ha donato più di ogni altro individuo per la campagna di rielezione di Trump ed è diventato un consulente chiave nelle misure di riduzione dei costi e Peter Navarro, l’architetto della politica tariffaria del Presidente.

Nonostante il suo stretto rapporto con Trump, Musk è stato poco entusiasta delle tariffe. Secondo quanto riferito, sarebbe intervenuto personalmente per chiedere a Trump di fare marcia indietro su questa misura politica. Navarro, che è un falco in materia di dazi, ha contestato le parole di Musk e ha sminuito la presenza produttiva di Tesla negli Stati Uniti, affermando che l’azienda si rifornisce di molti componenti dall’estero.

Musk, in due post su X pubblicati martedì, ha confutato queste affermazioni e ha definito Navarro “un vero idiota” e “più stupido di un sacco di mattoni”.

Durante un’apparizione pubblica in Italia questa settimana, Musk ha proposto l’azzeramento delle tariffe tra Stati Uniti ed Europa. La proposta di Musk equivaleva a sostenere effettivamente una zona di libero scambio tra l’Ue e gli Stati Uniti.

Rand Paul ha consigliato ai paesi colpiti dai dazi di non adottare contro-tariffe in risposta, dicendo che ciò danneggerebbe ulteriormente il commercio globale. Nel corso delle sue critiche, Paul ha anche messo in discussione parte della logica alla base delle nuove politiche dell’amministrazione Trump. In particolare, ha contestato l’attenzione dell’amministrazione sulla riduzione dei deficit commerciali con altri paesi. “Si potrebbe fare artificialmente questa contabilità tra paesi e dire ‘oh, guarda questo deficit commerciale’”, ha detto Paul. “Ma anche io ho un deficit commerciale con il mio negozio di alimentari”.

L’articolo originale è stato pubblicato su Fortune.com

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