Tra poche ore, Giorgia Meloni riceverà il prestigioso “Global Citizen Award” dell’Atlantic Council, nella capitale americana, direttamente dalle mani del tycoon Elon Musk. La circostanza, com’è noto, ha suscitato qualche attrito anche all’interno dell’organizzazione, stando alle notizie riportate da Politico “l’inclusione di Meloni era già da sola motivo di borbottii, all’interno dell’importante centro di elaborazione politica di Washington, a causa della passata vicinanza alla Russia della premier italiana e della retorica anti-immigrati e anti lgbtq+ del suo partito. Ma addetti attuali e passati dell’Atlantic Council, anonimamente, hanno detto al NatSec Daily (una pubblicazione del settore della difesa, ndr) che l’irritazione ha raggiunto il culmine quando il think tank ha annunciato che, su richiesta della stessa Meloni, lei sarebbe stata presentata da Musk”. Meloni più Musk: troppo.
In realtà, il legame tra i due intreccia un mix di politica e business. I due si piacciono a pelle, abituati entrambi a remare controcorrente, allergici al mainstream e testardi al punto giusto. Meloni riconosce in Musk un imprenditore geniale e sa che l’Italia potrebbe trarre giovamento da una cooperazione economica con le sue società, ad elevato tasso di innovazione, nel campo delle comunicazioni satellitari e dello spazio. Musk, dal canto suo, non fa nulla per celare la propria ammirazione per questa giovane donna della destra europea che ha segnato un traguardo storico nel suo Paese (la prima donna a Palazzo Chigi) e che dimostra di saper calcare la scena della politica internazionale senza rinunciare alle proprie idee.
L’impegno del premier Meloni affinché l’Italia e l’Europa non restino indietro nella sfida tecnologica globale e nel campo dell’intelligenza artificiale è confermato anche da alcuni incontri svoltisi, nelle scorse ore, a New York: in una serie di colloqui Meloni ha incontrato Sundar Pichai, ad di Alphabet (Google), il numero uno della società di telecomunicazioni Motorola Greg Brown e il leader di OpenAI Sam Altman. Con loro, secondo quanto riferito da una nota di Palazzo Chigi, si è parlato “delle prospettive dello sviluppo tecnologico e informatico globale con particolare riferimento all’intelligenza artificiale”.
Ma torniamo a Musk. L’imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense, è, in questa fase, un aperto sostenitore di Donald Trump, ha firmato un assegno d 289mila dollari per finanziare la sua campagna (smentendo la cifra choc, inizialmente circolata, di 45 milioni al mese) e ha annunciato che, in caso di vittoria repubblicana, sarebbe lieto di mettersi a capo di una super commissione per l’efficienza amministrativa. Il patron di Tesla, SpaceX e Starlink, proprietario di X (ex Twitter), trova nella premier italiana una valida alleata nella battaglia in difesa della libertà d’espressione contro le derive iper regolatorie di chi, come l’ex commissario europeo Breton, intende ingabbiare i social network nelle maglie di codici e codicilli. Pensate al Digital Services Act, la legge europea sui servizi digitali, che rischia di legittimare la censura delle idee sgradite mascherandola per una nobile crociata contro la disinformazione. Che poi Meloni, come Trump, non sia una fanatica dell’auto elettrica, poco importa.
L’incontro a Washington, in occasione del premio dell’Atlantic Council, sarà il terzo tra Musk e Meloni che si sono conosciuti per la prima volta a Palazzo Chigi e poi, lo scorso dicembre, sul palco di Atreju. Starlink, che ha fornito la comunicazione Internet satellitare all’Ucraina in guerra e alla Romagna alluvionata lo scorso anno, potrebbe essere parte di una strategia italiana per controbilanciare l’influenza francese nell’industria spaziale europea, con applicazioni sia militari che civili in caso di blackout delle reti Internet terrestri. A ciò si aggiunge l’obiettivo, incluso tra i progetti del Pnrr, di dotare lo Stivale di una copertura a banda larga. Anche su questo, l’impresa di Musk potrebbe venire in soccorso per rimediare ai ritardi nazionali. C’è poi il carro stellare di Musk, con SpaceX, di cui già oggi la Nasa non può fare a meno e che potrebbe essere l’asset di una partnership sovranazionale, proprio nell’ottica di promuovere il consolidamento di campioni europei, con Leonardo e altri player del settore. Insomma, se il premio dell’Atlantic Council – andato lo scorso anno al presidente ucraino Zelensky e al cancelliere tedesco Scholz – è e resta un prestigioso riconoscimento per la prima premier donna italiana, a conferma della solidità delle nostre relazioni transatlantiche, il backstage sarà ricco di interlocuzioni molto concrete a base di politica e innovazione tecnologica.