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Antibiotici: in Italia consumi record. Il report Aifa e l’App a semaforo

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Adyen Articolo
Velasco25

Niente da fare: la passione per gli antibiotici sta costando cara agli italiani. I consumi in aumento, l’impennata di prescrizioni fra i bambini e i picchi nei mesi invernali (che fanno sospettare agli esperti un uso improprio contro virus), suscitano un certo allarme, collegato al fenomeno della resistenza batterica. Ne abbiamo parlato più volte, ma ora a ‘fotografare’ il fenomeno è l’ultimo report dell’Agenzia italiana del farmaco. Che decisamente non lascia tranquilli.

“L’antibiotico resistenza è una pandemia silente, che secondo le ultime stime dell’Ecdc non solo provoca 12mila morti l’anno nel nostro Paese, ma genera anche danni economici”, ha detto il presidente di Aifa, Robert Nisticò illustrando il rapporto sul consumo degli antibiotici nel 2023.

Da sinistra Nisticò, Campitiello, Andreoni e Russo
Da sinistra Nisticò, Campitiello, Andreoni e Russo

I costi della resistenza agli antibiotici in Italia

“Secondo le stime dell’Agenzia europea, il fenomeno impatta per 2,4 miliardi di costo annuo, con 2,7 milioni di posti letto occupati a causa di queste infezioni”, ha aggiunto il numero uno dell’Agenzia italiana del farmaco. Una vera e propria emergenza che richiede “un approccio globale, che da un lato promuova un uso consapevole degli antibiotici, anche in ambito veterinario e che dall’altro rafforzi l’azione di prevenzione soprattutto in ambito ospedaliero, dove i batteri resistenti agli antibiotici sono ampiamente più diffusi. In Europa l’Italia è maglia nera insieme alla Grecia”.

Proprio per aiutare gli italiani a districarsi tra le trappole del sentito dire e dei consigli della nonna, un aiuto arriva dalla tecnologia: Aifa ha realizzato un’App ad hoc, con informazioni utili sul trattamento delle 10 più comuni infezioni tra adulti e bambini. Ma vediamo prima i dati.

Quanto ci piacciono gli antibiotici

Iniziamo col dire che i numeri italiani sono in peggioramento. Nel 2023 il consumo complessivo di antibiotici per uso sistemico, pubblico e privato, è stato pari a 22,4 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, +5,4% rispetto al 2022 (+6,3% solo a livello territoriale). Un andamento in controtendenza rispetto al -14,4% osservato nel periodo 2013-19, al -23,6% nel biennio 2019-20 e al calo del 4% nel 2021. Anche il consumo di antibiotici per uso locale, pari a 28 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti, ha registrato un +4,3% rispetto al 2022.

Contemporaneamente si rileva un aumento delle prescrizioni delle molecole ad ampio spettro, nonostante siano a più alto rischio di generare resistenze microbiche. Con il 54,4% delle prescrizioni riguardante gli antibiotici appartenenti al gruppo “Access”, ossia quelli che dovrebbero essere utilizzati come trattamento di prima o seconda scelta per le infezioni più frequenti per un minor rischio di generare resistenze, l’Italia si colloca infatti ancora ben al di sotto dell’obiettivo del 65% fissato dalla raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 26 aprile 2023.

Male anche i dati che arrivano dagli ospedali, dove sono in aumento le infezioni correlate all’assistenza causate da germi multiresistenti: le dosi somministrate ogni 100 giornate di degenza sono state 84, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente.

Il record del Sud e quello fra i bambini

Guardando alla geografia, i consumi si confermano più elevati al Sud: 18,9 dosi medie giornaliere ogni mille abitanti acquistate in farmacia in regime di assistenza pubblica, contro le 12,4 del Nord e le 16,4 del Centro.

Dal 2022 al 2023 la percentuale di bambini e ragazzi fino a 13 anni che hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici per uso sistemico passa dal 33,7 al 40,9%, percentuale che è del 48% tra gli over 65, con un aumento dell’1,5% rispetto al 2022. In ambito pediatrico i dati mostrano una preferenza per molecole ad ampio spettro nelle Regioni del Centro e del Sud rispetto a quelle del Nord, indice di un problema di inappropriatezza prescrittiva, dicono da Aifa.

Il confronto con l’Europa

Il consumo complessivo di antibiotici a livello territoriale colloca l’Italia al settimo posto tra i Paesi europei con i maggiori consumi, con livelli superiori alla media europea di oltre il 15%. Stesso discorso per i consumi in ambito ospedaliero, dove l’Italia occupa la sesta posizione in ambito Ue. Le differenze non sono solo relative all’ammontare di antibiotici consumati, ma anche all’appropriatezza prescrittiva: il nostro Paese presenta, infatti, un rapporto del consumo di molecole ad ampio spettro rispetto a quello di molecole a spettro più ristretto molto più elevato (13,6% contro il 5,5% della media europea) e in ambito ospedaliero una percentuale più alta del consumo di antibiotici ad ampio spettro o di ultima linea sul totale del consumo in questo setting assistenziale (52,5% contro il 40,15%).

I superbug

In questo quadro non stupisce il proliferare dei super batteri. Come l’Escherichia coli, che genera forme anche sanguinolente di diarrea: la percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione sale dal 23,8% nel 2021 al 26,7% del 2023. Ridurre l’uso improprio impatte sulle resistenze: dando seguito alle raccomandazioni Ema sull’uso più limitato dei fluorochinoloni, i consumi sono scesi dai 70 milioni di dosi del 2018 ai circa 24 del 2023, mentre la resistenza batterica dell’Escherichia coli da circa il 40% è scesa al 34,1%.

