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Influenza: in Italia più di 1 milione con la febbre in 7 giorni

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Adyen Articolo
Velasco25

Febbre, dolori alle ossa e spossatezza che durano per giorni e lasciano molto provati. “La stagione dell’influenza in Italia sta prendendo una piega diversa rispetto alla fase centrale dell’inverno, più coerente con le previsioni degli inizi”. Parola di Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Milano, che commenta con Fortune Italia l’impennata della curva dei contagi segnalata dall’ultimo bollettino dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Il numero di casi di sindromi simil-influenzali nella quarta settimana del 2025 (dal 20 al 26 gennaio) appare infatti in netta risalita e l’incidenza “supera la soglia di alta intensità”, dicono dall’Iss. Con circa 1.021.000 italiani colpiti, salgono così a 8.810.000 i contagiati dall’inizio della sorveglianza. “Tantissimi casi, dunque, e ora l’influenza è preponderante. Ma c’è di buono che prevale la variante H1N1, non quella più ‘cattiva’ ovvero l’H3N2, che un po’ ci preoccupava”, aggiunge Pregliasco. Ma vediamo meglio i dati di Respivirnet.

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Incidenza in crescita fra i bambini

Come evidenziano anche le assenze nelle classi di materne e nidi, i più colpiti sono i bambini piccoli. Se infatti in Italia l’incidenza è pari a 17,3 casi per mille assistiti (eravamo a 15,9 nella settimana precedente), il dato è in forte aumento solo nelle fasce di età pediatrica, soprattutto sotto i cinque anni, con 43,6 casi per mille assistiti (34,8 nella settimana precedente).

A livello territoriale le aree più colpite sono Abruzzo e Sardegna, seguite da Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Puglia.

Che virus circolano di più

Stando ai medici sentinella, la percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale di quelli analizzati risulta pari al 36%, in aumento rispetto alla settimana precedente (33,7%). In particolare, su 3.879 campioni esaminati, 1.393 sono risultati positivi al virus influenzale, “ma circola anche molto il virus respiratorio sinciziale e c’è ancora una quota di Covid-19 – rileva Pregliasco – Quanto all’influenza aviaria, il sistema di  sorveglianza è attivo ma non si rileva la presenza di casi nell’uomo”.

“Direi che ancora non siamo arrivati al picco, perchè i piccolini sono i diffusori della malattia e, per iniziare a vedere una riduzione dei contagi, dovremo avere prima una flessione nella categoria dei più piccini”.

Insomma, “siamo in una fase pesante di una stagione un po’ più tardiva rispetto agli ultimi anni, ma comunque impegnativa dal punto di vista epidemiologico. Ospedali e medici di famiglia sono sotto pressione ma, salvo qualche situazione particolare, sono in grado di far fronte alle richieste. Bene anche la rimodulazione dell’attività elettiva negli ospedali in alcune Regioni come la Lombardia e la riorganizzazione nei pronto soccorsi  per gestire il massiccio afflusso di pazienti”, conclude il virologo.

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