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Pronto soccorso di nuovo in crisi tra effetto freddo e carenza di operatori

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Velasco25 Articolo

Ci risiamo: con l’arrivo dei primi freddi e l’impennata dei malanni respiratori, i pronto soccorso tornano ad essere in affanno in tutta Italia. Un “problema cronico, che abbiamo ereditato”, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci in un’intervista a ‘Il Messaggero’, sottolineando che “l’ospedale non deve essere la prima opzione per i casi meno gravi”.

Ma il fatto è che spesso gli italiani con un problema di salute non sanno proprio a chi rivolgersi, specie nei fine settimana. Se Schillaci chiama in causa i medici di base per razionalizzare gli accessi – “Ci aiutino, facciano la loro parte” – il personale dei pronto soccorso si riduce sempre più.

Mancano 4.500 medici di pronto soccorso

“Si parla tanto della crisi dei pronto soccorso, ma per fortuna non li chiudiamo. E questo perchè il primo accesso per legge non si può negare a nessuno, ma anche grazie ai professionisti che, pur essendo sempre meno, continuano a lavorare in maniera estenuante: il personale dei pronto soccorso continua a reggere la pressione”, dice a Fortune Italia Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed. “Pensiamo che solo la carenza dei medici di pronto soccorso è di 4.500 operatori“, ricorda il leader Anaao.

Come una bottiglia bucata

Dobbiamo pensare ai pronto soccorso italiani come a una bottiglia bucata: “Io metto acqua, ma sempre meno perchè più del 50% dei posti di specializzazione non viene accettato, però nel frattempo continuo a perdere gocce per via delle dimissioni di colleghi che scelgono di lasciare il servizio pubblico o che vanno in pensione. Proprio la gobba pensionistica nel 2026 vedrà il suo apice: ecco perchè è semplice prevedere che la carenza nei pronto soccorso è destinata ad aumentare”, dice con amarezza Di Silverio.

Italia a corto di operatori della salute: i dati del Censis

L’Italia è a corto di operatori della salute, in particolare (ma non solo) di quelli in prima linea. Stando all’ultimo rapport Censis, “specialisti e tecnici della salute sono ormai la primula rossa del mercato del lavoro. Il ridotto numero di candidati riguarda ben il 70,7% della domanda di lavoro per infermieri e ostetrici, il 66,8% per i farmacisti e il 64% delle posizioni aperte per il personale medico”. Così, per dare qualche numero.

Censis, il peso delle disuguaglianze e l’imbuto della ricchezza

Cosa ne pensano gli italiani

Danno da pensare alcuni dei dati diffusi nel report Censis: nel 2015-2022 le retribuzioni dei medici nel Servizio sanitario nazionale hanno subito un taglio in termini reali del 6,1%. Non sorprende, quindi, che l’87,2% degli italiani ritenga una priorità migliorare le retribuzioni e le condizioni di lavoro dei medici, considerati la risorsa più importante della sanità. Il 92,5% considera prioritario assumere nuovi medici e infermieri. E l’83,6%, dopo la traumatica esperienza dell’emergenza Covid, si aspettava investimenti massicci e un più intenso impegno per potenziare il sistema sanitario.

Tra ‘gettonisti’, medici stranieri e autocertificazione

Le nuove regole per i ‘gettonisti’ sono state accolte con soddisfazione dai sindacati medici, ma “se contestualmente non si avvia un piano straordinario di assunzioni che renda” il lavoro nei Dea “più appetibile, è difficile che la crisi dei pronto soccorso si risolva”, sottolinea Di Silverio. Insomma, “il rischio è quello di essere costretti a importare medici dall’estero. Ma con la proroga delle autocertificazioni delle competenze fino al 2025, avrai medici stranieri dei quali neanche sei certo che siano bravi, preparati e in grado di prestare le cure: perchè non li controlli”.

La soluzione non sono i medici di famiglia

Se il ministro si è appellato ai medici di medicina generale, chiamati a fare ‘filtro’ per decongestionare gli arrivi in pronto soccorso, questi ‘camici bianchi’ per Di Silverio “stanno diventando un capro espiatorio. Ecco: il mio invito è quello di non cercare colpevoli, ma soluzioni. Occorre rendere di nuovo appetibile la professione: occorre attrarre il medico in pronto soccorso e in ospedale. E lo si può fare agendo su tre aspetti: quello economico, la sicurezza delle cure e la possibilità di carriera. Ma finora siamo lontani da cambiamenti che consentano di avere un risultato differente”. E con l’aumento dei casi di influenza e virus respiratori la crisi dei pronto soccorso nelle prossime settimane è destinata solo a peggiorare. 

 

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