Le crescenti tensioni commerciali e le preoccupazioni sulla sostenibilità del bilancio fiscale degli Stati Uniti potrebbero innescare un aumento significativo del prezzo dell’oro nel prossimo anno, secondo uno studio di Goldman Sachs.
Il metallo prezioso ha toccato un massimo storico intraday di 2.790 dollari alla fine di ottobre, quando il World Gold Council ha avvertito nel suo rapporto trimestrale sulle tendenze della domanda che il mercato era stato travolto dal FOMO – “fear of missing out” (paura di restare esclusi). Da allora, il prezzo è sceso nel corso di novembre e attualmente si aggira intorno ai 2.600 dollari.
“La recente fase di consolidamento del prezzo dell’oro, seguita alle elezioni statunitensi che si sono svolte in modo ordinato – eliminando le posizioni speculative dai massimi storici – offre un punto d’ingresso interessante per acquistare oro”, si legge in una nota sulle prospettive per le materie prime nel 2025, pubblicata domenica.
Goldman Sachs prevede una domanda sottostante robusta da parte delle banche centrali, intenzionate a diversificare permanentemente le proprie riserve, riducendo la dipendenza dal dollaro statunitense. La decisione dell’amministrazione Biden di congelare gli asset russi come sanzione per l’invasione dell’Ucraina ha rafforzato la percezione dell’oro come un asset politicamente neutrale, non soggetto a congelamenti per motivi geopolitici.
Anche i fondi negoziati in borsa (ETF) potrebbero far aumentare il prezzo, secondo Goldman, grazie agli afflussi ciclici di investitori che cercano di proteggere i propri portafogli dagli effetti previsti del taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, che l’anno prossimo dovrebbe portarli tra il 3,25% e il 3,5%.
L’oro potrebbe raggiungere i 3.150 dollari l’oncia entro il 2025
Di conseguenza, Goldman Sachs ritiene che l’oro dovrebbe arrivare a 3.000 dollari l’oncia entro la fine del prossimo anno.
Inoltre, la banca stima che i rischi geopolitici potrebbero spingere gli speculatori, attivi fino a poco tempo fa, a tornare sul mercato, dato che il team di transizione di Trump continua a scuotere i mercati con politiche non convenzionali e nomine di governo sorprendenti.
Questo potrebbe far salire il prezzo dell’oro a 3.150 dollari l’oncia, poiché gli speculatori inizieranno a scommettere su nuovi dazi punitivi contro i partner commerciali statunitensi, proprio mentre il Paese affronta crescenti difficoltà nel gestire i propri immensi deficit fiscali.
L’oro come voto di sfiducia nelle valute fiat
Il deficit di bilancio, pari a 1.830 miliardi di dollari nell’ultimo anno fiscale fino a settembre, è stato coperto con ulteriore indebitamento, il che potrebbe essere inflazionistico qualora la Fed fosse costretta ad acquistare più titoli di Stato con dollari appena stampati.
“Il timore crescente per l’inflazione e i rischi fiscali potrebbe alimentare un incremento delle posizioni speculative e dei flussi verso gli ETF”, ha scritto Goldman. “Le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito statunitense potrebbero spingere le banche centrali, soprattutto quelle con grandi riserve in Treasury USA, ad acquistare più oro”.
Sebbene fattori specifici, come la gestione attiva delle riserve auree da parte delle banche centrali o la domanda nei principali mercati della gioielleria come l’India, possano influenzare l’acquisto di oro, un aumento sostenuto del prezzo del metallo in periodi di incertezza viene spesso visto come un voto di sfiducia nei confronti del dollaro statunitense e di altre valute fiat sostenute esclusivamente dalla fiducia nei governi.
I dazi di Trump potrebbero costare 2.600 dollari annui alle famiglie americane
Questa preoccupazione è cresciuta con il timore diffuso che l’amministrazione Trump possa esercitare una pressione al rialzo sui prezzi al consumo. Il presidente eletto ha già mostrato un’inclinazione a imporre dazi sulle merci importate, come l’acciaio, ricorrendo, se necessario, a argomentazioni legali che citano minacce alla sicurezza nazionale per giustificarli attraverso ordini esecutivi.
“Il principale rischio di aumento dell’inflazione sotto la seconda amministrazione Trump è rappresentato da dazi molto più elevati”, ha scritto Goldman.
Ad esempio, Trump ha parlato di introdurre dazi generalizzati fino al 20% su tutte le merci importate, con un dazio speciale del 60% sui prodotti cinesi. Il Peterson Institute for International Economics stima che ciò potrebbe far aumentare di 2.600 dollari la spesa media annuale delle famiglie statunitensi.
L’indipendenza della Fed sotto attacco
I governi che intendessero contestare tali politiche incontrerebbero difficoltà, dato che il tribunale per la risoluzione delle controversie del WTO, il Appellate Body, è inattivo dal dicembre 2019, quando gli Stati Uniti iniziarono a bloccare nuove nomine sotto Trump.
Ancora più preoccupante è l’insistenza di Trump sul fatto che la Casa Bianca debba avere un’influenza diretta sulla politica monetaria oltre che su quella fiscale, di fatto ponendo fine all’indipendenza politica della Federal Reserve. In Paesi dove questa barriera è stata superata, come la Turchia, ciò ha portato a un’inflazione incontrollata.
L’oro, di conseguenza, ha registrato un’impennata, con il costo di un lingotto standard da 400 once che ha recentemente superato 1 milione di dollari.
Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com.