È una patologia ancora poco conosciuta, che però secondo alcune stime conta solo in Italia 40.000 nuovi casi l’anno (fonte Omar). Il linfedema, di cui oggi si celebra la Giornata mondiale, è caratterizzato da un aumento di volume degli arti, braccia o gambe, e più raramente dei genitali.
Nella maggior parte dei casi, è secondario a interventi di asportazione dei linfonodi, ma ne esistono forme congenite, infettive o post-traumatiche.
Particolarmente ‘bersagliati’ i pazienti sottoposti all’asportazione di linfonodi in seguito all’insorgenza di tumori, operazione che determina stasi linfatica e quindi gonfiore cronico delle braccia o delle gambe.
L’evento
A questa patologia, con un’incidenza in crescita, la Sicpre (Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva-rigenerativa ed Estetica) dedica un evento a Bari nella sede dell’Università Aldo Moro. “Il Lymphedema Day è l’occasione per accendere i riflettori su una patologia spesso poco conosciuta, ma che coinvolge molte persone nella loro quotidianità. Il nostro obiettivo sarà quello di sensibilizzare, informare e promuovere una maggiore consapevolezza, affinché chi convive con il linfedema possa trovare supporto, cure adeguate e, soprattutto, non sentirsi solo. Grazie alla presenza di esperti, testimonianze e momenti di confronto, vogliamo costruire insieme una rete di conoscenza e solidarietà”, spiegano Giuseppe Giudice, ordinario di Chirurgia Plastica presso l’Università degli studi di Bari Aldo Moro, Michele Maruccia, associato presso l’Università di Bari e Rossella Elia, associata presso lo stesso ateneo.
Focus sul seno
Si parlerà in particolare del linfedema secondario al tumore al seno, con l’obiettivo di informare le pazienti sui rischi e le possibili cure.
“Il linfedema dell’arto superiore è una complicanza non rara degli interventi di mastectomia e svuotamento ascellare per carcinoma della mammella. È una malattia cronica e ingravescente. Questo vuol dire – spiega Marzia Salgarello, chirurgo plastico presso la Fondazione Policlinico Gemelli e presidente di Beautiful After Breast Cancer (BABC) Italia Onlus – che accompagnerà la paziente per tutta la vita. La buona notizia, però, è che oggi possiamo fare molto per il linfedema, sia grazie a terapie fisiche, che vedono fisiatri e fisioterapisti in prima linea con la fisioterapia decongestiva, il bendaggio e l’utilizzo di un indumento compressivo su misura che va cambiato ogni 6 mesi, sia grazie alla chirurgia plastica con tecniche di microchirurgia e super microchirurgia, quali quelle utilizzate per le anastomosi linfatico-venose”.
Linfedema, cosa fare
Dopo l’asportazione dei linfonodi per terapia oncologica, la linfa può intasare i tessuti dell’arto interessato. Se occorre, s’interviene con la chirurgia microscopica di altissima specializzazione, con mini bypass tra i piccoli linfatici superficiali e le piccole vene del tessuto sottocutaneo, per riversare la linfa direttamente nel sangue venoso. “Tali bypass si effettuano tramite incisioni di circa 2 centimetri, paragonabili ai tagli praticati per togliere un neo. L’impatto sul paziente è perciò minimo. Un’altra possibilità chirurgica è il trapianto dei linfonodi da una sede all’altra. Ma questa è una chirurgia più elaborata anche per il paziente, da applicare in casi selezionati”, conclude Salgarello.