Con la rielezione di Trump, il contesto geopolitico internazionale si presenta sempre più competitivo e dagli equilibri precari. In che modo dovrà muoversi l’Italia per tutelare i suoi interessi economici? Per l’ambasciatore e presidente di Atlantia Giampiero Massolo “dovremo ricercare accuratamente un sistema di alleanze, anche a geometria variabile”. In ‘Realpolitik’, il suo ultimo saggio, Massolo passa in rassegna le principali minacce geopolitiche per l’Italia e il nuovo ‘disordine mondiale’ che si va configurando. Lo abbiamo intervistato a margine di Digit’Ed Impact Talks, ciclo di incontri esclusivi riservati ai responsabili delle risorse umane per esplorare temi di attualità e orientare la leadership in un contesto globale sempre più complesso.
Nel suo libro sottolinea l’importanza di un approccio strategico e realistico alla politica estera. Come dovrebbe muoversi l’Italia per tutelare i propri interessi economici e geopolitici?
Dovrebbe giocar bene le carte a sua disposizione, ricercando accuratamente un sistema di alleanze, anche a geometria variabile, che non la lascino sola di fronte a una contingenza internazionale sempre più complicata.
L’Occidente, dopo aver dominato lo scacchiere geopolitico per secoli, sembra entrato in una crisi quasi irreversibile, qual è il nuovo ordine mondiale che si sta configurando?
Credevamo di passare dall’ordine mondiale liberale, a primato occidentale e contraddistinto dal libero mercato, a un ordine bipolare Stati Uniti-Cina. Ma così non è stato. C’è stata l’invasione russa dell’Ucraina, che ha provocato l’emersione di politiche di potenza e di un Sud globale che, ancorché in maniera disomogenea, cerca di imporre la propria voce.
Come definirebbe l’approccio di Trump alla politica estera?
Come la sublimazione dell’idea della politica di potenza, del ritorno alle sfere di influenza. Trump è disposto a riconoscere l’ambizione degli altri, in particolare di Cina e Russia, ma solo fintanto che non interferiscono con la sua. Il mondo che ci aspetta è quindi un mondo in cui dovremo fare la pace attraverso la forza.
Ha ancora valore oggi il diritto internazionale?
Credo di sì: i progressi che abbiamo compiuto sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna però considerare che il diritto internazionale si basa sul principio dell’effettività ed è ancora un diritto primitivo. Come primitiva è la comunità internazionale. Nella fase storica che ci troviamo a vivere ciò appare con maggiore evidenza rispetto al passato.
Che ruolo può giocare l’Unione Europea per mantenere una posizione di rilievo?
Credo che intanto debba rafforzarsi. Strutturare meglio la propria difesa e la propria sicurezza rappresenta al momento una priorità. In secondo luogo, dovrebbe evitare di procedere in ordine sparso. Infine, dovrebbe proporre agli Stati Uniti un nuovo patto, che ci garantisca qualcosa in cambio della disponibilità a seguire le direttive americane.
Si parla sempre più spesso di guerra delle competenze. Quali leve può azionare l’Italia per attrarre e preservare i talenti più qualificati?
Facendo network tra i tanti talenti sparsi per il mondo, mettendoli in collegamento. Dobbiamo fare leva sullo straordinario capitale umano che abbiamo in ogni angolo del mondo.