In principio fu Rebecca Bloomwood: l’ossessione della giovane giornalista britannica nei confronti dello shopping, documentata dai dieci libri di Sophie Kinsella (pseudonimo di Madeleine Wickham), non faceva troppa differenza tra borse, scarpe e accessori. Ma forse, nella settimana del Black Friday, è bene sapere che il canto delle sirene griffate colpisce al cuore anche gli uomini.
“Iniziamo col dire che il paziente con shopping compulsivo può essere uomo o donna”, racconta a Fortune Italia la psicologa Antonella Elena Rossi. “E che la fascia più a rischio è tra 23 e 31 anni. Anche se la patologia insorge già nell’adolescenza. Di solito, però, fra gli adolescenti lo shopping compulsivo si declina soprattutto online”.
In questo fenomeno gioca un ruolo anche “la ricerca dell’affare. Il paziente tipo si trova a pensare che perderà un’occasione preziosa nella vita” se non approfitta di saldi, vendite o giornate particolari come appunto il Black Friday. “Un’idea indotta anche dalla comunicazione. Ma attenzione, nessun oggetto può cambiarci la vita”.
Le differenze di genere
Se l’impulso non fa differenza, a cambiare è l’oggetto del desiderio. “Lei di solito – continua Rossi – si orienta verso la bellezza, la cosmetica, gli abiti e gli accessori, mentre lui su auto e accessori, elettronica o pezzi particolari dell’abbigliamento, ma non è detto che sia sempre così”.
L’effetto dell’algoritmo
Nell’era dei social la tentazione è amplificata. “Siamo immersi in uno spettacolo: appena ci colleghiamo online – nota la psicologa – vediamo i nostri oggetti del desiderio che ci vengono incontro, mentre al contempo abbiamo una visione di noi stessi secondo cui non siamo mai abbastanza belli, giovani, affermati. Il consumismo ci dice che non siamo mai arrivati se non abbiamo l’ultimo modello di qualcosa”.
Così le persone che sentono “un desiderio di tipo ossessivo compulsivo, si mettono in fila fuori dai negozi per avere per primi un oggetto particolare”. Per Rossi è in atto un’escalation: “Rischiamo di rinunciare all’indispensabile per l’inverosimile. Se ci guardassimo dall’esterno, potremmo capire che la nostra società sta andando verso una costante infelicità, perchè la felicità dei singoli è legata a (sempre nuovi) oggetti”.
Come riconoscere di avere un problema?
Quando il conto è costantemente in rosso, potrebbe essere tardi. “Io – racconta la specialista – ho una paziente che negli armadi ha tutti i vestiti ancora con l’etichetta, perchè non riesce a metterli. È una persona normale, che però spende tutto il suo stipendio per gli acquisti”. I pazienti con shopping compulsivo “sono sempre alla rincorsa di nuovi stimoli“.
“Nel caso degli adolescenti, i genitori possono monitorare il numero degli acquisti online: quando in un mese sono più di 17, un giorno sì uno no, c’è un problema”, avverte la psicologa.
Cosa c’è dietro
Dietro lo shopping compulsivo “c’è un disturbo d’ansia, un disturbo ossessivo compulsivo ma soprattutto c’è un disturbo dell’umore”, che fluttua tra picchi di entusiasmo e voragini di depressione “da cui emergere con nuovi acquisti. Spesso c’è anche una difficoltà ad accettarsi – continua Rossi – anche se a volte questa dipendenza è legata a un disturbo alimentare. Queste persone non hanno limiti e potrebbero avere altre forme di dipendenza: da cibo, sostanze, affetti”.
E allora? Tutti noi sentiamo le sirene dello shopping. Ogni tanto “liberiamoci di questi orpelli, dall’accumulo di oggetti”, suggerisce la psicologa. “Oggi stiamo avvicinandoci al Black Friday: prima di premere il tasto per l’acquisto – suggerisce – cerchiamo di fermarci 5 minuti e chiederci se ne vale davvero la pena”. Anche Becky, in un momento di lucidità, sarebbe d’accordo.