Dal 13 marzo arriva nelle sale “Dreams”, il film vincitore poche settimane fa dell’Orso d’Oro a Berlino, uno dei festival di cinema più prestigiosi a livello internazionale. A distribuire “Dreams” in Italia (primo titolo della trilogia delle relazioni composta dalle pellicole “Sex, Dreams, Love” che affrontano le diverse sfaccettature delle relazioni moderne) sarà Wanted Cinema, da sempre attenta al cinema di qualità che riflette tematiche fortemente attuali, diretto da autori “underdog”, donne, nuovi talenti e cineasti tra i più brillanti della scena contemporanea, come in questo caso, il norvegese Dag Johan Haugerud. Incontriamo Anastasia Plazzotta, appassionata e battagliera CEO di Wanted Cinema, mentre il suo “No other land” vince l’Oscar per il miglior documentario.
Plazzotta, cosa si prova a vincere l’Orso d’Oro a Berlino?
Qualcosa di eccezionale per chi è coinvolto nel panorama cinematografico. Nel caso di “Dreams” il senso di appagamento è amplificato da questi fattori: il film è stato scelto già tanti mesi fa, con fervore e totale adesione al progetto e alla visione dell’autore, senza contare sulla notorietà di un regista affermato, ma puntando invece su uno scrittore-regista sensibile, capace di esplorare le sfumature più intime dell’animo umano con un realismo autentico e una straordinaria originalità. Quando si ottiene un trionfo con una pellicola che ti tocca nel profondo, la gratificazione è incommensurabile.
Vincere con l’opera di un cineasta consolidato presenta una dinamica differente.
La vittoria può essere il frutto di un insieme di fattori ponderati con attenzione, come la fama del regista, recensioni favorevoli, analisi critiche e calcoli meticolosi. In tali situazioni, sebbene l’orgoglio e l’emozione presumo siano comunque immensi, la sensazione credo risulti meno appagante ed emotivamente coinvolgente perché più determinata da un gioco di equilibri e valutazioni. Più testa e meno cuore. Il valore di questa vittoria si arricchisce ulteriormente per il fatto che, tra i numerosi distributori europei del film, siamo stati gli unici a decidere di portare al cinema per primo “Dreams” e solo successivamente gli altri della trilogia, programmando l’uscita subito dopo il Festival di Berlino. Dag Johan Haugerund è rimasto incuriosito da questa scelta ma ci ha lasciato fare e questa si è rivelata una buona intuizione.
“Dreams” è, infatti, parte della trilogia delle relazioni composta dalle pellicole “Sex, Dreams, Love” che distribuirete nel corso dei prossimi mesi. Come è riuscita ad intercettare il talento di questo autore rivelazione assicurandosi questi titoli?
Mi sono lasciata guidare dal mio gusto personale e dal mio istinto. Il primo film presentato un anno fa a Berlino è stato “Sex”. L’ho trovato estremamente interessante. Affronta il tema della mascolinità, mettendo in discussione molte convenzioni e invitando a liberarsi dai pregiudizi, a pensare in modo indipendente, rompendo gli strati delle strutture sociali oppressive. Un punto di vista originale, ancor più significativo se si considera che le riflessioni su queste dinamiche, sul patriarcato e sui condizionamenti sociali, sono quasi sempre trattate ultimamente da una prospettiva femminile. Leggendo il manifesto di Wanted, si percepisce chiaramente come un film di questo tipo si inserisca perfettamente nella nostra linea editoriale che, come sottolinea il nostro manifesto, mira a “liberarsi dai pregiudizi, scuotere le convinzioni, ribaltare i punti di vista” e, in ultima istanza, idealmente, cambiare il mondo, o perlomeno tentare di farlo.
Nonostante l’assenza di un cast e di un regista noti ha creduto quindi lo stesso nel progetto.
Fin dal principio. Dopo aver acquisito il primo film della trilogia, naturalmente ci è stato proposto anche il secondo, “Love” che è stato selezionato in concorso al Festival di Venezia. Avevo avuto una buona intuizione: il regista stava crescendo. A quel punto, il rischio si è spostato sull’aspetto imprenditoriale, poiché un film in concorso a Venezia comporta un costo di acquisizione significativo, e inevitabilmente tutti i distributori lo notano e molti ne sono attratti. Ho lottato con determinazione per ottenere i diritti, contro chi cercava di acquisirlo al posto mio, e ho deciso di investire senza esitazione anche in “Dreams”, convinta che il regista non avrebbe deluso le aspettative.
