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La politica pensi alle imprese, intervista a Oscar Farinetti (Eataly)

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Parla Oscar Farinetti, fondatore di Eataly: “Se l’imprenditoria italiana cresce è merito delle aziende e degli 8mila sindaci che tengono in piedi l’Italia” .

È considerato una delle bandiere identitarie dell’Esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che ha deciso di inserirlo nel nome del dicastero a lungo conosciuto come ministero dello Sviluppo economico e nel nome del Liceo dedicato alla sua promozione. Il Made in Italy però, che consente all’Italia di distinguersi nel mondo per qualità ed eccellenza, è legato a un nome importante, quello di Oscar Farinetti.

Fondatore di Eataly, già proprietario di Unieuro e autore di diciassette libri, Farinetti ha l’entusiasmo di chi non smette di fondare, creare, scrivere e credere nel futuro. Per lui il Made in Italy è un modo di sentire le cose più che un’etichetta. Per questo, quando parla dell’Italia Farinetti evoca i sentimenti e molto meno i numeri.

“Mi fa ridere sentire i politici romani rivendicare pubblicamente dati su esportazioni e occupazione. Il merito non è loro, il merito è delle imprese. I politici semmai sono un ostacolo ai processi di sviluppo e crescita dell’impresa. Il Made in Italy oggi vale circa 600 miliardi di euro, ma se fossimo capaci davvero di sostenere la domanda sempre crescente di prodotti italiani questo valore potrebbe aumentare di dieci volte. Ma i politici fanno solo propaganda, non valorizzano le imprese. Se l’imprenditoria italiana cresce è merito delle imprese e degli 8.000 sindaci che stanno tenendo su questo Paese. Di nessun altro”.

Non ha peli sulla lingua Farinetti, non ha paura di esporsi. Lo fa spesso nei suoi libri, in tv e sui giornali. Lo fa perché lo deve fare. Perché nella sua cultura imprenditoriale non c’è solo il profitto, ma un modo preciso di guardare al mondo. Farinetti ama l’Italia che promuove e vende, ma soprattutto l’Italia nel mondo, quella che esce dai confini.

“Mi sembra che in Italia sull’immigrazione manchi il dato sentimentale. Nessuno decide dove nascere. Viviamo in un momento storico in cui il mondo è visibile a tutti ad ogni latitudine grazie a Internet; quindi, è normale che chi nasce e vive in un luogo di paura voglia spostarsi altrove, lo abbiamo fatto anche noi italiani. Io sono per l’accettazione totale e penso che l’approccio del Governo sull’immigrazione sia sbagliato. I centri per migranti in Albania sono i prodotti di questo approccio. Quando Salvini dice che se uno dei migranti rientrati dall’Albania commette un reato deve pagare il giudice che ha disposto il suo rientro, sta criminalizzando tutti i migranti. È un errore pazzesco”.

E come se lo spiega? Perché in Italia e in Europa l’immigrazione polarizza così tanto? Perché nazionalismi e sovranismi prendono spazio?
Circa 550mila italiani hanno scritto Vannacci su una scheda elettorale, questo deve far riflettere. Ormai tendiamo a essere egoisti, siamo convinti di poter decidere e scegliere su tutto, ma non è così. Non scegliamo dove nascere, se essere bianchi o neri, uomo o donna. Distinguerci dagli altri è un errore che le nuove generazioni non commettono, l’ho verificato io stesso. [È alla Generazione Z che Oscar Farinetti dedica il suo ultimo libro ‘10 mosse per affrontare il futuro’, edito da Solferino]. Nelle nuove generazioni non esiste questa base di razzismo e di egoismo che invece appartiene alla mia. Noi crediamo nelle regole, i giovani nel sentimento. La mia generazione fa come lo struzzo: di fronte al cambiamento climatico clamoroso giudica addirittura ideologico il Green Deal. Abbiamo votato un governo sovranista con un’idea ben precisa di difesa dei confini, mentre i ragazzi nemmeno li vedono, hanno meno preconcetti e non sono attaccati al denaro. Stiamo consegnando loro un Paese con 3.000 miliardi di debiti, abbiamo fallito e pretendiamo anche di dare consigli?

C’è uno scontro generazionale, quindi. Come si supera?
Dovremmo smettere di giudicarli e imparare da loro. Da vent’anni vado in giro per le università a fare domande. Serve il loro approccio, un cambio di vita, un nuovo concetto di benessere e ricchezza. La mia generazione non ha mai fatto la differenziata ed ha un approccio razzista rispetto a certi temi: fa leggi mostruose per cui chi non può avere figli e cerca un modo per riuscirci compie un delitto a livello universale.

Il Governo sostiene o ostacola le imprese?
Decisamente la seconda. Sul Pnrr, per fare un esempio, siamo gli unici in Europa che hanno scelto di prendere il massimo possibile, subito, e ‘al buio’. Il 100% di questi soldi è stato destinato dai politici al pubblico per investire nelle infrastrutture. Va bene, ma le imprese? I politici passano il tempo a studiare i sondaggi per affrontare elezioni comunali, regionali, nazionali che in Italia si verificano con frequenza, anziché pensare a una politica fiscale seria. Per non parlare della legge elettorale, questa sì davvero nazista, per cui sono i partiti a scegliere i deputati.

Si parla sempre più spesso di protezionismo.
Siamo in pieno protezionismo a livello di mentalità. Siamo terrorizzati dall’arrivo delle auto elettriche cinesi che negli ultimi vent’anni hanno costruito veicoli straordinari. Noi ci piazzeremo i dazi e loro di tutta risposta li piazzeranno sul parmigiano. Se sposiamo politiche protezionistiche saremo noi stessi ad esserne danneggiati.

Lei è un grande ottimista, eppure il quadro che descrive non è rassicurante. Perché un giovane dovrebbe restare in Italia?
Visto che gli acronimi vanno di moda, gliene propongo uno nuovo: PPTR che sta per Partenza, Presa di Coscienza, Tornanza e Restanza. Un Paese come l’Italia dovrebbe imporre ai ragazzi di partire per vedere il mondo fuori dal qui, poi prendere coscienza di quello che trovano e tornare a casa per riproporre quel modello, magari migliorandolo, per restare.

L’Europa è la nostra casa oppure un insieme di burocrati che limita la libertà di ciascun Paese membro?
Meno male che c’è l’Europa, siamo in pace da settant’anni grazie all’Europa. È chiaro che, essendo 27 Paesi di cui alcuni fortemente sovranisti, la macchina ogni tanto può ingolfarsi. Sul Green Deal europeo, per esempio, servirebbe una riflessione diversa. C’è stato un giorno in cui la nostra presidente Meloni e purtroppo anche Confindustria lo hanno definito ideologico; il giorno dopo 200 millimetri di pioggia poco ideologica e molto fisica si sono riversati sull’Emilia-Romagna. Dobbiamo cambiare approccio se vogliamo salvarci, restando in Europa.

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