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L’AI al posto dei programmatori? Cosa ne pensano i Ceo

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Velasco25 Articolo

L’amministratore delegato di Anthropic, Dario Amodei, questa settimana ha fatto una previsione audace secondo cui si potrebbero perdere migliaia di posti di lavoro nel settore dello sviluppo di software, che storicamente vanta una crescita record.

In soli tre o sei mesi, l’intelligenza artificiale scriverà il 90% di tutto il codice prodotto, ha dichiarato Amodei al Council on Foreign Relations. “Tra 12 mesi, potremmo trovarci in un mondo in cui l’AI scriverà essenzialmente tutto il codice”.

I programmatori dovranno ancora essere presenti per dettare condizioni, parametri e obiettivi specifici, ma secondo Amodei anche questo compito potrebbe presto essere affidato alla tecnologia.

“Finché ci saranno queste piccole parti del lavoro riservate a un programmatore umano (e che l’AI non è in grado di fare), penso che la produttività umana sarà effettivamente migliorata”, afferma Amodei. “Ma d’altra parte, credo che alla fine tutte queste piccole isole saranno eliminate dai sistemi di intelligenza artificiale”.

Semmai l’AI sarà in grado di fare tutto ciò che gli esseri umani possono fare, per Amodei comunque non tutto è perduto. Si aprirà un’era di riflessione profonda su come rendere il capitale umano il più ricco di risorse.

“Dobbiamo pensare all’utilità e all’inutilità in modo diverso rispetto al passato”, afferma. “Il nostro attuale modo di pensare non è sostenibile”. Non tutti però sono d’accordo con la severa valutazione di Amodei.

I Ceo sono divisi sull’impatto dell’IA

Arvind Krishna, Ceo di IBM, ha una visione più conservatrice e martedì ha dichiarato al pubblico del SXSW di non essere d’accordo con le tempistiche e i risultati di Amodei.

“Penso che la quota da considerare sia più vicina al 20-30% del codice scritto dall’AI, non al 90%”, ha detto Krishna. Aggiungendo poi che ci sono casi d’uso semplici in cui, sì, la programmazione automatizzata avrebbe senso, ma molti altri complicati in cui non ne avrebbe.

Krishna è ottimista anche sui programmatori. Poiché l’AI è in grado di aumentare drasticamente la produttività di un dipendente, può portare a guadagni aziendali ancora maggiori.

“La storia ha dimostrato che le aziende più produttive guadagnano quote di mercato e quindi possono fornire più prodotti, il che consente di ottenere più quote di mercato”, afferma.

Mark Zuckerberg ha espresso un’opinione simile. In una conferenza stampa, a gennaio, ha dichiarato che il 2025 sarà l’anno in cui un agente AI di ingegneria del software avrà “capacità di codifica e di risoluzione dei problemi pari a quelle di un buon ingegnere di medio livello”. Anche se un cambiamento radicale potrebbe non avvenire prima dell’anno prossimo, Meta spera di essere l’azienda in grado di introdurre l’innovazione.

Secondo l’amministratore delegato di Google Sundar Pichai, oltre il 25% del nuovo codice dell’azienda è già prodotto dall’intelligenza artificiale.Google è però anche uno dei tanti grandi nomi della tecnologia che di recente hanno subito una massiccia riduzione della forza lavoro.

Anche Intel e Tesla sono tra le aziende che hanno tagliato oltre 10.000 dipendenti negli ultimi due anni. Il Bureau of Labor Statistics statunitense prevede che il settore dello sviluppo software crescerà del 17% tra il 2023 e il 2033.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

Foto CHESNOT/GETTY IMAGES

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