Wanted ha da poco festeggiato i 10 anni di attività, possiamo dire che questo film e questa trilogia consacrano definitivamente una realtà indipendente come la sua con un forte focus sul cinema d’autore e di qualità?
Sì, possiamo dire che il film e la trilogia a cui si fa riferimento rappresentano un punto di svolta fondamentale per la realtà indipendente di Wanted, consolidando la sua posizione nel panorama cinematografico. Festeggiare i 10 anni di attività con un progetto di tale portata segna sicuramente un momento importante nella sua evoluzione, soprattutto considerando la sua capacità di mantenere un forte focus sul cinema d’autore e di qualità. Questo tipo di approccio, che pone l’accento sulla ricerca artistica e sulla profondità narrativa, permette a Wanted di distinguersi e di affermarsi definitivamente nel settore, dimostrando che anche nel cinema indipendente è possibile realizzare opere con una forte identità e con un impatto duraturo. Tuttavia, il contesto italiano è molto diverso rispetto ad altri paesi europei, e l’Italia rappresenta un’anomalia per quanto riguarda il sistema di supporto al cinema indipendente.
Ci spieghi meglio.
In Italia non esiste un vero e proprio sostegno per i distributori indipendenti che programmano cinema d’autore europeo, con il sistema che si concentra principalmente sul tax credit per il cinema italiano. Senza un sistema cinema più coeso e senza un miglior accesso alle sale, le realtà come la nostra rischiano di rimanere sempre in equilibrio su un filo sottile. In qualità di membro del board di Europa Distribution (che riunisce la maggior parte dei distributori indipendenti europei, ndr), ho una visione chiara delle realtà distributive negli altri paesi europei, e posso affermare con certezza che in molte altre nazioni c’è un supporto più strutturato per le distribuzioni indipendenti e l’accesso alle sale dipende solo e unicamente dalla bontà dell’offerta. Bisogna lavorare sulla creazione di spazi nuovi indipendenti per questi film e garantire che le sale possano programmarsi autonomamente senza subire ingerenze. Solo in questo modo, con un vero supporto pubblico e l’eliminazione di limitazioni imposte da altri attori del mercato, sarà possibile consolidare una distribuzione indipendente e garantire la crescita di realtà come la nostra.
Quanto è importante che le sale tradizionali e i grandi circuiti collaborino con realtà indipendenti come Wanted per offrire maggiore scelta ai propri clienti-spettatori?
È assolutamente essenziale che le sale cinematografiche, comprese quelle appartenenti ai grandi circuiti, collaborino in modo ancora più stretto con i distributori indipendenti, rispetto a quanto avvenuto finora. Avere accesso alle sale in modo tempestivo è fondamentale, perché consente di pianificare la promozione dei film con un anticipo adeguato, evitando di scoprire solo all’ultimo in quali e quante sale il film sarà proiettato. Questo tipo di incertezze non agevola una promozione efficace, impedendo ai distributori di lavorare al meglio per raggiungere il pubblico e valorizzare i film per cui hanno investito con grande impegno e rischi.
E quanto è indispensabile un circuito virtuoso di sale indipendenti e di prossimità che permetta anche ai distributori di essere sostenuti dallo Stato per permettere a film passati ai maggiori festival di poter rimanere in sala anche a prescindere dagli incassi?
È cruciale che si crei un circuito virtuoso che coinvolga anche le sale indipendenti e di prossimità, che possono svolgere un ruolo chiave nella diffusione di film che altrimenti rischierebbero di non trovare spazio. Queste sale non devono chiudersi alle proposte dei medi e piccoli distributori, che purtroppo non sempre hanno la stessa forza commerciale ma che si fanno portatori di film di valore, di alta qualità e spesso di grande originalità. Lo Stato ha un ruolo fondamentale nel sostenere questo processo. Se è vero che le sale che proiettano cinema d’essai ricevono dei contributi per il loro impegno nella programmazione, allo stesso modo i distributori che acquisiscono questi film, li portano in sala e investono in attività promozionali, dovrebbero ricevere un sostegno adeguato. È importante capire che il cinema di qualità, che è un patrimonio culturale di inestimabile valore, deve essere preservato nella sua diversità e pluralità. Non possiamo pensare che l’intera industria cinematografica possa reggersi solo su logiche commerciali, perché altrimenti rischiamo di perdere voci nuove, autori emergenti e opere d’arte che arricchiscono il nostro panorama culturale.
Rimanendo sul tema delle sale: cos’è il Wanted Clan?
