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Depressione in Italia fra pregiudizi e paure, ma uscire dal labirinto si può/VIDEO

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Adyen Articolo
Velasco25

Come un macigno che schiaccia sogni e ottimismo, costringendo ad annaspare in cerca di una via d’uscita. C’è ancora molto da fare sul fronte della lotta alla depressione, e a dirlo sono gli stessi pazienti. Più di uno su due giudica questa patologia difficile da diagnosticare. Nonostante i progressi della ricerca, nel nostro Paese i pregiudizi sono ancora diffusi e un paziente su tre è convinto che dal male oscuro non si riesca ad uscire.

Uscire da nebbie e vicoli ciechi è dunque una priorità. Anche perché solo il 35% dei pazienti consiglierebbe, in caso di sospetti, di rivolgersi subito a uno psichiatra. È quanto emerge da un’indagine condotta da SWG con il supporto di Johnson & Johnson Innovative Medicine, su un campione rappresentativo della popolazione italiana fatto anche di pazienti con diagnosi di depressione maggiore e caregiver. Ma di che numeri parliamo?

Un milione di persone

La depressione maggiore in Italia coinvolge un milione di persone, trasformando non solo la loro quotidianità, ma anche quella di familiari e amici. Per fare luce su questa complessa patologia Johnson & Johnson Innovative Medicine ha ospitato a Milano l’evento “Nel labirinto della depressione è ora di fare chiarezza”. L’incontro, che ha riunito esperti del settore, clinici e rappresentanti delle associazioni di pazienti, è stato l’occasione per presentare la campagna di sensibilizzazione ‘Out of the Maze – Oltre il labirinto della depressione’, promossa proprio da Johnson & Johnson con il patrocinio di Fondazione Progetto Itaca ETS e di Cittadinanzattiva APS.

Obiettivo, diffondere un messaggio chiaro e positivo: perchè, con una diagnosi tempestiva e trattamenti adeguati, è possibile trovare una via d’uscita dalla depressione maggiore. Il concept creativo della campagna racconta come vivere con la depressione maggiore possa essere paragonato a muoversi in un labirinto, cosa che può generare un senso di frustrazione e mancanza di speranza.

Il messaggio

“La depressione è una patologia spesso sottovalutata, percepita come una fase passeggera che non richiede un trattamento tempestivo”, ha affermato Andrea Fiorillo, ordinario di Psichiatria presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli e presidente dell’European Psychiatric Association, la Società Europea di Psichiatria. “È essenziale aumentare la consapevolezza riguardo alla serietà di questa malattia e al valore di una diagnosi precoce, attraverso un sistema di assistenza capillare e integrato che informi sulla patologia e sui percorsi di cura. È fondamentale che si comprenda che la depressione non è solo un periodo difficile, ma una condizione medica seria che richiede il giusto approccio terapeutico e il corretto supporto specialistico per essere superata con efficacia”.

La campagna

Forte anche di testimonianze di pazienti, caregiver e specialisti, la campagna è live sui canali Instagram “Per andare oltre”, sul canale Facebook “Oltre la depressione” e sul sito ABCdepressione.it e ha tra i suoi supporter Gianluigi Buffon. L’obiettivo della campagna è anche dare voce all’esperienza di chi ha sperimentato da vicino cosa vuol dire avere a che fare con la depressione, sia per mettere in luce le risorse che hanno facilitato il loro percorso di cura, sia per sottolineare il fondamentale aiuto dei caregiver. Dall’indagine emerge infatti con forza che il ruolo dei caregiver è fondamentale: sia nella gestione della vita quotidiana che del percorso terapeutico.

“Mi ha fatto molto piacere aver preso parte a questo evento, che ha trattato un tema a me molto caro”, ha assicurato Gianluigi Buffon, ospite dell’evento e supporter della campagna, convinto dell’importanza di “rompere il silenzio che spesso circonda la depressione. È fondamentale iniziare a parlare apertamente delle proprie difficoltà, perché solo così possiamo rompere lo stigma che accompagna questa condizione. Dalla mia esperienza – ha aggiunto il portiere – ho imparato che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, bensì il primo passo per superare la malattia. Con iniziative come questa, possiamo davvero fare la differenza e aiutare più persone a trovare la via d’uscita”.

