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Per Spotify si può ancora lavorare “da qualsiasi luogo”

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Velasco25 Articolo

In mezzo ai molti mandati di rientro in ufficio dei giganti tecnologici, tra cui quelli di Amazon e dello sfidante dell’iPhone Nothing, Spotify non vede la necessità di trattare i suoi dipendenti come “bambini”. E di porre fine alla sua popolare politica di lavoro da casa.

La revisione del 2023 – che ha visto il licenziamento di circa il 17% del personale a dicembre – come ha riconosciuto l’amministratore delegato Daniel Ek ha avuto sulle operazioni un impatto maggiore di quanto l’azienda avesse previsto. La decisione ha contribuito però a raddoppiare il valore di mercato di Spotify nel 2024, quando il gruppo ha registrato ricavi trimestrali record riducendo al contempo i costi. Tuttavia, all’interno dell’azienda, i licenziamenti hanno avuto un effetto negativo sul morale delle persone.
Per coloro che sono sopravvissuti ai tagli però non sono previsti altri stravolgimenti e anzi, la politica di Spotify del “lavoro da qualsiasi luogo” sta diventando sempre più popolare.

“Non si può passare molto tempo ad assumere persone adulte e poi trattarle come bambini”, ha dichiarato Katarina Berg, responsabile delle risorse umane di Spotify, a Raconteur, spiegando la scelta del gruppo di investire sulla flessibilità del luogo di lavoro.“Siamo un’azienda che è stata digitale fin dalla nascita, quindi perché non dovremmo dare flessibilità e libertà ai nostri dipendenti? Il lavoro non è un luogo in cui si arriva, è qualcosa che si fa”.

Nel febbraio 2021, Spotify si è unita a molti altri gruppi tecnologici per consentire ai propri dipendenti di “lavorare da qualsiasi luogo”. Ciò ha permesso al personale di scegliere dove e come lavorare, purché l’azienda avesse un ufficio in quella giurisdizione. A differenza di altre aziende che hanno reintrodotto il lavoro ibrido, come Meta, o che hanno fatto il passo più lungo della gamba e hanno richiesto un ritorno completo in ufficio, come Amazon, Spotify non ha scelto di rinnegare questa politica.

Un motivo di questo posizionamento è probabilmente l’effetto che ha avuto sulla fidelizzazione. Spotify ha dichiarato che nel secondo trimestre del 2022 i tassi di attrito sono diminuiti del 15% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’azienda ha anche detto di aver migliorato la diversità dei suoi talenti. Sebbene non intenda eliminare la sua politica di lavoro a distanza in tempi brevi, Berg ha riconosciuto che non si tratta di una configurazione ideale. “È più difficile, e tutti noi facciamo fatica a collaborare in un ambiente virtuale”, ha detto. “Ma questo significa che inizieremo a costringere le persone a venire in ufficio non appena ci sarà una tendenza in tal senso? No”.

L’azienda continua a utilizzare metodi innovativi per incoraggiare il personale amante della musica a recarsi in ufficio, tra cui l’organizzazione di sessioni di “listening lounge” con star del pop come Olivia Dean e Rag ‘n’ Bone Man. Il personale è inoltre fortemente incentivato a recarsi in ufficio durante la “settimana centrale” di Spotify per riallacciare i rapporti e discutere la strategia.

La più grande tornata di licenziamenti dell’azienda rimane quella del dicembre 2023, quando ha detto addio a 1.500 dipendenti: allora, secondo il Ceo Ek, l’azienda stava facendo troppo “lavoro intorno al lavoro”. L’impatto di questi licenziamenti sulle operazioni è stato maggiore di quanto Ek si aspettasse, e Berg ha spiegato a Raconteur che i dipendenti rimasti sono stati lasciati in uno “stato di shock” dai tagli.
“Spotify era in iper-crescita e questa era l’unica cosa che la gente sapeva”, ha detto. “Molti dipendenti non avevano mai visto una recessione, ed è stato molto da assorbire e digerire”.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

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