Come aveva fatto a suo tempo per ChatGpt, il Garante per la privacy italiano si attiva prima di tutti e blocca in Italia l’intelligenza artificiale di DeepSeek, la startup cinese che ha mandato nel panico la Silicon Valley e gli investitori dell’AI Made in Usa. Ma la risposta europea non si ferma in Italia: all’attenzione dell’AI Office europeo si è aggiunta l’iniziativa irlandese, che come i colleghi italiani ha richiesto informazioni dall’app sull’elaborazione dei dati degli utenti del Paese.
Le notizie provenienti dall’Irlanda sono sempre significative, perché la locale Data Protection Commission è la prima barriera dell’Ue per le Big Tech e le startup tecnologiche che hanno sede locale in Irlanda, e quindi nell’Unione. DeepSeek, però, una sede europea non ce l’ha. E su questo è incentrata la risposta dei cinesi al garante italiano, che ritenendola insufficiente ha disposto il blocco.
Dal Congresso americano alle mosse a sorpresa di Microsoft, il successo dell’app cinese continua a scatenare una valanga di reazioni.
La risposta di DeepSeek
“Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, in via d’urgenza e con effetto immediato, la limitazione del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e di Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società cinesi che forniscono il servizio di chatbot DeepSeek”, ha annunciato in una nota il Gpdp.
Il provvedimento, ha spiegato il Gpdp, “adottato a tutela dei dati degli utenti italiani, fa seguito alla comunicazione delle società ricevuta oggi, il cui contenuto è stato ritenuto del tutto insufficiente”.
“Contrariamente a quanto rilevato dall’Autorità, le società hanno dichiarato di non operare in Italia e che ad esse non è applicabile la normativa europea. L’Autorità, oltre a disporre la limitazione del trattamento, ha contestualmente aperto un’istruttoria”, dice il Garante per la Privacy.
DeepSeek, l’app sparita dagli store
L’app cinese era già sparita dagli store italiani prima della comunicazione del blocco da parte del Garante, ma secondo alcuni utenti il modello è ancora utilizzabile se lo si usa in altre lingue.
Le preoccupazioni del Garante
Prima di procedere al blocco l’autorità aveva chiesto quali informazioni fossero state usate per l’addestramento dei modelli AI, se fosse stato utilizzato il ‘web scraping’ e le modalità di informazione agli utenti relativamente ai loro dati – che vengono archiviati in Cina.
DeepSeek, Microsoft indaga…
Sia da Microsoft che da OpenAI, oltre che dalla Casa Bianca, sono volate le prime accuse verso DeepSeek, che avrebbe raggiunto i risultati dei suoi modelli utilizzando il lavoro di OpenAI attraverso la pratica della ‘distillation’ dei modelli ChatGpt – una tecnica di ottimizzazione dei modelli per ridurne la complessità senza perdere precisione.
Il tema sarebbe la violazione delle policy che vietano di utilizzare output per sviluppare modelli concorrenti. Il che ha anche provocato l’ironia di molti utenti su Internet, visto che la stessa OpenAI è stata accusata di aver rubato dati di altri, come il New York Times, per addestrare i suoi modelli.
Microsoft è uno dei principali investitori dell’azienda guidata da Sam Altman e avrebbe avviato un’indagine relativa all’esfiltrazione di dati tramite le API di OpenAI.
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…ma integra R1 in Azure e non solo
Ma in attesa di accuse più concrete, il gigante guidato da Satya Nadella ha sorpreso tutti integrando il modello R1 di DeepSeek (quello rilasciato più recentemente, che ha impressionato per le capacità di ragionamento simili o superiori all’o1 di OpenAI) nella sua suite di soluzioni per imprese in Azure, oltre che su Github e, un giorno, su Copilot+. La piattaforma per imprese si chiama Azure AI foundry e la stessa Microsoft ritiene che il vantaggio nell’utilizzo di R1 sia “la velocità con cui gli sviluppatori possono sperimentare, iterare e integrare l’AI nei loro flussi di lavoro”. Microsoft ha confermato che sarà possibile eseguire R1 anche su PC Copilot+.
R1 è stato sottoposto a “rigorose valutazioni di sicurezza” per “ridurre potenziali rischi”.
Microsoft non ha fornito informazioni su due punti rilevanti: se è intervenuta sul modello open source per migliorarne l’accuratezza quando interrogato in merito a notizie (è stato riportato un livello di inaccuratezza dell’83%) e se ne ha limitato la censura: le domande riguardanti la Cina, sui modelli di DeepSeek, non sono particolarmente gradite, e spesso provocano il blocco della risposta.
Il Congresso Usa vieta Deepseek
Secondo quanto riportato dal portale Axios, i dipendenti del Congresso Usa hanno avuto disposizioni di non utilizzare l’app di DeepSeek. “Al momento, DeepSeek è sotto revisione e non è autorizzato per l’uso ufficiale alla Camera”, ha dichiarato il Chief Administrative Officer del Congresso in un avviso inviato agli uffici e ottenuto da Axios. Tra i pericoli citati nella motivazione della decisione c’è la diffusione di software “dannoso” tramite DeepSeek, che non può essere installato sui dispositivi dei dipendenti.
Softbank punta ancora più soldi sull’AI Usa
Dopo lo ‘spavento’ provocato dalle notizie sulle potenzialità della startup cinese, è arrivata la notizia che il gruppo giapponese SoftBank – coinvolto nel progetto Stargate da 500 mld di dollari annunciato da Donald Trump – sarebbe in trattative per investire 15-25 miliardi di dollari in OpenAI in un accordo che la renderebbe il più grande finanziatore del produttore di ChatGPT, scalzando, tra gli altri, Microsoft.
All’investimento nel maxi progetto texano si aggiungerebbe quindi un nuovo impegno che può arrivare a 25 miliardi di dollari, mentre a sua volta la stessa OpenAI investirà 15 miliardi di dollari in Stargate: la somma verrebbe coperta dall’investimento di SoftBank, accusata da Elon di non avere in realtà abbastanza soldi.