Un momento della presentazione della campagna a Milano

No, non passa da sè

Uno degli aspetti su cui è ancora essenziale fare chiarezza riguarda il riconoscimento dei sintomi e il percorso terapeutico. Il 65% dei pazienti italiani preferisce aspettare per vedere se i sintomi della depressione si risolvano spontaneamente, considerandoli potenzialmente transitori, mentre solo il 56% opterebbe per intraprendere subito una terapia. In caso di sospetto di depressione in prima persona, lo psichiatra emerge come la terza figura di riferimento, preceduto dal medico di medicina generale e dallo psicologo. Inoltre il 75% dei pazienti considera il medico di base il primo punto di contatto, seguito dallo psicologo (62%) e dallo psichiatra (57%). Quasi la metà si affiderebbe ad una struttura specializzata. Per quanto riguarda la terapia farmacologica, solo 3 pazienti su 10 ritengono che non se ne possa fare a meno per affrontare correttamente la malattia.

Abbattere i pregiudizi

“La nostra responsabilità è chiarire non solo che una diagnosi precoce è possibile, ma che esistono soluzioni terapeutiche efficaci che possono migliorare notevolmente la qualità della vita”, ha spiegato Miriam Olivola, medico psichiatra Asst Fbf Sacco. “Dobbiamo impegnarci a fondo per abbattere i pregiudizi sulla terapia farmacologica e sulla figura dello psichiatra, rendendo queste risorse accessibili e meno stigmatizzanti. Oggi, grazie a trattamenti innovativi che possono offrire un sostegno efficace è possibile fare reali progressi verso un miglioramento della qualità di vita dei pazienti e dei caregiver, permettendo a molti di intraprendere un percorso concreto di uscita dalla depressione”.

“Riteniamo che sia fondamentale abbattere i pregiudizi che ancora circondano questa malattia”, ha dichiarato Alessandra Baldini, Medical Affairs Director di Johnson & Johnson Innovative Medicine. “In Johnson & Johnson, siamo impegnati nell’area delle neuroscienze per sviluppare soluzioni innovative che possano realmente fare la differenza, contribuendo a migliorare il benessere mentale delle persone e a offrire speranza alle famiglie. Grazie alla ricerca condotta negli ultimi anni – ha evidenzato – siamo riusciti a sviluppare trattamenti innovativi per alcune delle malattie mentali più impattanti, incluso il disturbo depressivo maggiore”.

I caregiver

A portare il peso della depressione, lo abbiamo detto, non sono solo i pazienti. E per le persone affette da depressione i caregiver non sono solo un supporto emotivo. Più dell’80% dei caregiver aiuta i pazienti nel richiedere aiuto, il 70% li assiste nella ricerca di uno specialista, e il 67% si impegna attivamente nella ricerca di informazioni sulle opzioni terapeutiche disponibili. D’altra parte, assistere una persona con depressione impatta profondamente sulla qualità di vita: oltre il 60% dei caregiver ha sentito il bisogno di un supporto psicologico per se stesso, ma solo il 33% lo ha effettivamente ricevuto.

“Siamo consapevoli di quanto sia difficile per i pazienti e i loro familiari chiedere aiuto”, ha notato Daniela Mondatore, direttrice della Scuola Civica di Alta Formazione di Cittadinanzattiva. “Attraverso iniziative di sensibilizzazione e supporto, lavoriamo per costruire una società più inclusiva e consapevole, dove la salute mentale non sia più un tabù. È importante garantire equità nell’accesso ai percorsi di cura, poiché la depressione è una malattia a tutti gli effetti e merita di essere trattata con la stessa attenzione e rispetto di qualsiasi altra condizione medica clinicamente rilevante. L’impegno delle istituzioni – ha aggiunto – è cruciale per promuovere l’accesso universale a trattamenti adeguati, senza barriere o discriminazioni”.

“I dati – ha detto Felicia Giagnotti, presidente Fondazione Progetto Itaca ETS – evidenziano che i caregiver sono essenziali non solo come supporto emotivo, ma come figure centrali nell’intero percorso di cura. Tuttavia, molti di loro esprimono la necessità di ricevere maggiori informazioni e un aiuto concreto per affrontare il loro impegno quotidiano. È fondamentale che anche coloro che si prendono cura dei pazienti ricevano il giusto sostegno sia in termini di formazione che di servizi, poiché il loro ruolo è cruciale nel garantire un processo di cura efficace e completo”.

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