Da Cate Blanchett alla giovane protagonista dell’ultimo film di Paolo Sorrentino, la carriera di Roberto D’Antonio, il parrucchiere dei vip, è costellata di grandi incontri: “Ho imparato qualcosa da tutti”.
Ho sempre preso il meglio dagli altri, imparando tanto da tutte le persone che ho conosciuto”. E Roberto D’Antonio, 65 anni, parrucchiere da quando ne aveva 12, di persone nella sua vita ne ha conosciute tante. Gli incontri che ha avuto – nel mondo del cinema, della tv, ma anche della politica – sembrano usciti dalle pagine di un romanzo e invece sono reali e genuini, tutti perfettamente impressi nella sua memoria.
“Mio padre faceva il barbiere a Nepi, il paese in provincia di Viterbo in cui sono nato: è lì che ho iniziato, appena dodicenne. Poi, ormai adolescente, mi sono spostato a Santa Severa. Erano gli anni ’70, le signore andavano al mare con la messa in piega ed io gestivo questo piccolo negozio, dove dormivo anche, in cui c’era con me solo un’altra ragazzina che faceva lo shampoo. La sera, dopo aver finito al salone, andavo fuori da questo club esclusivo a vedere cosa avevo fatto, a sentire cosa diceva la gente del mio lavoro”.
A questo stesso periodo, in cui a Roberto piaceva anche aspettare fuori dalle chiese per ascoltare i commenti degli invitati sulle spose che pettinava, risale il primo appuntamento importante, quello con Franca Ciampi: “Beh sì, lei fu la prima”. Poi, finalmente, Roma. “Per più di vent’anni in piazza di Pietra. Ora, insieme ai quindici ragazzi che compongono la mia squadra, in via dei Prefetti”, a due passi da Montecitorio. Lì dove tutto accade, insomma. “Lontano da casa, in questa città mi sono costruito una seconda famiglia”. E questa parola, famiglia, la pronuncia per la prima volta riferendosi a Paolo Sorrentino. “Paolo lo conosco da anni e ha una dote particolare. Ascolta la vita, capisci? È immerso nei sentimenti, nelle passioni, nelle fragilità e nelle contraddizioni della gente”. Con lui D’Antonio ha collaborato di recente curando il look di Celeste Dalla Porta, la magnetica protagonista di ‘Parthenope’, ultima fatica del regista premio Oscar. “Nel film questa ragazza sembra un angelo che passa da un’età all’altra dell’esistenza con una leggerezza che mi ha emozionato ed io volevo che rimanesse così, semplice: tranne un accenno di frangia, ho mantenuto tutto il resto”. Ma quello con la giovane Dalla Porta è solo l’ultimo della lunga serie di incontri che D’Antonio ha avuto con le protagoniste del red carpet. “Per me è stato un grande onore conoscere Cate Blanchett, essere scelto da un personaggio così importante. Ho studiato tutte le sue uscite e quando la incontrai – era stata nominata presidente della giuria internazionale a Venezia – le proposi di cambiare un po’ per avvicinarsi di più a quello che io avevo visto in lei. Quindi realizzai un look molto semplice, ma che la rendesse sempre riconoscibile e lei anche dopo lo ha mantenuto”.
Andando a ritroso nella lunga carriera di Roberto D’Antonio i nomi di spicco sono così numerosi che si fa fatica a elencarli tutti. C’è Fanny Ardant che a Cannes “ascoltava e cantava la Callas mentre la pettinavo”; c’è Jane Birkin, “che preparai prima di uno spettacolo al Sistina, alla fine del quale mi ringraziò dal palco”; e poi ci sono Valeria Golino “che non chiude un film senza una mia comparsata”, Valeria Bruni Tedeschi “che feci bianca quando dovette interpretare Eleonora Duse, riuscendoci senza rovinarle i capelli” e Sabrina Ferilli, “a cui tagliai un caschetto prima che Virzì chiudesse ‘La bella vita’, tanto che nell’ultima scena dovette aggiungere la scritta ‘due anni dopo’ per giustificare il cambio di look”. Anche il taglio corto di Laura Morante in ‘Un altro ferragosto’, sempre di Virzì, è opera di D’Antonio: “La conosco da anni, è una mia carissima amica”. E ci sono anche Mara Venier, Fiorello e Renato Zero, “pilastri della mia vita, sempre pronti a elogiarmi e gratificarmi per il mio lavoro, mi danno quello che io cerco di dare loro”.
Un capitolo a parte spetta poi al mondo della politica. Alla domanda se il suo salone sia il luogo adatto per raccogliere materiale da retroscena, D’Antonio risponde categorico: “Io non ho mai voluto avere a che fare con il pettegolezzo fine a se stesso, gli unici consigli che ho dato sono di tipo estetico, nient’altro”. Tra i suoi clienti ci sono Renata Polverini, Marianna Madia, Maria Elena Boschi, Daniela Santanchè e Augusta Montaruli. Ma anche Matteo Renzi e Carlo Calenda. La premier, invece, solo di passaggio: “Giorgia Meloni l’ho conosciuta, ma non è una mia cliente fissa. Trovo che sia una donna intelligente e capace, forse però la preferivo liscia. Comunque il suo è un colore di capelli molto delicato”.
Sulla fatica connessa alla sua professione, D’Antonio è chiaro: “Sarà almeno un anno che non riposo per un giorno intero (l’intervista infatti la facciamo di domenica, con il protagonista di ritorno da una sessione di lavoro all’Hotel Bulgari, ndr), ma non definirei quello che faccio usurante, perché mi dà soddisfazione: per me è una sorta di missione, quando pettino le mie clienti ancora mi emoziono”.
Ma qual è il segreto di una carriera come questa? “Bisogna rimanere dietro la poltrona, mai andare oltre. È la prima cosa che dico ai miei ragazzi”.