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L’impero dei biscotti Gentilini, 130 anni all’insegna della qualità

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Quando Paolo Gentilini parla di suo nonno ha lo sguardo fiero. Senza la tenacia di quell’emigrante di Vergato, un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano, l’azienda di famiglia di cui è presidente e Ad non esisterebbe. “Mio nonno Pietro è un eroe dei due mondi. Come tanti ragazzi italiani che alla fine dell’800 non avevano grandi sbocchi, è partito per il Sud America e si è formato un bagaglio di esperienze che gli ha permesso di farsi strada”.

La ‘Biscotti P. Gentilini’ viene fondata infatti nel 1890, al rientro di Pietro in Italia, precisamente nella Capitale. Il suo primo negozio di generi alimentari con forno si trovava nel quartiere Esquilino, in via Manin, che era “all’epoca una zona molto commerciale”. E già allora Gentilini sfornava quotidianamente una grande quantità di biscotti, venduti sfusi, nelle celebri scatole di latta. L’Osvego – ancora oggi uno dei prodotti di punta dell’azienda – è stato ideato proprio in questo periodo dal fondatore, partendo dalla ricetta anglosassone dell’Oswego rivisitata e adattata al gusto italiano.

Il 1906 è l’anno che segna il passaggio all’industrializzazione dei processi, con l’apertura della prima fabbrica in via Alessandria, a pochi passi da Porta Pia. “Come si usava al tempo, qui mio nonno si fece costruire anche il villino in cui abitava con la sua famiglia: purtroppo venne venduto negli anni ’50, prima del trasferimento nell’attuale sede di via Tiburtina”.

Con l’arrivo della guerra, le forze alleate dichiararono lo stabilimento ausiliario alla produzione bellica. È in questa fase che, dopo la scomparsa del fondatore e di sua moglie, la Gentilini passa nelle mani della seconda generazione della famiglia, in particolare di Ettore, il minore degli otto figli di Pietro. “Mio padre provò sulla sua pelle l’esperienza della prigionia, in India. Era un perito tecnico-industriale e infatti si deve a lui la progettazione e la costruzione delle macchine per fare le Margherite”.

Cioè una delle tipologie di biscotti presenti ancora oggi sugli scaffali degli alimentari di tutta Italia, insieme agli storici Novellini. Nel 1958, sotto la guida di Ettore, viene inaugurato il sito di via Tiburtina e i dipendenti passano da 15 a oltre 40. I decenni successivi sono stati anni di ulteriore crescita per l’impresa familiare: solo nella Capitale si contavano 6.500 esercizi in cui si vendevano biscotti Gentilini.

“Fino agli anni ’80 siamo stati gli imperatori di Roma, poi la concorrenza ha iniziato a farsi sentire. Io sono entrato in azienda a 20 anni, ho iniziato dalle fiere, e nel ’98 sono diventato presidente”. Dal packaging alla comunicazione pubblicitaria, sono tante le novità che hanno investito la Gentilini negli ultimi trent’anni. Ma, sottolinea il presidente, alcune caratteristiche sono rimaste immutate: “La qualità delle materie prime e la bontà dei nostri biscotti sono quello che ci contraddistingue e che spinge chi non vive in Italia a farsi spedire i nostri prodotti. Questa è una cosa di cui vado molto orgoglioso”.

Qualche difficoltà però non manca. “Durante la pandemia abbiamo lavorato moltissimo, ma era un lavoro ‘drogato’ dalle circostanze. Si poteva andare solo al supermercato e i nostri prodotti vendevano bene. Poi il colpo. Questo aumento repentino ha fatto sì che il prezzo di moltissime materie prime, da quelle per il confezionamento agli ingredienti di base, salisse. Cito il burro come esempio: nel 2015 lo pagavamo 3 euro al chilo, ora è arrivato a quasi 12 euro”.

Il 2024, per Gentilini, si è chiuso con un fatturato in linea con quello dell’anno precedente, di circa 23 mln di euro. “Il mio obiettivo sarebbe quello di tornare ai quasi 30 mln del 2015”. L’azienda, nota per i biscotti, ha altri cavalli su cui puntare, dai panettoni alle fette biscottate: “Il mio sogno è riuscire a produrre una linea di fette biscottate all’olio d’oliva – confessa Gentilini – ma è complicato. In ogni caso quello delle fette è un segmento su cui abbiamo investito tanto. Sono diventate ormai il nostro primo prodotto”.

Pensando ai complimenti ricevuti per il lavoro della sua azienda, il presidente ci tiene a ricordare quelli di chi “quando sta poco bene, riesce a mangiare solo biscotti Gentilini, soprattutto i Novellini, perché sono prodotti leggeri e di qualità”.

Nella gestione di quella che è ormai un’azienda familiare con oltre 130 anni di storia e quasi 90 dipendenti, Paolo Gentilini ha, da circa un anno, un collaboratore in più: “Mio figlio ha cominciato a lavorare qui, dopo essere stato a Milano. Spero che prosegua. Gentilini deve crescere e andare avanti, mantenendo intatte le proprie caratteristiche di bontà. Ma con un occhio al futuro”. Il figlio del presidente si chiama Pietro, come il bisnonno.

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