PGIM_970x250_HEADER

La Norvegia di Edvard Munch

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo

In viaggio nei luoghi di Edvard Munch, da Oslo ai borghi del fiordo. Tra i contesti che l’hanno ispirato, per riviverne la potenza creativa e avvicinarsi allo spirito di un talento complesso.

 A vent’anni dall’ultima mostra Edvard Munch è di nuovo in Italia. In quell’occasione fu il Vittoriano ad ospitare una porzione della sua smisurata produzione (supera le 30mila unità), ora è in corso una staffetta tra i palazzi Reale – Milano, fino al 26 gennaio – e Bonaparte, da metà febbraio a Roma. Le cento opere di ‘Munch, il Grido interiore’ – dipinti, incisioni e stampe, qualche fotografia – scandiscono il percorso curato da Patricia Berman: didattico ma non didascalico, incardinato su precisi assi esplorativi. Approfittiamone per un itinerario a Oslo e lungo il suo fiordo, d’inverno ma con un occhio alla primavera tanto cara al maestro. Spazi abitati o attraversati, contesti che hanno formato – fecondandone intuizioni, visioni, linguaggio – il talento dagli esordi negli anni ‘80 dell’Ottocento al suo ultimo giorno, nei mesi più drammatici del secondo conflitto mondiale. Residenze-atelier, soluzioni open air, borghi marinari o ambienti metropolitani, paesaggi naturali e intimi panorami. Iniziamo alle spalle dell’Akershus, la fortezza capitolina.

Primo indirizzo: Nedre Slottsgate 9, è qui che la famiglia viveva quando era un bambino. L’indice della mano di Cristiano IV, re di Danimarca, nel 1624 segna il punto in cui rifondare la città incenerita da un incendio – per tre secoli e fino a un secolo fa si è chiamata Christiania (poi Kristiania) – con una scultura-fontana che zampilla a ricordarlo. A pochi passi l’Engebret, il più antico caffè cittadino che dal 1863 (anno di nascita dell’artista) presidia il civico 1 di Bankplassen: andateci a immaginarlo tra avventori sopra le righe – molto vari, poco eventuali – e per una superlativa esperienza gastronomica al vicino Savage, guidato da un giovane chef stellato italiano. Restando in tema e in zona percorrete Karl Johann nella sezione più ariosa e alberata, il chilometro tra residenza reale e parlamento, con sosta al Grand Café del Grand Hotel: epicentro del cenacolo bohémien, Munch lo frequentava in compagnia di Christian Krohg e Henrik Ibsen, tra i tanti. Poi un passaggio al Continental: in un angolo del bar Boman al piano terra dell’ipericonico hotel si liba sorvegliati da dodici opere di Munch. Con un balzo dal privato al monumentale entrate al Rådhus (municipio), l’edificio anni ’50 teatro della cerimonia del premio Nobel per la pace e che custodisce ‘La vita’: dipinto nel 1910, non era pensato per la sala in cui si trova ma c’è finito dopo un rocambolesco giro che l’ha visto sequestrato dai nazisti a Dresda e poi recuperato a un’asta. Ultima tappa l’aula magna dell’università con gli undici interventi pittorici che coprono decine di metri quadrati su tre lati: ‘Alma Mater’ e ‘Sole’ i più celebri e celebrati.

Concentrati su lezioni ed esami o storditi da tanta grandeur d’avanguardia, pochi notano la statua all’ingresso dell’ateneo, è Peter Andreas Munch (zio di Edvard) e rimanda all’Italia: la tomba dello storico si trova nel cimitero acattolico di Roma ed è stata ritratta dal nipote nel 1927, al rientro dall’urbe eterna. Lasciamo la capitale (norvegese) verso i luoghi che l’artista chiamava ‘mine slott’ (i miei castelli): buenos retiros amati e vissuti con intensità, rifugi in cui ritrovarsi ma anche – nonostante la pigra vulgata che si ostina a incasellarlo nell’identikit dell’introverso angosciato e asociale – luoghi di interazione con residenti, visitatori e villeggianti, amici-colleghi. Sul versante occidentale del fiordo, a un centinaio di chilometri da Oslo, Åsgårdstrand è legata al periodo più produttivo. Il litorale è protagonista di diversi dipinti, parecchi temi è immediato farli corrispondere a quanto si ravvisa di allora: malinconia e slanci vitali, scorci, case e ritratti. E le magie delle stagioni con luminanze crude che confondono – era primavera? Sembra autunno.

Un chiaro di luna? È il bagliore del sole che non tramonta. Altri cento chilometri tra Vestofold e Telmark fino a Kragerø, dove ha messo temporanee radici dopo un soggiorno-degenza a Copenhagen per esaurimento nervoso. A Kragerø ha ritratto con maestria e fervore la Norvegia sommessa e innevata della gente comune, ha poi scelto la costa dirimpetto: Hvitsten e Jeløy. La prima località è la quintessenza del vitalismo rigenerante di primo Novecento, se ne trovano luminose tracce nei suoi lavori ‘rivieraschi’ di quel periodo. Per immergersi in tale mondo il Ramme Fjordhotell vale più di una sosta: Villa Munch, l’havlystparken (eccentrico giardino delle delizie), il farm shop di questa tenuta di mare e campagna. La seconda è un’isola davanti a Moss, la Manchester di Norvegia: il caos calmo di una società che impone prospettive inedite a lavoratori, istituzioni, capitalisti di ventura. Di quella temperie rimangono testimonianze un po’ ovunque, come il dolente ritratto collettivo ‘Arbeidere på hjemvei’ e quelle nel ristorante dell’hotel Refsnes Gods (tra cui due stampe della serie ‘After Munch’ di Andy Warhol).

Di nuovo ad Oslo, ad osservare i capolavori da vicino. Il Munchmuseet ha aperto nell’autunno di tre anni fa a Bjørvika, il più giovane tra i quartieri del centro, tra la stazione ferroviaria e la collina dell’Ekeberg Skulpturpark da cui l’Urlo è stato dipinto. Il punto esatto non è certo, quello che viene ritenuto tale è stato teatro di una performance di Marina Abramovic: un’inquietante raffica di grida dentro ad una cornice illuminata sorretta dalla serba stessa. Alle spalle della (e con vista sulla) marmorea Operahus di Snøhetta, il museo invita a familiarizzare con Munch tra sale tematiche – Horisonter, Monumental, Uendelig, Inntil – su quattro dei suoi dodici piani, in dialogo con approfondimenti temporanei e autori contemporanei. Al Nasjonalmuseet di quadri di Munch ce ne sono due dozzine, non sottovalutatene l’impatto emotivo, poietico, storico. Potreste iniziare proprio da lì: vis-à-vis con la prima versione di ‘Urlo’ e uno sguardo oltre le banchine di Aker Brygge, dalla fortezza a Ekely. E ritorno.

PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.