Sempre alta invece la resistenza alle cefalosporine di terza generazione della Klebsiella pneumonie, che infetta le vie urinarie: dal 52,7 al 55,2% dal 2018 al 2023. Per il medesimo batterio è stabile negli ultimi tre anni al 50% la resistenza ai fluorochinoloni. Dal 2018 al 2023 è invece risalita dal 20,3 al 26,2% la resistenza ai macrolidi dello Streptococco pneumonie, che causa polmoniti, sepsi e meningite.

La App a tre colori

Come sapere quando l’antibiotico è la scelta giusta? Un aiuto arriva dall’App Firstline, scaricabile gratuitamente dagli store ufficiali di Google e Apple, ma anche da https://firstline.org/aifa per la versione web. Uno strumento semplice e di agile consultazione, a disposizione dei medici come supporto nella prescrizione antibiotica, ma consultabile anche dai cittadini, pensato per scoraggiare l’uso “fai da te” e con l’avvertenza di non assumere mai gli antibiotici senza prima aver consultato il medico.

Selezionando l’infezione da trattare, l’App fornisce per ciascuna delle 10 malattie i virus o i batteri che le causano, i sintomi più frequenti, gli esami diagnostici consigliati e le terapie farmacologiche più appropriate, antibiotiche e non. “Solo il medico può valutare caso per caso se prescrivere un antibiotico e quale farmaco sia più indicato, sulla base di una valutazione clinica complessiva che tenga conto di diversi fattori, tra cui una corretta diagnosi, l’anamnesi e le condizioni cliniche del paziente e le possibili interazioni con altri farmaci”, ricordano da Aifa.

Le terapie antibiotiche indicate nella App vengono suddivise in base alla classificazione AWaRe introdotta dall’OMS che individua tre categorie: Access, Watch e Reserve.  La categoria Access, evidenziata in verde, include gli antibiotici con uno spettro di attività ristretto e a basso rischio di indurre resistenze. Si tratta di quegli antibiotici da usare preferibilmente nella maggior parte delle infezioni più frequenti, quali ad esempio quelle delle vie aeree superiori. Gli antibiotici Watch, rappresentati in arancione, hanno uno spettro d’azione più ampio e sono raccomandati come opzioni di prima scelta solo per particolari condizioni cliniche. Alla categoria Reserve, segnalata in rosso, appartiene un ristretto numero di antibiotici da impiegare solo nelle infezioni multiresistenti.

Occhio agli anti-acidi

Forse non lo sapevate ma, ad alimentare il fenomeno delle antibiotico-resistenze, c’è anche l’uso non sempre appropriato dei medicinali anti-acidi. Come ricorda il direttore Tecnico Scientifico di Aifa, Pierluigi Russo, “l’Italia è il primo Paese europeo nella classifica dei consumi degli inibitori della pompa protonica, utilizzati soprattutto contro il reflusso esofageo. Medicinali che, se utilizzati in eccesso, possono alterare la flora microbica intestinale, favorendo la selezione di germi multiresistenti, come il Clostridium difficile. Per questo occorre contrastare l’uso fai da te o comunque inappropriato di questa categoria di farmaci, che oltre ad altri effetti collaterali aggrava il problema dell’antimicrobico resistenza, che rappresenta oggi una grande emergenza di sanità pubblica”.

Un momento della conferenza stampa in Aifa sugli antibiotici in Italia

Il paradosso

Servono nuovi antibiotici, ma c’è un paradosso. “Chiediamo alle aziende di sviluppare nuove molecole, ma una volta sul mercato chiediamo di non usarle. Occorre incentivare la ricerca e sviluppo, con sistemi analoghi a quelli utilizzati per i farmaci orfani”, ha detto Nisticò. L’Italia si sta muovendo: l’iter per il debutto dei nuovi criteri per inserire gli antibiotici nel Fondo dei farmaci innovativi si completerà il 31 marzo, ha precisato Russo, con l’obiettivo di far percepire il contesto italiano come incentivante dal punto di vista dello sviluppo di questi medicinali. C’è poi la questione degli antibiotici utilizzati in veterinaria, 651,2 tonnellate l’anno in Italia contro le 597,3 dell’ambito umano. Ecco perchè contro l’antimicrobico resistenza occorre un approccio One Health.

Un approccio One health

“L’antimicrobico-resistenza è una delle sfide sanitarie più urgenti a livello globale”, ha ribadito Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute. “Per contrastare questa minaccia, il ministero della Salute, sotto la guida del ministro Schillaci, ha potenziato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025, adottando un approccio One Health per monitorare e prevenire la diffusione di microrganismi resistenti. Con uno stanziamento annuale di 40 milioni di euro, il piano dispone ora di risorse strutturali che ne garantiscono la continuità. Inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha previsto il Fondo di 100 milioni di euro per incentivare lo sviluppo e l’accesso a nuovi antibiotici innovativi. Parallelamente, in collaborazione con Aifa, promuoviamo campagne di sensibilizzazione per un uso più responsabile di questi farmaci e rafforziamo le strategie di prevenzione delle infezioni ospedaliere”.

“La prevenzione è importante, dal lavaggio delle mani alla lotta alle malattie sessualmente trasmesse, fino all’attenzione alla sanità animale. Il ministero della Salute lo ha ben presente”.

Un aiuto prezioso contro la resistenza arriva dai vaccini. “Vaccinarci ci permette di non prendere in maniera erronea gli antibiotici e di creare all’interno del nostro organismo microrganismi antibiotico-resistenti, che quindi determineranno grandi problemi, se andremo incontro a queste infezioni”, ha ammonito Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana Malattie Infettive e Tropicali).

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