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La crisi del rublo russo: oggi vale meno di un centesimo di dollaro americano

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Velasco25 Articolo

Il rublo è sceso dai minimi di inizio settimana dopo che la banca centrale ha interrotto tutti gli acquisti di valuta estera per il resto dell’anno, ma resta in difficoltà e le risorse per evitare un ulteriore crollo si stanno riducendo.

Venerdì la banca centrale ha fissato il tasso ufficiale a circa 108 per il dollaro Usa. Sebbene sia migliorato rispetto al tasso di 114 di mercoledì, ciò significa ancora che un rublo vale meno di un centesimo.

Il rublo è crollato del 9% rispetto al dollaro dal 21 novembre, quando gli Stati Uniti hanno sanzionato circa 50 banche russe, tra cui Gazprombank, che è emersa come uno dei principali punti di riferimento per la Russia nei mercati valutari. Da un anno a questa parte, il rublo è crollato di circa il 20% rispetto al biglietto verde.

Se da un lato ciò potrebbe favorire le esportazioni russe rendendole più convenienti, dall’altro probabilmente alimenterà ulteriormente l’inflazione rendendo più costose le importazioni. Anche se i Paesi occidentali hanno in gran parte interrotto gli scambi con la Russia, i prodotti provenienti dalla Cina hanno sostituito molte importazioni e il rublo è sceso anche rispetto allo yuan.

Durante l’estate, le imprese e le banche russe hanno già sofferto per la carenza di yuan, che è la valuta estera più scambiata nel Paese e un’ancora di salvezza fondamentale per l’economia. Nel frattempo, il fondo sovrano russo è stato ripetutamente utilizzato per sostenere il rublo, lasciando al Cremlino una minore potenza di fuoco per combattere un altro crollo della valuta.

La Russia può ancora guadagnare valuta estera vendendo il suo petrolio e il suo gas, ma la riduzione del fondo sovrano lascia Mosca alla mercé dei prezzi dell’energia, che sono scesi a causa dell’indebolimento della domanda globale.

La banca centrale può anche aumentare ulteriormente i tassi di riferimento per combattere l’inflazione. Ma i tassi sono già al massimo del 21%, il che significa che ulteriori aumenti potrebbero stringere ancora di più le viti sull’economia russa.

Venerdì la banca centrale ha dichiarato che non sono necessarie misure di emergenza per sostenere il rublo, dopo che giovedì il presidente Vladimir Putin aveva detto che la situazione era sotto controllo.

La crisi valutaria della Russia arriva mentre gli analisti hanno previsto che l’economia non sarà in grado di sostenere la guerra di Putin contro l’Ucraina oltre l’anno prossimo. Ad esempio, le fabbriche russe non sono in grado di produrre un numero sufficiente di armi chiave per sostituire le perdite sul campo di battaglia e le vecchie scorte sovietiche si stanno esaurendo.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

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