Il fenomeno dei viaggi (organizzati) a sorpresa non è più una sorpresa. Vale tuttavia la pena tornare a parlarne poiché ogni trend non effimero può dire parecchio del comparto travel in generale, delle sue dinamiche e di come certe nicchie di mercato possono gradualmente farsi globali anche se non (ancora) mainstream.
Questo segmento “mistery” è nato una dozzina di anni fa, con una manciata di visionari che hanno scommesso su viaggi di nozze e destinazioni sconosciute fino a pochi giorni (a volte ore) dalla partenza.
In quegli albori prossimi, eppure remoti, promessa di sorprese e garanzia di stupore sono sufficienti a stimolare un vecchio bisogno con nuove risposte, non occorre altro: la travel company pensa a tutto (spostamenti, pernottamenti e pasti, attività) col cliente che deve occuparsi soltanto di bagagli e passaporto.
Intermediazione dadaista, conto alla rovescia verso l’esotico inesplorato, delega in bianco (o quasi). Tutto possibile soltanto con un’interlocuzione personale e guidata dal travel designer.
A scorrere la lista dei soggetti più attivi per i viaggi, parecchi pionieri, qualche emergente, molti “boutique”, salta all’occhio che si tratta quasi sempre di agenzie specializzate create da viaggiatori (perlopiù viaggiatrici) seriali in cerca di sfide. Con sé e con un numero crescente di competitor in un ecosistema economico complesso.
Blind Experiences
Nel 2016 Chiara Mascarucci insieme a due partner fonda Blind Experiences, una realtà di “avventure su misura in cui il vero lusso è la sorpresa”. A partire dalla destinazione, ovviamente. E da attività allo stesso tempo immersive e imprevedibili.
L’incognita non può stare però solo sul lato dell’offerta, la domanda stessa va compresa nel profondo. O no? “In questi dieci anni abbiamo ampliato e diversificato.
Oltre ai prodotti Honeymoon e Family anche Legacy (per intrecciare le storie di generazioni diverse)”. Ed Expedition. “For women only, il più recente pacchetto di viaggi, ideato per stimolare la crescita personale attraverso condivisione autentica e trasformativa”.
Lontano da casa e dai cliché. Al centro resta così, per Blind Experiences come per molti degli altri, la miscela-base dei viaggi a sorpresa: distacco (dalla logistica di pianificazione e gestione) come premessa alla connessione con i contesti. E, sempre di più, tra i compagni di viaggio. Una tendenza in linea con gli slanci del turismo rigenerativo che fa leva sui due significati di engagement: interazione, impegno.
Pack Up+Go
Il modello di Pack Up+Go, uno degli attori più longevi e consolidati nel mondo dei viaggi a sopresa, messo in piedi da Lilian Rafson nella natìa Pennsylvania, è quello standard: il cliente compila un questionario, indica il budget massimo che intende spendere e poi resta in attesa di ricevere una ‘surprise envelope’ con istruzioni su meteo e altri (pochi) indizi.
Sul posto la scoperta continua, distillata pian piano, con comunicazioni personalizzate cadenzate. Si può optare per una formula meno audace – meta non sconosciuta, esperienze in loco comunque pensate da Pack Up+Go, oppure per combinazioni intermedie.
Altri player europei
Anche gli olandesi di Srprs.me declinano il bilanciamento decisione-scelta con diverse linee di viaggio, da quella in cui si fissa il dove ma non il come a quella più su misura e meno controllata dal viaggiatore.
Il mantra di Journee, britannici doc, sede a Londra, “Unplan your next trip”, echeggia con un invito rivolto a giovani in cerca di evasione e a viaggiatori navigati non ancora stanchi di novità: svago, gusto del non convenzionale, avventura. Idem (più o meno) con Guess Where Trips, per day trip in Canada e negli Stati Uniti: una sorpresa dopo l’altra, una al giorno.
Da scegliere immaginando le suggestioni e viceversa. Con Flykube e Drumwit, entrambi spagnoli, si replica a soggetto ma su scala maggiore: range di personalizzazione modulare, a metà strada tra proposta su misura e da catalogo, interazione semplificata in pochi passaggi, meno decisioni attive e più scelte da opzioni pre-set.
Lusso, esclusività e iper-personalizzazione
Un orientamento promosso anche da Waynabox: entrato da poco in quest’arena, si concentra sulla componente menu declinando la dimensione mistery in una formula analoga a quella delle SmartBox.
C’è poi Black Tomato, uno dei primi player ad aver creduto in questo settore. Propongono anche altro, concentrati su lusso, esclusività e iper-personalizzazione. Restiamo in tema (operatori generalisti con linee mistery ad hoc) e torniamo in Italia: per Onivà pacchetti su misura, a sorpresa e non, principalmente per le coppie.
Sul mercato, azzardiamo, resterannvo due tipologie di operatori: quelli “artigianali” alle prese con dialogo diretto, specializzato, mirato, continuo, e i “grossisti” che possono trarre vantaggio dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale.
Insomma: alchimia umana di contatto e algoritmi ibridi di proposta. Tra i cinque megatrend sui viaggi, tracciati qualche mese fa da Laura Rolle di Blue Eggs per il 2025 due saltano all’occhio: Deep Me (#1) e Lucid Madness (#3).
La chiave sta forse (anche) lì, ad ognuno il proprio personalissimo mix di scelta e intuizioni, coraggio e prudenza. Pare ormai evidente che l’incognita in sé funziona sempre meno, il wow non basta, serve un why. Anzi, una serie di why da ribadire. Perché no?