PGIM_970x250_HEADER

L’approccio all’educazione finanziaria: parla Marcello Presicci

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo

L’edizione di quest’anno del “Mese dell’Educazione Finanziaria”, in programma dal 1° al 30 novembre, prevede come sempre attività ed eventi di informazione e sensibilizzazione sull’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale. Lei è Presidente dell’Advisory Board della Fondazione Educazione Finanziaria, un ruolo cruciale in un momento storico in cui l’alfabetizzazione finanziaria è più importante che mai. A che punto siete?
La Legge Capitali ha apportato alcune novità rilevanti, tra i provvedimenti il n°25 riguarda proprio l’introduzione dell’educazione finanziaria nei programmi scolastici, un traguardo su cui la FEduF si è a lungo impegnata su impulso del Presidente Stefano Lucchini. Oggi la gestione del denaro è radicalmente mutata rispetto al passato. La velocità di circolazione, insieme alla componente tecnologica, ha innalzando il margine di autonomia personale e le responsabilità del singolo. All’aumentare della possibilità di agire senza intermediazione non corrisponde però un paritetico aumento della competenza e della conoscenza degli strumenti, rendendo di fatto centrale l’educazione finanziaria come prima forma di tutela per operare in modo consapevole, sia negli investimenti che nel risparmio. Purtroppo il livello di alfabetizzazione finanziaria e assicurativa degli italiani è ancora insufficiente, permangono ancora significativi gap di genere e d’età su cui occorre lavorare.

L’Italia, così come molti altri Paesi europei, sta affrontando un crescente debito pubblico. Quali strategie ritiene siano più efficaci per gestire e ridurre questo debito senza compromettere la crescita economica?
Richiamando le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella partirei dalla considerazione che abbattere il debito pubblico è una “necessità ineludibile”. Tuttavia ricordiamo che sul fronte del debito l’Italia ha pagato più interessi di quelli pagati insieme da Francia e Germania, quindi siamo un paese molto affidabile. Una delle ricette possibili sarebbe quella di rendere più produttivo il risparmio e incentivare la domanda interna, in modo da incidere positivamente sia sulla crescita del sistema sia sulla riduzione del debito. Una tassazione agevolata per il risparmio è auspicabile poiché il cassettista andrebbe tassato in misura diversa dal trader. Concordo quindi con il Presidente dell’ABI Antonio Patuelli quando chiede che le leggi tributarie rispettino meglio il risparmio, oggi gravato dall’imposta ordinaria del 26%.

Come docente e formatore quali sono, secondo lei, le competenze chiave che i giovani devono acquisire per affrontare con successo il futuro lavorativo in un mercato globale sempre più competitivo?
Come è noto per rimanere appetibili sul mercato del lavoro bisognerebbe spendere il 20-25% del proprio tempo, investendo in formazione e cercando di apprendere continuamente nuove skills. Tuttavia indico alcune competenze socio-emotive rilevanti come la necessità di creare una strutturata rete relazionale, curando i rapporti interpersonali lavorativi e non. Coltivare poi lo “spirito di iniziativa”, poiché abbiamo bisogno di giovani che creino valore e diano vita a progetti empirici. Ed infine “l’adattabilità”. La natura frammentata dei percorsi di carriera ci spinge oggi a sviluppare un rapporto diverso con il mondo del lavoro. Occorre quindi predisporsi con apertura a uno stato di incertezza e valutare l’abilità nell’affrontare le trasformazioni più significative con coraggio e resilienza.

Nel panorama aziendale e politico attuale, quali sono le competenze e le qualità più importanti che i futuri leader dovrebbero possedere per guidare efficacemente una comunità?
Ne cito cinque: intelligenza emotiva, gentilezza, comunicazione efficace, lavoro di gruppo e capacità di ascolto. Una cultura aziendale sana e orientata alle performance è legata a doppio filo alle competenze di “servant leadership”. In ambito politico sottolineo invece il coraggio, l’umiltà, la pazienza, l’equanimità, il realismo. La leadership politica è tale quando genera cambiamento e indica una visione verso cui muoversi. Non si riduce a buona gestione come nelle tecnocrazie, ma si impegna per genere un impatto quanto più maggiore a favore della comunità.

Con la sua esperienza in diversi settori, dalla finanza all’arte, come vede l’evoluzione del ruolo delle fondazioni e delle istituzioni culturali nel promuovere un cambiamento positivo nella società?
Le fondazioni italiane sono un modello studiato a livello internazionale. Determinante è la capacità di questi organismi di fornire sostegno al territorio per quanto riguarda lo sviluppo sociale, culturale ed economico. In virtù dei vantaggi offerti dalla loro governance di soggetti privati, in un Paese caratterizzato da una grande complessità di gestione del settore pubblico, generano un prezioso impatto grazie a investimenti, erogazioni e donazioni. La Fondazione Enpaia, ad esempio, in ambito previdenziale, su questi temi rappresenta un modello virtuoso poiché investe molto in economia reale, sostenendo imprese del proprio comparto di riferimento favorendo la crescita delle stesse.

Guardando al futuro, quali sono le principali sfide che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi dieci anni, e quale ruolo possono svolgere l’educazione e la cultura nel superarle?
Nei prossimi dieci anni l’Italia e l’Europa dovranno affrontare una serie di sfide complesse e interconnesse, che richiederanno risposte politiche, economico-sociali ed innovative: (I) Demografia e invecchiamento della popolazione (II) Transizione energetica e transizione digitale (III) Sostenibilità del welfare e riforma del mercato del lavoro. Sono sfide enormi che dovremmo essere affrontate con nuovi leader e con una classe dirigente all’altezza di questo compito. Purtroppo l’attuale non è delle migliori se paragonata a quella dei decenni scorsi ed anche in virtù della vittoria in USA del Presidente Trump l’Europa dovrà riposizionarsi e ricalibrare il proprio ruolo nello scacchiere mondiale.

Come membro fondatore, insieme a Pellegrino Capaldo, Sabino Cassese e Paolo Boccardelli, della Scuola Politica “Vivere nella Comunità” come valuta l’esperienza di questo progetto formativo – di cui Fortune Italia è media partner – giunto quest’anno alla quinta edizione?
Siamo molto orgogliosi dei risultati conseguiti fino ad oggi. Abbiamo dato vita ad un progetto formativo multidisciplinare unico in Italia, con un’attenzione al ruolo dei “civil servant” e alla creazione di un ceto dirigente capace, moderno e preparato. Negli ultimi anni c’è stato un boom di Scuole politiche e di corsi di formazioni simili al nostro ed anche quest’anno abbiamo ricevuto oltre 700 domande, segnale questo del perdurante successo dell’iniziativa e della grande intuizione di progetto formativo capace di rispondere al rinnovato interesse dei giovani verso la cosa pubblica. Auspichiamo ora che gli oltre 150 studenti formati gratuitamente in questi anni possano trasferire nelle loro realtà e nelle istituzioni quei valori, quelle competenze e quelle logiche di pensiero a favore della comunità apprese presso la nostra Scuola. grazie ai prestigiosi docenti e ai membri del nostro board. Il merito del successo della nostra iniziativa è assolutamente loro oltre che delle aziende che investono nel capitale umano.

PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.