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AI sfida lo psicologo: promossa per le coppie in crisi

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Dopo il Dottor Google, arriva l’AI ‘psicologo’? Ebbene sì: nel giorno di San Valentino, ecco uno studio interessante che confronta psicologia e tecnologia. E la risposta è chiara: le coppie in difficoltà possono trovare supporto dall’intelligenza artificiale proprio quanto da un terapeuta in carne e ossa.

AI contro psicologo

Per l’esperimento, i ricercatori hanno preparato diversi scenari di terapia di coppia, con ad esempio un partner che stava ignorando la depressione dell’altro. Poi sono stati forniti due sistemi di supporto per le risposte: a fornirle in alcuni casi era un gruppo di terapeuti esperti, in altri ChatGPT.

Gli scienziati hanno quindi randomizzato gli 830 partecipanti allo studio, metà uomini e metà donne con un’età media di 45 anni (la maggior parte dei quali coinvolti in una relazione): una parte riceveva la risposta da un terapeuta, l’altra dall’intelligenza artificiale, per vedere con quanta facilità potevano discernere correttamente la fonte (e giudicarne l’utilità).

Come sospettavano i ricercatori, tra cui l’autore principale Gabe Hatch e numerosi colleghi di diverse  università tra cui l’Ohio State University, i partecipanti hanno avuto qualche difficoltà a capire se le risposte fossero state scritte da ChatGPT o da terapeuti. Risultato? Hanno correttamente riconosciuto il terapeuta nel 56,1% dei casi e l’AI nel 51,2% dei casi.

Ma attenzione: nella maggior parte dei casi i partecipanti hanno preferito l’approccio di ChatGPT alla questione. L’AI si è piazzata davanti ai terapeuti umani in particolare per quanto riguarda la comprensione, la dimostrazione di empatia e la dimostrazione di competenza culturale della fonte della ‘terapia’.

“Questo potrebbe essere un primo segnale che ChatGPT ha il potenziale per migliorare i processi psicoterapeutici”, hanno scritto gli autori dello studio, pubblicato su ‘PLOS Mental Health’.

In particolare, il lavoro potrebbe portare allo sviluppo di diversi modi per testare e creare nuovi interventi psicoterapeutici. “La conclusione è che non abbiamo abbastanza” specialisti, ha detto Jessica Jackson, psicologa autorizzata e sostenitrice della tecnologia equa con sede in Texas, all’APA. “Mentre la terapia dovrebbe essere per tutti, non tutti ne hanno bisogno. I chatbot possono soddisfare un bisogno”.

L’assistenza da parte di un chatbot, potrebbe colmare lacune per alcuni problemi di salute mentale (come quelli di sonno), rendere il supporto per la salute mentale più conveniente e accessibile ed essere un ottimo strumento per coloro che soffrono di ansia sociale e potrebbero trovare sgradevoli i terapeuti umani.

Dall’invenzione di ELIZA nel 1966, un chatbot programmato per rispondere come uno psicoterapeuta rogeriano, i ricercatori hanno dibattuto se l’intelligenza artificiale potesse svolgere il ruolo di un terapeuta. Ora gli autori del nuovo studio scrivono: “Sebbene ci siano ancora molte importanti domande irrisolte, i nostri risultati indicano che la risposta potrebbe essere ‘Sì’. Ci auguriamo che il nostro lavoro galvanizzi sia il pubblico che gli operatori di salute mentale a porsi domande importanti sull’etica, la fattibilità e l’utilità dell’integrazione dell’intelligenza artificiale e del trattamento della salute mentale, prima che il treno dell’AI lasci la stazione”.

L’articolo originale è su Fortune.com

FOTO: GETTY

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