Più sereni, attivi e socievoli. Ma anche più rilassati, meno cupi e – sorprendentemente – meno vulnerabili a virus e batteri. Come? Grazie alle fusa di Micio e alle regolari passeggiate con Fido.
Forse lo avrete sentito: vivere con un cane o un gatto ridurrebbe del 15% le visite mediche. Aspetto che, insieme a una minor spesa per i farmaci, può far risparmiare qualcosa come 4 miliardi di euro al Servizio Sanitario Nazionale.
A dirlo non sono associazioni animaliste e fan dei cuccioli di casa, ma gli specialisti dell’Associazione VETeris, in occasione del recente Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) di Firenze. Ma cosa dice la scienza in proposito? “È vero: ormai c’è una ricca ricerca scientifica che testimonia i benefici per la salute legati al fatto di vivere con animali in casa”, dice a Fortune Italia Giorgio Sesti, past President della Società italiana di medicina interna (Simi) e ordinario di Medicina interna presso l’Università Sapienza di Roma. Non ce ne abbiano gli amanti di tartarughe, pesci e uccellini, ma a fare la differenza sono soprattutto cani e gatti. “La pet therapy è una disciplina che abbraccia diverse età e patologie e che si è rivelata efficace soprattutto nelle persone anziane che spesso vivono da sole”, aggiunge Sesti.
I dati dei geriatri
Dal canto suo Andrea Ungar, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, ordinario di Geriatria all’Università di Firenze e presidente dell’Associazione VETeris, ha sottolineato “due livelli di benefici per la salute e il benessere degli anziani attraverso la relazione con gli animali. Quelli che derivano dall’introduzione di animali di compagnia per la cura di specifiche patologie, riconoscendo agli amici a quattro zampe il ruolo di co-terapisti nel trattamento, e quelli che derivano dalla presenza di un animale nel contesto casalingo, che favorisce l’interazione sociale, aiuta a colmare il senso di solitudine e inutilità attraverso l’accudimento, donando benessere e gratificazione affettiva di grande valore, con benefici non solo psicologici ed emotivi, ma anche sulla salute fisica”.
“Una ricerca pubblicata sulla rivista ‘Circulation: Cardiovascular Quality and Outcomes’, ha evidenziato che avere un cane riduce del 33% il rischio di morte nei pazienti reduci da infarto che vivono soli. Tutto ciò si traduce in una necessità ridotta del 15% di visite mediche, per cui gli anziani trascorrono in media, all’anno, 21 giorni fuori casa, come dimostra un recente studio pubblicato sugli Annals of Internal Medicine, senza contare un risparmio di circa 4 miliardi di euro per il Ssn”, ha precisato Ungar.
Difese immunitarie più ‘robuste’
Il fatto è che vivere con un cane o un gatto ci rende anche meno vulnerabili all’attacco dei patogeni. Come? “Parliamo di animali da compagnia, in particolare il cane: gli animali hanno un ruolo importante nel contrastare la solutudine. Sono una fonte di affetto che contrasta la depressione, la quale – puntualizza Sesti – come mostrano alcuni studi, indebolisce le nostre difese immunitarie. Sappiamo che la solitudine fa ammalare di più le persone anziane”. E che gli animali la contrastano.
Potere di una carezza
Non solo: qualcuno potrebbe sottovalutare l’effetto di una carezza al pelo morbido di un cucciolo o il relax regalato da un micio che fa le fusa. “La capacità degli animali di sviluppare un complesso sistema comunicativo non verbale con gli esseri umani è alla base del loro utilizzo come terapia complementare, soprattutto negli anziani con difficoltà cognitive, anche gravi, o con patologie psichiatriche – ha detto Marco Melosi, veterinario e vicepresidente di VETeris – Anche una semplice azione come accarezzare l’animale, riesce a generare un rilassamento e un calore che, attraverso la produzione di vari neurotrasmettitori, migliora rigidità e ipertrofia muscolare tipica delle patologie neurologiche, ravviva i meccanismi cerebrali dell’attenzione e stimola il coordinamento psicomotorio”.
I risultati di un recente studio pilota osservazionale condotto da VETeris insieme all’associazione Humanimal su anziani con demenza lieve, residenti in una Rsa di Firenze, parlano chiaro. Nel lavoro sono stati introdotti interventi assistiti con gli animali sotto controllo veterinario e con operatori specializzati nel settore e cani addestrati ad hoc. Si è infatti osservata una riduzione dei disturbi psico-comportamentali associati alla demenza dell’83,3%, tra i quali anche il senso di smarrimento, un miglioramento della postura, un progressivo aumento delle interazioni e del contatto, sia con i cani che con gli operatori e gli altri pazienti.
Movimento ‘obbligato’
C’è poi l’aspetto, da non trascurare, legato all’attività fisica. Questo in effetti è vero soprattutto per i cani. “Doverli portare fuori per i bisogni tre volte al giorno consente di fare movimento, cosa che purtroppo gli anziani di solito trascurano – riprende Sesti – inoltre spesso al parchetto sotto casa si incontrano altre persone con i loro animali, si scambiano quattro chiacchiere e tutto questo serve a creare una quotidianità e una socializzazione. Insomma, i vantaggi apportati dagli animali sono non indifferenti. Inoltre ci sono casi aneddotici in cui il pet si è rivelato un aiuto in caso di necessità, soprattutto nel caso di persone sole”.
Insomma, “vivere con un animale comporta notevoli benefici per la salute. Ricordo un collega tedesco che aveva avuto un problema cardiaco: il cardiologo, per vincere la pigrizia, gli aveva consigliato di prendere un carne. L’ho rivisto dopo qualche tempo e l’ho trovato più asciutto e in forma: oggi è in pensione e sta benissimo”, conclude Sesti.