Il progetto “Wanted Clan” è nato nel 2016 con l’intento di creare in città non solo una sala cinematografica, ma uno spazio culturale di aggregazione, un luogo accogliente dove poter discutere di cinema, incontrarsi e confrontarsi, sia con i gestori che tra i partecipanti. Volevamo offrire un ambiente dove, oltre al cinema, la musica e un sorso di birra, si trovassero sorrisi, competenza e una presentazione accurata dei film e degli eventi in programma. Grazie a un crowdfunding civico promosso dal Comune di Milano, siamo riusciti a testare la nostra idea e, negli anni, abbiamo cambiato sede, affrontando anche una breve parentesi sfortunata causata da un atto fraudolento che ha provocato danni ingenti. Oggi, con una programmazione concentrata nel weekend, possiamo dare respiro ai nostri film, permettendo loro di trovare il pubblico giusto. Quando altre sale cinematografiche smontano i film, noi possiamo mantenerli in cartellone più a lungo, facilitando il passaparola e dando loro più tempo per attrarre spettatori. Ci piace anche offrire uno spazio alternativo per festival e realtà cittadine, oltre a dare visibilità a opere di registi esordienti che, senza distribuzione, desiderano confrontarsi col loro primo pubblico. Sebbene ci si sia appena trasferiti nella nuova sede, stiamo lavorando per integrarla meglio nel quartiere e sviluppare ulteriori attività e rassegne. Il cinema di quartiere, nella sua forma ideale, dovrebbe essere diffuso capillarmente sul territorio cittadino, ma la sua gestione comporta diverse difficoltà, soprattutto per la passione e la dedizione necessarie, oltre agli elevati costi legati agli affitti, alle utenze e al personale. La nostra sfida attuale è trasformarci da un club riservato ai tesserati in una vera e propria sala di pubblico spettacolo. Tuttavia, la burocrazia e le normative di sicurezza in Italia sono particolarmente stringenti, rendendo il processo complesso e lungo.
Rimarrà localizzato solo a Milano o potrebbe essere un format replicabile anche in altre città come una sorta di “franchise” sotto la sua regia?
Ho sviluppato un altro progetto che è pronto per essere avviato, ma non posso gestirlo personalmente. Ho troppo lavoro da fare. Abbiamo in corso anche dei progetti di produzione! Quando troverò un altro “animo folle e visionario” che creda nel progetto tanto quanto me glielo affiderò, perché possa prenderlo in carico.
Quali altri film distribuirete in sala da qui all’estate?
Abbiamo attualmente in programmazione il film vincitore del Festival di Rotterdam, “Fiume o morte”, un altro premio importante e inaspettato che arricchisce un inizio d’anno particolarmente fortunato. In sala anche “No Other Land,” in gara agli Oscar, che speriamo continui il suo percorso di successo. Il 13 marzo sarà la volta di “Dreams”, vincitore dell’Orso d’Oro, seguito dal film documentario “Agent of Happiness – Il Bhutan e la Felicità”, che esplora il concetto di felicità nel Bhutan, un paese che ha adottato la “felicita interna lorda” come indice di prosperità. Proseguiremo con il film norvegese “Anatomia di un addio (Loveable)”, l’opera di una regista emergente che ha ottenuto numerosi premi internazionali. Il film analizza con intensità i sentimenti e la riscoperta di sé dopo una crisi esistenziale profonda. L’ho adorato. Un vero colpo di fulmine per me. A fine aprile, arriverà il secondo capitolo della trilogia “Love”, seguito poi dal terzo, “Sex”. A maggio, presenteremo anche “La mia vita finché capita”, un documentario su Mauro Corona, scrittore e alpinista, che riflette sulle sfide e le bellezze della sua vita e della sua filosofia. Infine, dalla selezione di Cannes, “Volveréis”, un’intelligente commedia che intreccia temi di famiglia, relazioni e tradizioni, riflettendo sul ciclo della vita e della morte. In uscita anche il documentario “Wisdom of Happiness”, in occasione del settantesimo compleanno del Dalai Lama, che esplora la sua filosofia sulla felicità, sulla saggezza, sul perdono e sulla pace interiore. Il film verrà accompagnato in Italia dal suo produttore Richard Gere.
Dove trovare i vostri titoli una volta usciti dal circuito delle sale?
Collaboriamo strettamente con MyMoviesOne e MUBI, grazie alle quali molti dei titoli menzionati saranno disponibili in anteprima e in esclusiva dopo lo sfruttamento sala. Una selezione di nostri titoli si trova anche su RaiPlay. Dopo il periodo di eventuali esclusive, tutti i nostri film sono accessibili in modalità TVOD su tutte le piattaforme nazionali e internazionali, nonché sul nostro sito wantedcinema.eu, che funge anch’esso da piattaforma on demand.