Non manca quasi mai nell’armadietto dei medicinali casalinghi e viene utilizzato, spesso per automedicazione, a tutte le età. Tanto da diventare protagonista perfino di una canzone di Calcutta. Ma negli ultimi tempi sul paracetamolo si sono allungate non poche ombre, in particolare per via di uno studio britannico che ha fatto il giro del web. Tanto che le parole ‘paracetamolo pericoloso’ sono finite fra le ricerche su Internet.
Il tutto mentre su TikTok è partita la ‘Paracetamol Challenge’: questa volta la sfida (che per fortuna non sembra aver conquistato grandi consensi) consiste nell’assumere dosi elevate di paracetamolo come test di resistenza.
Ma il paracetamolo è davvero pericoloso? E che succede in caso di sovradosaggio? Per fare chiarezza Fortune Italia ne ha parlato con Giorgio Sesti, ordinario di Medicina interna presso l’Università Sapienza di Roma. “Dobbiamo prendere questi risultati come monito a utilizzare il farmaco rispettandone le indicazioni e la posologia“, spiega lo specialista. “Insomma, non mandiamolo giù come acqua fresca: è un medicinale e dunque vanno rispettate le indicazioni. Ma non si tratta di un risultato allarmante o che deve gettare ombre sul medicinale”. Vediamo prima i risultati della ricerca.
Paracetamolo e anziani
L’indagine condotta dall’Università di Nottingham ha scoperto che dosi ripetute di paracetamolo in persone over 65 possono aumentare il rischio di complicazioni gastrointestinali, cardiovascolari e renali. Lo studio, pubblicato su ‘Arthritis Care and Research’, si concentra sugli effetti di dosi ripetute per il trattamento di condizioni dolorose croniche come l’osteoartrite nelle persone anziane.
Il lavoro nasce dal fatto che il paracetamolo è da tempo raccomandato come trattamento farmacologico di prima linea per l’osteoartrite da molte linee guida terapeutiche, soprattutto nelle persone anziane che però sono anche a più alto rischio di complicazioni correlate ai farmaci. Il team ha analizzato i dati del Clinical Practice Research Datalink-Gold. I partecipanti avevano in media 75 anni: il gruppo di ricercatori ha esaminato le cartelle cliniche di 180.483 persone a cui era stato prescritto ripetutamente il paracetamolo (≥2 prescrizioni in sei mesi) durante lo studio. La loro salute è stata quindi confrontata con quella di 402.478 persone della stessa età che non avevano avuto le stesse prescrizioni di questo medicinale.
Ebbene, l’uso prolungato di paracetamolo è associato a un rischio aumentato di ulcere peptiche, insufficienza cardiaca, ipertensione e malattia renale cronica. “Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per confermare i nostri risultati – ha commentato Weiya Zhang, del NIHR Biomedical Research Centre della School of Medicine dell’Università di Nottingham – dato il suo effetto minimo di sollievo dal dolore, l’uso del paracetamolo come antidolorifico di prima linea per condizioni a lungo termine come l’osteoartrite nelle persone anziane deve essere attentamente considerato”.
Che cosa ci dice la ricerca
Cosa vuol dire? “Il paracetamolo – spiega Sesti – è una molecola diversa dagli antinfiammatori non steroidei, noti per poter dare problemi cardiovascolari, renali e gastrici. Ma anche questo farmaco, essendo un inibitore di prostaglandine, può dare problemi allo stomaco, anche se in misura molto minore rispetto ai cosiddetti Fans e al cortisone. Come tutti i farmaci – puntualizza – non è esente da possibili effetti collaterali: quando si prendono farmaci, esiste sempre il rischio di una complicanza”. Un pericolo che aumenta quando i medicinali si moltiplicano, come le patologie, nella terza età.
“Ecco perchè non dobbiamo mai prendere medicine alla leggera, ma sempre sotto controllo medico, rispettando il dosaggio ed essendo consapeboli che l’uso prolungato o eccessivo può dare effetti indesiderati. Insomma, nulla di nuovo dal punto di vista della sicurezza. Ma dobbiamo prendere questo studio come un monito per evitare l’abuso” di paracetamolo, conclude Sesti.
L’overdose
Un monito importante, dal momento che un grave sovradosaggio di questo medicinale può provocare un danno epatico.
Due da 500 fanno mille?
Infine una curiosità: è vero, come dice Calcutta, che due compresse da 500 mg fanno una da mille. In caso sia stato prescritto questo quantitativo e non sia disponibile la forma farmaceutica corrispondente, si possono prendere due pasticche da 500 mg, perchè alla fine la dose totale è raggiunta. Non è vero però il contrario: tagliare in due una pasticca da mille mg e prenderne metà non dà certezza sul principio attivo assunto.