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Medicina: che cosa cambia con l’addio al test

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Adyen Articolo
Velasco25

Ricordate l’emozione, la folla e le attese degli studenti con il sogno del camice bianco? E poi, all’uscita, la ridda di quesiti improbabili, gli errori e le polemiche che ogni anno alimentavano il business dei ricorsi? Ora finalmente ci siamo: con 149 voti a favore e 63 contrari la Camera ha approvato in via definitiva la legge delega per la revisione delle modalità di accesso in Italia ai corsi di laurea magistrale in Medicina e chirurgia, in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria.

Una novità attesa dai ragazzi ma anche, con qualche timore, dai professori e dai rettori degli atenei. “Finalmente Medicina volta pagina”, ha commentato su X il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. “Superiamo il numero chiuso e diciamo addio ai test d’ingresso che per troppo tempo hanno spento i sogni e le ambizioni di tanti ragazzi. L’Università non si presenta più con l’odiosa dicitura ‘numero chiuso’, ma apre le proprie porte per formare chi desidera diventare medico”.

La bocciatura dei camici bianchi Anaao

Tutto bene, dunque? “Finalmente si è eliminato il test a quiz per entrare a Medicina”, ha commentato su X Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova e professore ordinario di Malattie infettive all’università di Genova.

Di tutt’altro tenore il commento dei medici ospedalieri. “Inizia la nuova pletora medica, che vuol dire più neolaureati nel 2032 e meno qualità formativa. Il tutto sbandierato come abolizione del numero chiuso che, di fatto, non c’è”, ha commentato il segretario nazionale dell’Anaao Assomed Pierino Di Silverio. Ma cosa cambia davvero per gli aspiranti medici?

Le nuove regole per Medicina

Vediamo allora le nuove regole. Niente test per i maturandi: l’iscrizione al primo semestre dovrà essere libera, mentre al secondo si accede in base al conseguimento di tutti i crediti formativi universitari stabiliti per gli esami di profitto del primo semestre, da svolgere secondo standard uniformi, e alla collocazione in posizione utile nella graduatoria di merito nazionale.

Che succede se si resta fuori

In caso di mancato accesso al secondo semestre, i crediti formativi verranno comunque riconosciuti per consentire agli studenti il proseguimento in un diverso corso di studi tra quelli di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria. Il Governo dovrà adottare entro un anno i decreti legislativi.

Lo sbarramento al secondo semestre e la sede

Il primo semestre vedrà esami e didattica standardizzati per tutti a livello nazionale. Ciò, secondo il ministero dell’Università, permetterà di avere “pari condizioni di valutazione” e “omogeneità nella graduatoria nazionale di merito”. Chi riuscirà a collocarsi meglio nella graduatoria nazionale avrà la precedenza nella scelta della sede.

Una scelta che, spiegano dal ministero, “si baserà in primis sulla posizione nella graduatoria, sulla preferenza indicata dallo studente e, infine, sulle disponibilità dei posti dell’Ateneo” selezionato.

Il dibattito sulla riforma

In questo modo per Bernini “in 7 anni le Università italiane formeranno 30mila medici in più, sostenute da maggiori risorse finanziare. Un investimento che rafforza il nostro sistema sanitario e continuare a garantire una formazione d’eccellenza”.

Troppo tardi, sostiene Di Silverio. “L’esercito di camici bianchi che bussa alle porte delle facoltà di Medicina nel 2025 (nel 2024 sono stati 70.000) entrerà nel mercato del lavoro non prima del 2035. Inoltre, ben sapendo che nel nostro Pese l’ingresso in ospedale è subordinato alla specializzazione, avremo sempre il problema delle borse di studio che ad oggi sono 14.000. Cosa ne faremo delle migliaia di colleghi che rimarranno fuori da questi paletti? Forse il governo avrà già pronte le valigie per spedirli in altri Paesi d’Europa e del mondo mentre i meno fortunati rimarranno in Italia a foraggiare il privato”, conclude il leader Anaao, ricordando lo studio secondo il quale “nel 2032 avremo 60mila colleghi in cerca di lavoro”.

La posizione del presidente dei medici

Più possibilista il numero uno dei medici italiani. “Prendiamo atto della decisione del Parlamento – dice all’Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli Odontoiatri (Fnomceo) – ora ci aspettiamo di collaborare con la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, nella definizione dei decreti delegati con l’obiettivo di salvaguardare i diritti dei giovani che si affacciano alla professione medica, migliorare l’ambito formativo del semestre ma soprattutto rendere la programmazione del numero dei laureati aderente al reale fabbisogno di medici del Paese”. Insomma, le regole cambiano, ma a preoccupare è il nodo della programmazione.

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