Nonostante i progressi e le politiche di inclusione, tornare al lavoro dopo un tumore rappresenta ancora una sfida. Anche nel settore delle tecnologie. A raccontarlo è una ex manager del tech, ‘in panchina’ ormai da 432 giorni dopo essersi presa del tempo per concentrarsi sulla cura del cancro.
E questo nonostante avesse oltre un decennio di esperienza e persino il figlio dell’ex Primo Ministro britannico Tony Blair fosse elencato come datore di lavoro sul suo curriculum.
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La storia di Amy
Amy McClelland aveva solo 31 anni quando le è stato diagnosticato un cancro al seno in stadio 2, un carcinoma duttale invasivo, il 14 marzo 2024. Nonostante molte aziende oggi declamino i loro benefit inclusivi, compresi i gruppi di supporto per il cancro, McClelland afferma che la diagnosi ha ucciso le sue prospettive di carriera e che le è stato persino chiesto di lavorare gratis.
“Sono stata costretta a lasciare la mia carriera per concentrarmi sulla cura del tumore e, a quanto pare, rientrare nel mondo della tecnologia con esperienza come dirigente senior è l’ostacolo professionale più duro che potessi incontrare”, ha rivelato la scorsa settimana su LinkedIn. “In 4 mesi ho presentato 108 candidature, ho sostenuto 9 colloqui e non ho avuto successo”, ha continuato.
“Interrompere la mia carriera per lottare per la mia vita è qualcosa che non mi sarei mai aspettata di fare a 31 anni. È come essere lanciati nello spazio senza appigli, dopo un decennio di duro lavoro”. Prima della diagnosi, McClelland aveva scalato i vertici aziendali fino a ruoli dirigenziali senior, in importanti canali televisivi come Channel 4 e startup tecnologiche, incluso Multiverse, il primo unicorno edtech del Regno Unito.
Ora sta affrontando la realtà: rientrare nel mondo del lavoro dopo una pausa per concentrarsi su chemioterapia e intervento chirurgico, come consigliato dal suo oncologo. “Non credo di aver realizzato quanto sarebbe stato difficile” rientrare, “ma non era nemmeno una considerazione da fare in quel momento”, racconta McClelland a Fortune. “O facevo questa cura contro il cancro e ottenevo il miglior risultato possibile, o morivo”. “Ora che sono qui, sono scioccata da quanto sia difficile” tornare al lavorare.
La proposta: lavorare gratis
Nonostante i suoi 14 anni di esperienza, di cui 5 anni di leadership senior in 4 Paesi e 3 continenti, la manager è stata costretta a ricominciare da zero: ci si aspettava che facesse domanda per tirocini non retribuiti in stile neolaureato.
Un vecchio collega ha recentemente contattato McClelland. “Ho pensato, è incredibile e poi nella conversazione è emerso che non avevano soldi per pagarmi”, ricorda. “L’hanno presentata come una proposta del tipo ‘per rimetterti in piedi e farti abituare di nuovo a lavorare'”.
“L’ho trovato piuttosto offensivo, perché questa persona è qualcuno con cui mi piaceva lavorare, ma stava insinuando che, poiché ho avuto un tumore, ho anche dimenticato come si lavora, il che è ridicolo“.
Anche dopo aver raccontato la sua esperienza, le sono arrivate altre “opportunità” non retribuite. “Ho un decennio di esperienza con marchi riconosciuti a livello mondiale e ora sono tornata al punto di partenza: mi è stato detto che avrei dovuto lavorare gratis”.
Parlare o no del tumore?
Da quando l’ex manager ha rivelato la sua diagnosi su LinkedIn la scorsa settimana, il post è diventato virale. “Mi sono creata delle opportunità, perché ho detto che avevo bisogno di aiuto”, dice McClelland, aggiungendo di aver persino risentito gli stessi responsabili delle assunzioni che in precedenza avevano ignorato le sue candidature.
“Ci sono almeno quattro o cinque persone che sono venute da me e mi hanno detto: ‘Stiamo effettivamente assumendo per questo ruolo in questo momento’. E io controllo, torno da loro e dico, ‘Sì, in realtà ho fatto domanda per quello il mese scorso e sono stata respinta nel giro di un paio di giorni'”.
Effetto LinkedIn?
“Per me è incredibile questa reazione umana su LinkedIn: mi vedono come una potenziale candidata”, aggiunge. Sebbene la trasparenza sulla salute abbia creato conversazioni positive e potenziali opportunità di carriera in questa occasione, non è sempre stato così: McClelland, che è alla ricerca di lavoro da Natale, afferma di aver scritto in precedenza post simili e di averli rimossi dopo aver fatto il punto sul fatto che potevano influenzare negativamente le sue prospettive di lavoro.
Tumore e lavoro
“Penso – riflette Amy McClelland – che il tumore sia una cosa enorme e molto varia. Se non ci hai mai avuto a che fare, sembra enorme e insormontabile. Quando in realtà, a seconda di dove si trova una persona con il suo trattamento, è molto gestibile”.
“Alcuni recruiter mi dicono che in realtà è meglio non parlarne finché non hai già firmato un contratto, rivelando solo dopo che hai bisogno di supporto perché tecnicamente il cancro è classificato come una disabilità”.
L’articolo originale è su Fortune.com
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