Un fenomeno insolito si sta manifestando negli ultimi anni nel nostro Paese: l’aumento delle protesi di caviglia. A segnalarlo a Fortune Italia è Fabrizio Cortese, direttore Ortopedia e Traumatologia Ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto (TN) e presidente di Otodi (società degli Ortopedici e traumatologi ospedalieri italiani).
“Negli ultimi 10 anni c’è stata un’impennata delle protesi della caviglia, possiamo stimare un +700%”, sottolinea lo specialista. “Stiamo parlando di 1.500 interventi l’anno a fronte di 150mila protesi d’anca, ma la crescita in questi ultimi anni è impressionante”, puntualizza Cortese.
Come mai? “I traumi sono diventati più frequenti, basti pensare che le fratture malleolari e del pilone tibiale sono ormai il trauma pià frequente nei reparti di traumatologia. Si tratta di fratture favorite dall’uso di bicicletta, moto, monopattino e che possono essere molto difficili da trattare con l’obiettivo di evitare l’insorgenza di artrosi di caviglia precoce”.
Se la frattura non è perfettamente ridotta, infatti, il rischio di artrosi precoce è “più frequente”, avverte il presidente di Otodi. “Ne parleremo al Trauma meeting in programma dal 2 al 4 ottobre a Riccione, analizzando le tappe del corretto trattamento, fondamentale per evitare l’insorgenza di artrosi di caviglia precoce. Ma discuteremo anche di cosa bisogna fare se le cose non vanno perfettamente bene”.

Una complicanza che rappresenta una sfida per l’ortopedia
Nel corso del meeting gli specialisti affronteranno anche “una delle patologie più difficili da trattare in ortopedia: la pseudoartrosi postraumatica. Si tratta – spiega ancora Cortese – di una complicanza che si manifesta quando una frattura non guarisce: avviene in meno del 10% dei casi, ma può richiedere più interventi chirurgici. Un argomento importante, in quest’epoca in cui i traumi legati a determinati sport come l’arrampicata o il downhill diventano più diffusi, ma anche complicati da gestire”.
La soluzione migliore è prevenire la comparsa di una pseudoartrosi, per questo motivo bisogna conoscere le cause che possono determinarla. I processi che possono impedire la consolidazione di una frattura possono essere legati alle condizioni generali del paziente, ma anche alle condizioni locali, avverte Cortese. È fondamentale inoltre la conoscenza delle corrette metodiche chirurgiche di riduzione e sintesi. Al Trauma meeting si analizzeranno le tecniche chirurgiche per affrontare la pseudoartrosi, coadiuvate da vari dispositivi ‘alleati’ dell’ortopedico: dai fattori di crescita ossea, agli scaffold, dal Prp (plasma ricco di piastrine), al trapianto autologo di cellule mesenchimali totipotenti.
Specialità in crisi di vocazione
Ma le sfide per questa professione non sono solo tecniche. In questi anni abbiamo analizzato più volte il tema della carenza di specialisti: come è messa l’ortopedia? “Non bene, abbiamo fatto una survey l’anno scorso sugli ortopedici sotto i 35 anni di età. Ebbene, in questo modo abbiamo scoperto che molti giovani colleghi che lavorano in ospedale non si sentono realizzati, non vedono grosse prospettive di carriera, tanto che il 15% pensa di cambiare lavoro entro 5 anni“, risponde il presidente Otodi.
Un desiderio di fuga dal Ssn legato alla carenza di professionisti: “Ce ne sono pochi, sono oberati di turni sempre più impegnativi e di emergenze. Nel frattempo i traumi sono sempre più frequenti: siamo negli anni in cui i baby boomer si fratturano il collo del femore. Nei prossimi anni ci troveremo con un’epidemia di fratture nei pazienti over 65, da operare entro le 48 ore per avere risultati migliori. Insomma, l’ortopedia ospedaliera si troverà con pazienti sempre più anziani e complessi da gestire, ma anche sempre meno colleghi”.
Appuntamento a Riccione
Questi comunque sono solo alcuni dei temi su cui si confronteranno gli oltre duemila ortopedici e traumatologi ospedalieri attesi al Palazzo dei Congressi di Riccione per il 16° Trauma Meeting. Per la prima volta nella storia di Otodi, società nata nel 1969, le porte dell’Ortopedia italiana si apriranno alla comunità internazionale di Iota (International Orthopaedic Trauma Association) per discutere di linee guida internazionali del trauma, in vista della convention di Montreal del 24 ottobre prossimo.
Quest’anno, poi, a Riccione verrà assegnato l’Otodi Media Award, premio che gli ortopedici italiani riconosceranno a cinque giornalisti impegnati quotidianamente nel racconto di salute e medicina, puntando a una divulgazione scientifica comprensibile ai cittadini-pazienti. Un’altra sfida, in cui l’alleanza fra professionisti della salute e giornalisti è fondamentale.