Si celano all’interno di un edifico a forma di cubo (non a caso chiamato CU.Bo) e a impatto energetico vicino allo zero gli oltre 400 metri quadrati attrezzati per favorire l’apprendimento attraverso le nuove tecnologie, promuovere progetti di ricerca tech e dare ‘casa’ a imprese e startup desiderose di mettere a terra le loro idee.
Per conoscere meglio il nuovo Simulation center occorre varcare la soglia del Campus Bio-Medico, entrare nel CU-Bo e scendere un piano. Qui il futuro diventa realtà, una realtà speciale però: declinata attraverso robotica, sensori, gamification e molto altro, come vedremo.

Realtà multisensoriale
Nel centro troveremo la prima sala di Realtà immersiva multisensoriale d’Europa, progettata e realizzata in Italia da Accurate per questa Università e in grado di offrire un ambiente in cui calore, vento, effetti visivi e olfattivi condizionano realmente l’operato delle persone. Attraverso tecnologie avanzate come proiezioni visive su 4 pareti, suoni diffusi, luci dinamiche, profumi ed effetti tattili multitouch, la realtà viene riprodotta fedelmente, insieme a stimoli come stress, tensione, rumori che gli operatori sperimentano negli scenari clinici, nell’assistenza domiciliare e nelle emergenze-urgenze.
Obiettivo, “ricreare in maniera estremamente realistica scenari clinici complessi per aiutare i professionisti sanitari a prepararsi al meglio a situazioni cliniche reali, migliorando la loro capacità di reagire in contesti difficili e ad alta pressione – spiega Patrizia Angelotti, Amministratore delegato di Accurate, Società del Gruppo Digit’Ed – Il coinvolgimento emotivo e cognitivo del discente in scenari clinici dinamici migliora l’apprendimento e consente di sviluppare sia competenze tecniche sia soft skills come il controllo dell’ansia e la gestione dello stress. Quindi in questo contesto studenti e professionisti sanitari possono formarsi anche commettendo errori e imparando da essi senza conseguenze reali, migliorando la loro preparazione e riducendo il rischio di errori medici in futuro”.
Sfumature di robotica
Nelle diverse sale, diverse tecnologie che hanno colpito il ministro delle Imprese e del Made In Italy Adolfo Urso e il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che hanno visitato oggi il Centro.

Non solo manichini
In queste stanze è già possibile imparare sbagliando in piena sicurezza. Grazie agli spazi che riproducono veri ambienti ospedalieri e domestici e alle apparecchiature altamente tecnologiche abbinate a macchinari e manichini innovativi, si possono effettuare simulazioni in ambito non solo clinico, dalla cardiologia e radiologia interventistica, alla rianimazione. Troviamo la sala operatoria ma anche la stanza dell’odontoiatra, per il training di aspiranti medici e infermieri.
Le sale del Simulation Center saranno sede dell’Osservatorio e laboratorio congiunto UCBM-Intesa sulla salute globale. Ma c’è di più: le aule potranno essere utilizzate anche dalle imprese, che stanno sviluppando nuovi dispositivi e tecnologie. Sensori, telecamere e una vera regia permettono inoltre di registrare, rivedere e riutilizzare esercitazioni e sperimentazioni. Un archivio prezioso.
“Mi riempie di orgoglio vedere la nascita di centri di eccellenza come il Simulation Center dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – ha affermato Pier Luigi Ingrassia, direttore scientifico del CeSi e presidente SESAM – È ormai documentato che la simulazione giochi un ruolo imprescindibile nel miglioramento dei sistemi sanitari del prossimo futuro. Strutture come questo laboratorio di simulazione sono essenziali per formare professionisti in grado di affrontare le sfide della pratica clinica con competenza e sicurezza, contribuendo a un’assistenza sanitaria di qualità e alla riduzione degli errori”.
C’è anche il lupo robot
A ‘custodire’ il Simulation center una vecchia conoscenza dei lettori di Fortune Italia: il lupo robot Freki, insieme a Leandro Pecchia, ordinario di Ingegneria Biomedica al Campus. Freki è uno dei ‘frutti’ del progetto europeo Odin (www.odin-smarthospitals.eu), ideato da Pecchia insieme a Giuseppe Fico, dell’Università Politecnica di Madrid nel 2020 (in piena pandemia da Covid-19). Obiettivo, realizzare una piattaforma che favorisse l’integrazione di tecnologie trasformative negli ospedali, che sono destinati a diventare davvero smart.

Proprio all’interno del progetto Odin, Mosaico Monitoraggio Integrato ha sviluppato l’applicazione di robotica mobile autonoma: il lupo robot Freki, appunto, “che si muove autonomamente tra sale operatorie e reparti”. La soluzione robotica è stata recentemente validata con successo nel Simulation Center e Living Lab dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
“Freki è uno dei due lupi di Odino”, ci ricorda Pecchia. Il robot è pensato per automatizzare il processo di campionamento che si fa in ambito ospedaliero per riconoscere in maniera precoce dei patogeni, ad esempio batteri o virus, che potrebbero diffondersi e portare ad infezioni ospedaliere. Parliamo di un prodotto della tecnologia dal costo di circa 150mila euro “affidabile e addestrabile”.
Ma come è stato addestrato Freki? “Abbiamo utilizzato una piattaforma robotica commerciale, insegnando con l’intelligenza artificiale ad un cane-robot a fare quello che normalmente fa a mano il personale delegato. In questo modo il robot può fare queste misure per esempio di notte, con il vantaggio di renderle più omogenee. Ad esempio, quando la macchina fa un campionamento lo fa esattamente allo stesso modo, in coerenza con il protocollo definito con gli esperti, mentre un essere umano può introdurre delle variazioni. Inoltre, il robot una volta addestrato, non si stanca. Quindi – aggiunge Pecchia – può continuamente fare questi lavori, magari di notte quando gli ambienti critici, per esempio la sala operatoria, non sono in uso. Freki può lavorare in sicurezza anche in ambienti che per un essere umano potrebbero essere pericolosi. Siamo riusciti a realizzare questa soluzione proprio grazie all’uso del Simulation center, dove insieme ad esperti di settore abbiamo potuto trasformare questa idea in realtà e testarne la sicurezza e l’efficacia”, conclude Pecchia.