L’assassinio di Brian Thompson, Ceo di United Healthcare, ha scatenato una nuova ondata di ansia per i leader aziendali, spingendo molti manager a ripensare alla propria sicurezza e a rivalutare i protocolli vigenti.
Omicidio di Brian Thompson, sotto osservazione le politiche di UnitedHealthcare
Esistono alcuni dati sulla quantità di denaro che le aziende spendono per proteggere i loro dipendenti più importanti, soprattutto quando si tratta degli amministratori delegati più famosi del mondo. Ma il modo in cui le aziende di più basso profilo pensano alla sicurezza è ancora relativamente misterioso.
Un nuovo sondaggio condotto poco dopo l’uccisione di Thompson, e condiviso in esclusiva con Fortune, fa luce sulle misure di sicurezza adottate dalle aziende più importanti e sulle tendenze in crescita nel mondo aziendale.
Secondo un nuovo rapporto della HR Policy Association, basato su 180 risposte dei Direttori delle risorse umane (CHRO) di grandi aziende pubbliche di diversi settori tra il 16 dicembre 2024 e il 2 gennaio 2025, circa il 73% delle aziende prevede specifiche misure di sicurezza per i propri dirigenti o senior leader. Il 76% delle aziende che fornisce sicurezza ai dirigenti si avvale di fornitori o consulenti esterni.
“Anche se non siete molto in vista, potete essere un bersaglio”, spiega a Fortune Ani Huang, Vicepresidente esecutivo e Chief content officer della HR Policy Association.
Quando si tratta del personale per cui le aziende hanno predisposto misure di protezione, un numero sorprendente di queste pensa a qualcosa di più del semplice direttore operativo. Circa il 37% ha dichiarato di avere misure di sicurezza solo per il Ceo. Ma il 68% ha dichiarato di aver predisposto misure di sicurezza per tutti i dirigenti della C-suite, il 51% per i membri del Consiglio di amministrazione e il 12% per “altri leader di alto livello”.
Per quanto riguarda le motivazioni che spingono a pensare alla sicurezza, circa il 91% delle aziende ha dichiarato di aver scelto in base al ruolo ricoperto. Un altro 75% ha dichiarato di basarsi su una valutazione del rischio e il 66% ha detto che le decisioni si basano su un incidente specifico o su altre minacce.
Alcuni esperti hanno precedentemente dichiarato a Fortune che il vaglio delle opzioni di sicurezza aziendale dovrebbe iniziare con una valutazione del rischio, ovvero un’analisi generale delle minacce all’organizzazione, spesso condotta da terzi. Circa il 64% delle aziende intervistate dalla HR Policy Association ha dichiarato di condurre queste valutazioni “alla bisogna”, ma una percentuale significativa (19%) le effettua annualmente, seguita da chi le effettua a cadenza mensile (5%) e trimestrale (4%).
Per quanto riguarda la sfida più difficile nell’implementazione e nel mantenimento dei piani di sicurezza esecutivi, il 70% dei direttori delle risorse umane ha dichiarato che si tratta dell’evoluzione del panorama delle minacce e il 30% ha dato la colpa ai vincoli di budget. Ma, ironia della sorte, il 30% dei CHRO ha dichiarato che il maggiore ostacolo alla protezione di questi dirigenti è rappresentato dal consenso o dall’ottemperanza degli stessi.
“I dirigenti spesso sottovalutano la minaccia”, afferma Huang. “Alcuni di loro possono essere molto umili nel pensare ‘non sono un bersaglio, nessuno mi perseguita’”.
Per il 2025, le aziende dichiarano di dare priorità alla sicurezza dei viaggi (54%) e alla sicurezza fisica (53%). Seguono le misure di cybersecurity (39%), la sicurezza residenziale (38%) e l’uso personale di jet privati (16%).
Huang ritiene che la morte di Thompson sia stata un campanello d’allarme per i dirigenti e le aziende che in precedenza pensavano di essere immuni dalla violenza, un campanello d’allarme che, a suo parerei, non si esaurirà presto.
L’articolo originale è su Fortune.com