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Donald Trump, il fentanyl e la fine della luna di miele con la Cina

Donald Trump
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Velasco25 Articolo

Per circa 24 ore è sembrato che la Cina avesse avuto un colpo di fortuna col ritorno di Donald Trump  alla Casa Bianca. Uno dei primi ordini esecutivi del neo presidente è stato infatti il rinvio del bando TikTok, mossa che ha dato all’app di social media di proprietà di ByteDance più tempo per trovare un modo per continuare a operare negli Stati Uniti. Trump aveva anche promesso diverse nuovi dazi lunedì, nessuno sulla Cina.

La luna di miele col gigante asiatico è finita bruscamente martedì, quando il presidente ha rivelato che stava pensando a nuovi dazi del 10% sulle importazioni cinesi che potrebbero entrare in vigore già dal 1 febbraio. Donald Trump ha accusato la Cina di aver inviato fentanyl in Messico e Canada, rendendo necessari i dazi. Lunedì scorso il presidente aveva annunciato nuovi dazi del 25% su Messico e Canada.

Queste tre misure erano state menzionate in un post di novembre sull’account Truth Social di Trump, che aveva parlato di dazi ancora più elevati sulla Cina, fino al 60%, durante la campagna presidenziale.

Così i mercati cinesi martedì sono crollati. L’indice Hang Seng era sceso di circa l’1,6% alle 14:00 ora locale; il CSI 300 dell’1%. Al contrario i mercati asiatici di Tokyo, Seul e Taipei sono saliti. Nel suo primo giorno in carica, Trump ha anche lanciato l’idea di un dazio del 100% sulla Cina nel caso in cui non si raggiungesse un accordo su TikTok.

Il presidente ha poi ordinato al Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti di rivedere le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Nel 2020, durante il suo primo mandato, Trump aveva firmato un accordo di “Fase Uno” con Pechino che aveva  tagliato alcuni dazi in cambio dell’aumento degli acquisti di beni e servizi statunitensi di 200 miliardi di dollari in un periodo di due anni. Pechino non ha raggiunto quell’obiettivo quando è scoppiata la pandemia di Covid.
Il peggioramento delle tensioni commerciali con Pechino ha incoraggiato le aziende a diversificare le proprie catene di fornitura dalla Cina, spostando gli investimenti in Paesi come Vietnam e India. Tuttavia, i produttori hanno fatto fatica ad abbandonare completamente la Cina; gli esperti delle catene di forniture notano che nessun altro Paese eguaglia ancora la capacità della Cina di produrre prodotti complessi su larga scala e a basso costo.

Dazi più elevati potrebbero finire per danneggiare le aziende statunitensi che ancora si affidano alle importazioni a basso costo dalla Cina, come Walmart e Costco. Entrambe le aziende hanno avvertito che dazi più elevati potrebbero far aumentare i prezzi per i consumatori statunitensi.

E mentre le aziende cinesi stanno spostando l’attenzione sui mercati del Sud-Est asiatico e dell’America Latina e il mercato statunitense inizia a chiudersi, gli esperti hanno notato che i produttori cinesi potrebbero avere difficoltà a trovare un sostituto degli Usa e dei suoi consumatori che spendono molto.

L’articolo originale è su Fortune.com

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